Autismo infantile, cosa c'è da sapere davvero

Di autismo infatile si parla spesso, ma le idee a volte sono ancora molto confuse. Quali sono le cause, come si possono manifestare i sintomi più evidenti e, soprattutto, quando si può avere una diagnosi concreta? Non basta che un bambino tenda ad isolarsi o interagisca poco, occorre scavare decisamente più a fondo per capire come comportarsi al meglio.

Si sente frequentemente parlare di autismo infantile, e quasi altrettanto spesso se ne parla in maniera impropria, per descrivere quei bambini i cui comportamenti sono giudicati anomali; si associa, ad esempio, a un bambino che tende a isolarsi o che mostri difficoltà a interagire con il mondo circostante. Tuttavia, questi non sempre sono chiari segnali che indicano la presenza di autismo. Vediamo quindi di fare chiarezza, e di definire prima di tutto cosa si intenda realmente quando si parla di autismo.

Secondo la quinta edizione del Diagnostic and statistical manual of mental disorders (Dsm V), il manuale di riferimento per tutti i disturbi riguardanti la sfera della salute mentale, l’autismo viene inscritto in quella condizione definita “spettro autistico“, che comprende anche mutismo selettivo e sindrome di Asperger. In passato si riteneva che l’autismo fosse il principio della psicosi, mentre oggi pare assodato il fatto che esso sia piuttosto un disturbo neurobiologico, con caratteristiche ben definite e un andamento stabile, che in qualche caso lieve può anche migliorare con il passare del tempo.

Proprio perché l’autismo ha diversi gradi di gravità, e può essere più o meno lieve, si tende a parlare di spettro autistico, che sottintende appunto la possibilità che esistano diverse gradazioni e forme più o meno importanti del disturbo.

Le cause dell’autismo. ereditare o esterne?

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Fonte: Web

Si è indagato a fondo per cercare di comprendere se le cause dell’autismo siano legate a fattori ereditari o meno; certo gli studi più recenti dimostrano che esso è la risultante di vari fattori, tra cui una combinazione di fattori genetici: in particolare, sarebbero 7 i geni che determinerebbero una predisposizione al disturbo autistico, anche se questo, è bene sottolinearlo, non significa affatto che il disturbo si manifesterà sicuramente.

Ad ogni modo esistono anche cause esterne che, unite al fattore genetico, determinano l’insorgere dell’autismo, ma queste non sono attualmente ancora chiare. A volte può dipendere da un’infezione o da una malattia infettiva, ma non sempre la comparsa può essere spiegata in questo modo, mentre è stata smentita una correlazione con il vaccino MPR (contro morbillo, parotite, rosolia). In generale, le ricerche più attuali hanno spiegato la manifestazione dell’autismo, in assenza di fattori scatenanti, come conseguenza di un’alterazione a livello cerebrale, il che spiegherebbe perché, nei gemelli monozigoti, l’autismo può interessare entrambi ben nel 70% dei casi. Qual è il tipo di alterazione cerebrale responsabile? Ad oggi la maggiore accreditata è la teoria dei neuroni specchio, cellule specializzate del cervello che governano l’empatia (ovvero la capacità di comprendere gli stati d’animo dei propri interlocutori) e che, soprattutto nei primi anni di vita, consentono l’apprendimento per imitazione.

Esistono sintomi chiari dell’autismo infantile?

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Fonte: Web

Generalmente l’autismo infantile si evidenzia con una incapacità marcata di interagire con il mondo circostante: si manifesta perciò con una chiusura nei confronti dell’esterno, con la tendenza ad isolarsi, la ripetitività di alcuni gesti specifici (ad esempio il dondolare), o con l’incapacità di capire le espressioni e gli atteggiamenti che caratterizzano la normale vita sociale e affettiva, come abbracci o sorrisi. In alcuni casi, inoltre (circa la metà) è presente anche il mancato apprendimento del linguaggio o l’uso inappropriato della comunicazione verbale.

Naturalmente, vale la pena sottolinearlo, i sintomi non sono uguali per tutti, e dipendono da quanto l’autismo sia lieve o grave.

La prima vera diagnosi di autismo da parte del neuropsichiatra può essere fatta tra i due e i tre anni di vita, anche se alcuni segnali possono lasciar pensare a una diagnosi precoce: ad esempio, tra i sei e gli otto mesi il bambino potrebbe non tendere le manine verso la mamma per essere preso in braccio, non manifestare reazioni particolari quando la mamma compare, reagire poco ai suoni, avere un pianto difficile da interpretare ed essere molto irritabile. Tuttavia, può anche capitare che fino a questa età il piccolo abbia un comportamento del tutto normale, e che i primi sintomi compaiano solo successivamente, nel qual caso si ha la cosiddetta “caduta delle competenze”.

Tra i 12 e i 24 mesi i segnali che potrebbero fare spazio all’ipotesi di autismo infantile sono: indifferenza nei confronti della madre, non piange quando lei si allontana, non le sorride quando si avvicina. Nessun interesse nei confronti di giochi come il “nascondino del viso”, né verso le canzoncine. Quando guarda un oggetto per afferrarlo non cerca con lo sguardo la collaborazione della mamma per riuscire nell’intento, né cerca di coinvolgerla nei giochi o quando osserva le figure di un libro.
Può non pronunciare alcun monosillabo (“ma”, “ba”, “pa”, ad esempio) e non comprendere i divieti (“Non fare questo!”), né obbedire ad ordini semplici o reagire alle lodi; potrebbe, insomma, non esprimere emozioni appropriate alle specifiche circostanze.

Dopo i 24 mesi si parla di vera e propria “chiusura del canale comunicativo“, perché sono ormai inequivocabili i segnali che i sistemi di comunicazione verbale e non sono del tutto alterati. Quel che è certo, però, è che il disturbo non compare dopo i tre anni di età, senza che prima vi siano avvisaglie di questo genere.

Come comportarsi in caso di autismo infantile?

autismo infantile come comportarsi
Fonte: Web

I genitori di un bambino autistico devono soltanto ricordare di avere a che fare con un figlio più delicato, ricordando che la regola fondamentale è fare tutto, poco per volta. Inutile sovraccaricare il cervello del bambino, ben più importanti sono serialità e costanza nell’apprendimento. I bambini autistici sono iper-sensoriali: il loro cervello è fatto in modo da percepire tutti gli stimoli (udito, gusto, olfatto, vista) contemporaneamente, ma questo può generare in loro una grande confusione se le attività vengono svolte tutte insieme, perché rischierebbero il “tilt”. Per aiutarli un buon metodo è quello iconico, con cui si mostrano loro fotografie e immagini, ma anche lo sport può rappresentare una terapia molto utile, soprattutto nuoto e corsa.

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