Fra i momenti peggiori che una donna può attraversare nella propria vita c’è sicuramente l’aborto spontaneo, che pure è molto più frequente di quanto si pensi, complici anche i diversi fattori di rischio e le cause che ne sono alla base.

Si ritiene che una donna sotto i 30 anni possa avere fino al 15% di probabilità di non portare a termine la prima gravidanza e, ovviamente, le percentuali crescono all’aumentare dell’età, raggiungendo il 45% circa a 44 anni.

Per la legge italiana, come chiarisce questo documento ISS, si definisce aborto spontaneo

l’interruzione della gravidanza entro il 180° giorno completo di amenorrea (equivalente a 25 settimane e 5 giorni). Accanto a questa definizione, l’OMS nel 2001 definisce aborto spontaneo il parto di un feto morto sotto le 22 settimane di età gestazionale (e.g.) o diagnosi di morte fetale prima delle 22 settimane di e.g. senza tener conto dell’epoca di espulsione del feto e con peso neonatale minore di 500 grammi.

In considerazione del quadro clinico cui ci si trova di fronte possiamo avere:

  • aborto completo: avviene l’espulsione completa dell’embrione e degli annessi, insieme a perdite di sangue e dolori simil mestruali.
  • aborto incompleto: in questo caso parte del prodotto del concepimento, generalmente tessuto amnio-coriale o placenta, resta nella cavità uterina, e possono esserci perdite di sangue continue e dolore addominale, anche piuttosto intenso.
  • aborto interno o ritenuto: né l’embrione né i suoi annessi sono stati espulsi ma sono ancora nella cavità uterina; è perlopiù asintomatico.

Alla base di un aborto interno, come detto, ci possono essere svariati fattori di rischio e cause diverse, ma queste sono sicuramente le principali.

Le cause dell’aborto spontaneo

La prima, e più diffusa causa di aborto spontaneo è senza dubbio la presenza di anomalie cromosomiche o genetiche che portano l’embrione a interrompere naturalmente il proprio sviluppo. A influire negativamente su questa caratteristica sono l’età avanzata, sia materna che paterna, ma anche alterazioni del cariotipo o il prelievo degli spermatozoi attraverso tecniche come il MESA-TESE.

Ma ci sono anche cause immunologiche che possono condurre ad aborti spontanei; per quanto le informazioni in merito siano ancora nebulose, si può supporre che l’embrione sia solo in parte collegato alla mamma, possedendone solo metà dei geni, mentre l’altra metà è del partner, e quindi, nel momento in cui i meccanismi che impediscono il rigetto non funzionano nella maniera corretta, si può presentare il rischio di aborto.

Ci sono alcune patologie, come le trombofilie acquisite e congenite che, influenzando il processo dell’impianto, possono condurre ad aborto spontaneo.

Alcuni aborti sono poi causati da infezioni croniche dell’endometrio, ad esempio di natura virale come Herpes o Cytomegalovirus, o batterica (Ureaplasma urealyticum, il Mycoplasma hominis e la C. trachomatis). Anche l’incontinenza cervicale, per cui il collo uterino tende a dilatarsi precocemente in gravidanza, anche in assenza di contrazioni, conducendo all’espulsione del feto, rientra fra le cause.

I fattori di rischio

Oltre alle cause sopra elencate esistono anche diversi comportamenti che possono condurre la madre a una maggiore propensione all’aborto spontaneo, fattori di rischio che spesso dipendono da patologie, altre volte da stili di vita non sani. Ad esempio, le donne che hanno ipertensione arteriosa o diabete materno, in base alla gravità del quadro clinico, possono essere maggiormente predisposte all’aborto, così come quelle che hanno la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) o i fibromi uterini sottomucosi. Infine, non si possono dimenticare le dipendenze da alcol, tabacco e ovviamente sostanze tossiche.

I sintomi che potrebbero spaventare

Come detto l’aborto spontaneo può essere definito completo o incompleto, quando non si ha un’espulsione totale ed è perciò necessario un intervento medico. Questi sono i sintomi principali dei vari aborti spontanei, a seconda del periodo in cui si verificano.

  • Aborto spontaneo che si verifica nelle prime 6 settimane: il processo abortivo è in tutto simile ad un ciclo mestruale estremamente forte, che può essere accompagnato da piccoli dolori o crampi. Non è facilmente distinguibile da una emorragia mestruale, se non per dei piccoli coaguli.
  • Aborto spontaneo tra la sesta e la tredicesima settimana: sono gli aborti più diffusi e, nell’80% dei casi, si tratta di aborti spontanei completi. I sintomi sono piuttosto dolorosi, e comprendono dolori alla schiena nella fase precedente, forti crampi durante l’espulsione ed emorragie con coaguli di dimensioni considerevoli (da 3 a 6 centimetri di diametro).
    Nel restante 20% della casistica l’emorragia non accenna ad arrestarsi, questo significa che ci si trova davanti ad un aborto spontaneo incompleto, il quale richiede un tempestivo intervento medico e l’eventuale raschiamento del restante materiale. La difficoltà di espulsione maggiore dipende dalla lunghezza di un embrione di 13 settimane, che può raggiungere i 10 centimetri.
  • Aborto spontaneo seguente alla quattordicesima settimana: molto spesso dopo questo lasso di tempo ci si trova di fronte ad aborti incompleti, dato che sia il feto che la placenta sono notevolmente sviluppati, per cui è indispensabile richiedere un intervento medico con la massima urgenza, anche perché solitamente gli aborti in questo periodo sono improvvisi e asintomatici, per cui è totalmente inutile aspettare che i dolori o il sanguinamento cessino da soli.

