Da quando la tecnologia avanza a passo d’uomo, è più importante avere una fotocamera da 10 megapixel che non ammirare la nascita del proprio figlio. Presto fai la foto! è ciò che si sente dire più spesso. Ma i momenti, non vanno immortalati, vanno vissuti.

E forse il primo provvedimento concreto, viene proprio dall’ospedale Cristo Re di Roma. Per chi non lo conosce, l’ospedale è anche famigerato per avere uno dei migliori reparti di neonatologia della capitale. Qui, il Dott. Maurizio Gnazzi del reparto, nonché segretario regionale Lazio dell’Associazione italiana ostetriche, ha reso noto che spesso e volentieri, mariti e compagni, prestano attenzione allo smartphone e tablet, piuttosto che cercare di incoraggiare la gestante in travaglio, massaggiandole la schiena, ad esempio. Inoltre, c’è anche da sottolineare, che infermieri e medici non amano vedere il partner  aggirarsi nella sala parto con lo scopo di riprendere, infastidendo il lavoro (che sappiamo, non è qualcosa di semplice.)

«La realtà che noi del reparto vediamo ogni giorno – dice il medico– è che quasi tutti i futuri papà si presentano in sala parto con due o tre telefonini, o un tablet e chi più ne ha più ne metta. Si va dal manager che deve rispondere alle telefonate di lavoro persino quando sta nascendo suo figlio, al normale impiegato patito di videogame che trascorre il tempo impegnato in solitari e giochi di ogni tipo. Una scarsa metà ha il buon senso di disattivare i dispositivi quando arriva il momento del parto, mentre oltre il 50% continua a usarli, e allora noi li ‘bacchettiamò puntualmente o gli chiediamo di spegnerli. D’altro canto, io, che faccio questo lavoro da 20 anni potrei forse considerare una nascita come un evento di routine. Ma quante volte a un uomo può capitare nella vita di veder venire al mondo suo figlio?>>

A discapito degli uomini si deve però ricordare – dice ancora il luminare – che fare video o foto della nascita è un modo, per i papà, di difendersi dalla visione diretta di un evento che è comunque, per molti, traumatico.”  Ma vedendo il suo compagno distratto dal riprendere il momento, la partoriente potrebbe non sentirsi esattamente a suo agio in quel momento. Piuttosto che vedere il suo partner aiutarla, vede il suo partner infastidirla e riprenderla in momenti difficili. A nessuno piacerebbe.  << Io condivido senza timore il mio collega. – afferma Carlo Piscicelli, primario di Ginecologia e ostetricia del Cristo Re, che appoggia con fermezza il suo collega. – Le partorienti spesso si sentono molto a disagio in quei momenti, senza bisogno che un’altra persona stia ad infastidirla. Dovrebbero esserci meno persone possibili in sala parto, sopratutto uomini. Sono molte le teorie scientifiche che definiscono la presenza dell’uomo durante il parto come negativa Ci sono scuole di pensiero francesi secondo le quali addirittura il personale medico e infermieristico dovrebbe essere composto di sole donne. >> Sicuramente il sentirsi a proprio agio è uno dei primi pensieri della gestante in travaglio.

Così, il medico di reparto ha messo un divieto davanti alla sala operatoria, proibendo ogni tipo di fotocamera. Un gesto che sarà come un sasso in una pozza d’acqua. Sperando che magari dia la giusta spinta non solo agli ospedali, ma anche in luoghi più consoni, più seriosi. Come chiese o cerimonie di una certa enfasi o serietà.

Oramai la tecnologia ha preso PRESUNTUOSAMENTE piede nelle nostre vite, e raramente siamo in grado di spegnere la fotocamera e questo evento deve far riflettere non solo i prossimi neo papà, ma anche tutte quelle persone che non si rendono conto quanto un momento può essere più bello viverlo, che fotografarlo.

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