Può colpire le donne dopo il parto, è un mostro che si insinua nella felicità che una mamma ha al momento della nascita del proprio figlio, ed è reale: è la depressione post-partum. Si tratta di un disturbo psicologico grave, che non deve essere sottovalutato e colpisce una buona percentuale di neomamme. Vediamo meglio cos’è, le cause e i sintomi, e soprattutto come riconoscerla e curarla.

Depressione post-partum: cos’è

La depressione post-partum (DPP), anche chiamata depressione puerperale, è un disturbo che, come suggerisce il nome, colpisce la neo-mamma dopo aver partorito. Ha un’incidenza riportata sul sito del Ministero della Salute di circa il 7-12% e si può manifestare dai primi giorni fino alla 12^ settimana dopo la nascita del figlio con una durata variabile. Solitamente comunque, se non peggiora, si risolve entro il primo anno di vita del bambino. È importante saper riconoscere la depressione post-partum dal baby blues e dalla psicosi post-partum.

Con il termine baby blues si intende una condizione che riguarda il 70% delle donne e si manifesta con sintomi simili alla depressione. Frequenti crisi di pianto e uno stato di tristezza e di ansia che insorgono di solito in concomitanza con l’allattamento: per questo in Italia viene chiamato anche “lacrime da latte”. A differenza della depressione, il problema tende a scomparire nell’arco di quindici giorni al massimo e non necessita di cure particolari, ma di pazienza e supporto delle persone vicine.

La psicosi post-partum è invece un disturbo molto più raro, che causa gravi disturbi del comportamento della mamma. Si parla di allucinazioni, deliri, tendenza al suicidio e all’infanticidio. È una condizione quindi sicuramente molto seria, che va riconosciuta rispetto alla depressione post-partum o al baby blues, e necessita di repentino aiuto medico, con ricoveri in ospedale.

Depressione post-partum: cause

Le cause del disturbo non sono del tutto ancora chiare, ma esistono dei fattori che ne favoriscono l’insorgenza e riguardano il profilo psicologico, ormonale e relazionale.

Cause psicologiche

La depressione post-partum, come ogni altra forma di depressione, ha manifestazione prevalentemente psicologica. Sono più a rischio le donne che in passato hanno già sofferto di qualche forma di depressione o altri disturbi psicologici, o quelle che hanno un carattere ansioso e irritabile e tendono a isolarsi.

Traumi durante la gravidanza, una gravidanza non programmata o la prima gravidanza di una donna, le persone con disagi famigliari alle spalle, sono tutti possibili fattori di rischio. Le donne soggette a sindrome premestruale, che causa sbalzi d’umore, irritabilità e dolori forti, possono essere più a rischio di depressione post-partum. Può contribuire anche l’abuso di alcol, fumo, caffè e sostanze nocive.

Cambiamenti ormonali

Una delle cause più riconosciute dalla medicina è il cambiamento ormonale. Subito dopo il parto si manifesta un brusco calo di estrogeni e progesterone, gli ormoni femminili che in gravidanza raggiungono livelli molto alti. Ma questa non sembra essere l’unica causa ormonale: al termine della gravidanza si registra una variazione della prolattina, specialmente durante l’allattamento.

Questo è un periodo critico, perché un allattamento ben riuscito regola il rilassamento ormonale e rende la madre più sicura. Da monitorare è anche il valore della tiroide post parto, un’infiammazione autoimmune proprio della ghiandola, che si verifica in un parto su 10 circa.

Fattori relazionali

Tra le cause di tipo relazionale si individuano soprattutto nel rapporto di coppia. L’arrivo di un figlio, specialmente il primo, è sempre un momento impegnativo. Gli equilibri tra i partner vengono scossi e questo può esasperare o causare sintomi di depressione post-parto da parte della neomamma, già provata da cambiamenti ormonali e psicologici.