In generale, altri campanelli d’allarme sono un improvviso dimagrimento, la produzione di muco bianco-rosato, contrazioni ad intervalli di 5-20 minuti, e assenza di segnali che indichino una gravidanza in corso.

Cosa fare: la gravidanza dopo un aborto spontaneo

Il momento successivo a un aborto spontaneo può essere devastante, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Non vergognatevi a chiedere aiuto a uno specialista e a seguire una terapia per “liberarvi” di quanto tenete dentro, e non abbiate timore di parlarne.

Purtroppo ancora spesso l’aborto spontaneo non è vissuto come un vero e proprio lutto, ed è considerato alla stregua di un tabù, ma confrontarvi con chi ha vissuto la vostra stessa esperienza, iscriversi a gruppi di ascolto e confrontarvi anche con il partner per condividere rabbia, frustrazione e tutti i sentimenti che portate dentro è estremamente importante.

Dal punto di vista medico, nei giorni successivi all’aborto vengono prescritti degli antidolorifici per i crampi, e ci si deve aspettare, nelle settimane seguenti, di avere sanguinamento, fino a quando tutto l’endometrio sarà espulso. Dopo questo, generalmente occorreranno altre due settimane prima che le ovaie tornino a ovulare, e il primo ciclo dovrebbe tornare entro quattro/sei settimane.

Passato questo periodo, si può fare un controllo ecografico, e tentare un’altra gravidanza, consigliata dai ginecologi almeno dopo due mestruazioni dall’aborto, indipendentemente dal fatto che ci sia stato o meno raschiamento.

La rassicurazione sta nel fatto che, dopo l’aborto spontaneo, il rischio che si verifichi di nuovo non è maggiore rispetto a quello che hanno le altre donne. Caso diverso se gli aborti sono già stati più di due, o qualora l’evento si sia verificato dopo le 9/10 settimane, quando la gravidanza è già avviata normalmente e si rileva il battito cardiaco. In questi casi è importante andare a cercare i motivi che hanno causato l’aborto spontaneo.

In ogni caso, è buona norma fare alcuni controlli ai valori ematici, in particolare di glicemia e tiroide, e ovviamente allontanarsi da cattive abitudini, smettendo di fumare, mangiando sano e in maniera equilibrata, e iniziando ad assumere acido folico.

Le testimonianze delle donne che hanno subito un aborto spontaneo

Anche nel mondo delle celebrità sempre più donne si stanno aprendo sulle loro esperienze di aborto spontaneo, da Michelle Obama, che ne ha parlato nell’autobiografia Becoming, a Pink, che ne ha avuto uno a 17 anni.

La testimonianza di Anna Malnutt è stata raccolta in questo articolo:

Mentre scrivo sono seduta a casa aspettando che inizi il mio terzo aborto. L’ospedale mi ha confermato ieri che questo bambino non sopravviverà. Le opzioni mediche per l’aborto mi spaventano, perciò me ne sto seduta a casa aspettando di sanguinare. È un momento terribile. Però ho bisogno di parlarne
Ho bisogno che le altre persone capiscano perché sto soffrendo, e ho bisogno che le donne che stanno passando una simile esperienza sappiano che è normale avere il cuore spezzato. Voglio condividere la mia storia per mostrare alle altre donne che non sono sole. E allo stesso tempo voglio normalizzare la discussione riguardo l’aborto. So che non tutti vogliono condividere le loro esperienze. Ogni aborto è doloroso, ma non tutti gli aborti sono uguali. Per questo quando leggo gli inviti rivolti alle donne affinché raccontino le loro storie per abbattere i tabù capisco perché qualcuna non vuole.

Anche il Guardian ha chiesto ad alcune donne di parlare delle proprie esperienze; c’è Eleanor, che ha avuto 3 aborti spontanei solo nel 2018, tutti alla dodicesima settimana.

Ho trascorso molto tempo a piangere e ho continuato ad avere dei flashback sul terzo aborto spontaneo, quello più traumatico, in particolare quando cerco di dormire o di rilassarmi. Quella volta, ho avuto un sanguinamento così grave che sono stata portata d’urgenza in ospedale con l’ambulanza.

C’è Nicole, che invece ha scoperto una gravidanza extrauterina a soli 4 mesi prima del matrimonio.

Mi hanno dovuta operare per interrompere la gravidanza e ho perso una tuba di Falloppio. Penso che sia difficile per le persone capire cosa significhi perdere una gravidanza nelle prime settimane. Il mio cuore si spezza ogni volta che ci penso. Per me essere incinta era un sogno. Solo le altre donne nella mia situazione potranno capire.

E poi c’è Bibi, un aborto spontaneo a 14 settimane in seguito al quale ha iniziato ad avere degli incubi.

Tutti continuavano a dirmi che andava bene e sarei rimasta incinta di nuovo, come: ‘A chi importa se hai perso tuo figlio? Ce ne saranno altri’. Non importava se mio figlio non era tecnicamente un essere umano ma solo un grumo di cellule, era mio figlio ed è sparito.

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