Novità in arrivo per le future mamme.
Presto, per controllare le anomalie genetiche del nascituro, sarà sufficiente una piccola goccia di sangue e nessuna visita invasiva come l’amniocentesi.
Attraverso un esame sarà possibile sapere se il neonato soffre della sindrome di down o di altre malformazioni cardiache.
Archiviando il trattamento dell’Amniocentesi, che preleva liquido amniotico dalla cavità uterina, i danni per il feto saranno nulli, mentre invece ancora oggi, con questa visita effettuata tra la 16esima e la 18esima settimana, si corre sempre il rischio che qualcosa non funzioni per il verso giusto.

Il nuovo esame sarà effettuato grazie ad una nuova macchina progettata in Italia e sarà una vera e propria rivoluzione per tutte le donne in gravidanza: Silicon BioSystem infatti nasce da un’idea di un bioingegnere pugliese, Gianni Medoro, e del suo collega Nicolò Manaresi.
La macchina è stata studiata e messa a punto per anni, il primo schizzo Gianni lo fece su un foglietto di carta verso la fine degli anni ’90 mentre aspettava l’inizio delle lezioni in un bar di Bologna.

La strada per il perfezionamento tecnico è stata lunga: sperimentazioni, ricerca, costruzione vera e propria, esperimenti: dall’individuazione di una sola cellula tumorale (tra i circa 10.000 trilioni che compongono il corpo umano) e la sua evoluzione fino alla valutazione dell’opportunità, per un anziano, di un vaccino antinfluenzale o un altro.
L’analisi del sangue attraverso Silicon BioSystem sarà routine probabilmente tra un paio di anni, nel frattempo, le 8 macchine presenti negli ospedali italiani, continueranno esami di perfezionamento e ricerca.
Eliminare l’esame dell’amniocentesi sarà un tema discusso nei prossimi giorni a Singapore, essenziale per la firma di un contratto tra la ditta italia e Sign(Singapore Immunology Network) centro di immunologia a Biopolis, città della biomedicina realizzata da A_Star, l’Agenzia per la scienza, la tecnologia e la ricerca di Singapore.

“Già entro sei mesi, speriamo di aver messo in luce il marker che ci serve. Noi siamo ottimisti, gli italiani hanno la creatività nei geni, e in questo campo, come nella Formula Uno, conta arrivare primi”.

A guidare il gruppo un’immunologa italiana, Paola Castagnoli che sette anni fa ha lasciato l’università Bicocca di Milano, per creare a Biopolis un laboratorio nuovo di zecca e tirare su giovani ricercatori da tutto il mondo: 250 giovani scienziati provenienti da 25 paesi del mondo. Meno di una ventina gli italiani.

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