Il padre o la madre possono faticare ad accettare la paternità o maternità, maggiormente nei casi in cui la gravidanza non era una scelta del tutto condivisa. In questi casi l’altro genitore prova risentimento e lamenta il distaccamento, l’assenteismo e il poco supporto. Anche riguardo alle altre relazioni, la neomamma può provare un senso di inadeguatezza e disagio, specialmente di fronte a persone che dispensano consigli e credono di saperne più della mamma stessa.

Depressione post-partum: sintomi

depressione post partum
Fonte: Web

Come altre forme di depressione, quella post parto può manifestare i sintomi più svariati, e non è pertanto semplice riconoscerla subito. La sintomatologia più evidente e diffusa si può riassumere con:

  • crisi di pianto spontanee;
  • tristezza ingiustificata, che si alterna a irritabilità e irrequietezza;
  • sbalzi d’umore improvvisi;
  • indifferenza o perdita di interesse per il neonato o al contrario “maternage“, ossia quando la mamma rivolge tutto il suo interesse e la sua vita al bambino, in maniera anche soffocante;
  • esaurimento e stanchezza fisica (anche detta astenia) e variazioni del ritmo sonno-veglia;
  • perdita di appetito;
  • senso di inadeguatezza materna, vergogna, colpa;
  • difficoltà di attaccamento e di instaurare un rapporto madre-figlio;
  • ipocondria verso il neonato;
  • difficoltà decisionale e di concentrazione;
  • perdita di desiderio sessuale;
  • nei casi più gravi, pensieri autolesionisti o di morte.

Tutti questi sono segnali che qualcosa non va, e che la mamma ha bisogno del giusto supporto. Chiaramente, se i sintomi peggiorano e diventano decisamente più gravi, è necessario rivolgersi a un medico e a uno psicologo, perché potrebbe diventare psicosi post-partum, trattabile solo dagli esperti.

Depressione post-partum: quanto può durare?

L’insorgenza della depressione post parto si registra solitamente tra la 3^ e la 4^ settimana, perché altrimenti si parla di baby blues. Tuttavia, dal momento che spesso è legata a cambiamenti fisiologici e psicologici che seguono immediatamente il parto, talvolta può manifestarsi anche a partire dai primi giorni dopo la nascita del bambino e durare anche per molto tempo.

Anche la durata è pressoché variabile: tende a non scomparire dopo pochi giorni, ma a durare per diversi mesi.

Depressione post-partum e lavoro

La depressione post-partum è a tutti gli effetti una condizione medica. Pertanto, la neomamma che ne è affetta si avvale dei diritti che le spettano. Il periodo e le modalità di indennità variano a seconda del momento nel quale viene diagnosticata la depressione. Se avviene nel periodo di maternità obbligatoria, ossia fino ai 3 o 4 mesi dopo il parto, non è necessario fare ulteriori dichiarazioni, perché rientra nelle malattie che non si conteggiano a parte e non servono ad estendere i termini dei 5 mesi. In questo caso riceve un’indennità dell’80%, più alta rispetto alla malattia normale.

Se la diagnosi avviene invece durante l’astensione facoltativa, la lavoratrice può decidere di sospendere la fruizione del congedo parentale e richiedere l’indennità per malattia. È necessario quindi il certificato medico, che va inoltrato al datore di lavoro per comunicare la scelta, ed è a carico dell’Inps a partire dal 4° giorno successivo. L’indennità varia a seconda del periodo di malattia e della categoria professionale. Viene considerata quindi come una qualsiasi altra malattia.

Come prevenire la depressione post-partum

Con il giusto supporto è possibile effettuare alcuni accorgimenti per prevenire o attenuare le manifestazioni della depressione post-partum. Sia la neomamma che le persone a lei vicina possono agire soprattutto sulla sfera psicologica, limitando lo stress e garantendo il benessere di tutto il corpo. La mamma infatti deve cercare di dormire quando dorme il neonato, per limitare al massimo la stanchezza, restringere al minimo le visite di persone a casa dopo il parto. Molto importante è anche parlarne e condividere con le persone care e specialmente con il partner, di qualsiasi problema o sensazione provata.

Da uno studio effettuato da scienziati britannici e pubblicato sul Daily Mail è emerso che la probabilità di cadere nella depressione post-partum può avere origine anche nel DNA, pertanto è possibile effettuare un test per prevenirne l’insorgenza. Si tratta di un semplice esame del sangue che rileva i valori dei due geni TT9B e HP1BP3, che presentano delle variazioni nelle donne predisposte a manifestare sintomi di depressione post-parto o baby blues.

Come curare la depressione post-partum

La depressione post-partum può colpire in maniera diversa, più o meno grave. È necessario prima di tutto riconoscerla dal “baby blues”, per comprendere che i sintomi non se ne andranno da soli in pochi giorni. Curare la depressione post-partum si può attraverso comportamenti molto simili a quelli per la prevenzione.

1. Non isolarsi

Non è facile ammettere di stare male, nemmeno a se stessi. Ma la depressione post parto non deve far vergognare o sentire in colpa, è una condizione che colpisce molte donne e deve essere curata. Pertanto, è fondamentale riuscire a parlarne con le persone vicine, e soprattutto affidarsi a loro per un aiuto.

Parlare, confrontarsi e chiedere consiglio non rende una mamma inadeguata, ma brava e sensibile, che sa di non avere tutte le risposte, e cerca aiuto da chi ci è già passato: i suoi genitori, amiche con figli, parenti. Tenersi tutto dentro fa crescere sempre di più il mostro della depressione.

2. Prendersi cura anche di se stessa

La neomamma può pensare che, una volta nato il figlio, le sue attenzioni e tutto il suo interesse devono rivolgersi a quello. Ma se una mamma è trascurata, stanca e non si sente bene, tutto ciò ricade sul bebè. Prendersi cura di se stesse significa dormire il più possibile, concedendosi riposini quando possibile, cercando di chiudere gli occhi quando il neonato dorme, ma anche affidare il piccolo al padre o a qualcun altro per riuscire a riposare qualche ora.

Significa anche dedicare del tempo al proprio benessere, per quanto possibile. Non è necessario uscire o andare alla spa: bastano piccoli accorgimenti per recuperare sicurezza, autostima e stare bene con se stesse.

3. Curare l’alimentazione

Seguire un’alimentazione corretta può fare davvero tanto per il benessere fisico e psicologico. La giusta dieta aiuta non solo a sentirsi meglio, ma anche a fornire l’allattamento migliore al proprio figlio. Non si intende una dieta ferrea per eliminare i chili presi in gravidanza. Il corpo di una mamma che ha appena dato vita a un figlio ha il diritto ad avere qualche chilo in più o qualche parte meno soda. Il fisico delle donne dopo la gravidanza cambia, e deve essere accettato com’è, e anzi apprezzato ancora di più per ciò che ha reso possibile.

L’alimentazione corretta non deve quindi necessariamente essere una dieta per tornare magre, ma ricominciare a mangiare come prima, non guidate dalle voglie o dai gusti del feto, per sentirsi di nuovo se stesse. Per questo è preferibile evitare gli eccessi in generale, di cibi grassi e salati, ma anche di sostanze nocive, che aumentano lo stress, come alcol e caffè.

4. Condividere

Abbiamo detto che parlare è fondamentale, specialmente con il proprio partner. Fare un figlio è una scelta che riguarda entrambi i genitori, non deve essere una responsabilità che ricade completamente sulla mamma. Ma se non si condividono i propri pensieri e paure, il padre non può aiutare, mentre è importante sapersi affidare a lui. Di conseguenza, il partner deve essere pronto a fornire supporto e cercare di ascoltare e comprendere al meglio i problemi della neomamma.

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