Diastasi addominale: quando la pancia dopo la gravidanza non può andare via

Non è raro che, anche a distanza di mesi dal parto, la pancia resti sporgente: questa condizione si chiama diastasi addominale e, per quanto sia fisiologica, se non scompare spontaneamente potrebbe rendersi necessario anche l'intervento chirurgico.

Si parla di diastasi addominale, anche detta diastasi dei retti addominali, quando si ha l’allontanamento dei due muscoli retti dell’addome, e si parla di questo problema quando la distanza tra la fascia destra del retto addominale e quella sinistra è superiore a 20-25 mm. La diastasi addominale, benché possa interessare uomini e donne, si verifica fisiologicamente in gravidanza per via degli influssi ormonali, tipici di questo stato, finalizzati a consentire la dilatazione della cavità addominale per accogliere l’utero in crescita. Il processo è del tutto normale, purché si risolva entro 12 mesi dal parto. In caso contrario, si parla di diastasi post-parto.

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La diastasi addominale post-parto

diastasi addominale post-parto
Fonte: web

La diastasi post parto è una conseguenza della gravidanza che può comportare dei problemi per due donne su tre dopo il parto. Come detto, consiste nella separazione dei muscoli retti addominali, la fascia destra dalla fascia sinistra, che si allontanano dalla linea mediana che attraversa l’addome, nella cosiddetta linea alba.

Tra i fattori che favoriscono l’insorgere della diastasi addominale post parto c’è la pressione esercitata dal bambino, sempre crescente, all’interno dell’utero, a livello addominale, la quale, in associazione ai cambiamenti ormonali che si verificano durante i nove mesi e che portano alla riduzione dei tessuti connettivi, può causare una separazione dei muscoli.

diastasi addominale
Esempio di diastasi addominale (Fonte: web)

Il problema si verifica principalmente negli ultimi tre mesi di gravidanza, quando feto e utero sono ormai abbastanza grandi da esercitare una pressione eccessiva sulla fascia muscolare addominale, ed è più frequente nel caso di parti gemellari.
Tuttavia val la pena sottolineare che la gravidanza non è causa della diastasi, ma può solo peggiorare una situazione già compromessa, ovvero una situazione di estrema fragilità del tessuto connettivo della linea alba che non riesce, quindi, a sostenere la tensione della gravidanza.

Dato che la diastasi può essere responsabile di un indebolimento dei muscoli addominali e di una instabilità a livello del bacino, oltre che di forti dolori alla schiena, i sintomi principali che possono farci sospettare la presenza del problema sono appunto un mal di schiena crescente e regolare, la costipazione o l’incontinenza urinaria, così come la respirazione difficoltosa, la nausea sotto sforzo, le difficoltà di movimento e, nei casi più seri, l’ernia.

I sintomi della diastasi addominale

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Fonte: web

Il primo segnale che può indirizzarci verso la diagnosi di diastasi addominale è indubbiamente la pancia gonfia anche a distanza di 5 o 6 mesi dal parto, in cui l’ombelico tende a sporgere. Un altro segnale è poi la cresta, o “pinna”, che si forma, sempre a diversi mesi dal parto, in corrispondenza della linea alba, quindi dalla base dello sterno all’ombelico, che si nota in maniera estremamente chiara quando, sdraiate sulla schiena e con le ginocchia flesse, si prova a eseguire il classico crunch. La distanza tra le due fasce del muscolo retto si può testare anche da sé, inserendo la punta delle dita di una mano nella fessura che si viene a creare, trasversalmente rispetto al retto dell’addome. Se almeno due dita sprofondano, può trattarsi di diastasi. La vera diagnosi, comunque, spetta ovviamente al medico, da effettuarsi tramite ecografia della parete addominale o risonanza magnetica.

A parte la predisposizione genetica, si pensa che i fattori di rischio più rilevanti per l’insorgenza della diastasi siano l’età della gestante, quando superiore ai 35 anni, il peso maggiore del feto, o appunto la gravidanza gemellare. Ma alcuni studi sostengono che anche un’eccessiva attività fisica durante l’ultimo trimestre possa essere considerata pericolosa, essendo questo un periodo in cui legamenti e tendini si rilassano e allungano al massimo, e lo sforzo della parete addominale crea un aumento della pressione addominale che le strutture muscolofasciali non riescono a contenere.

Fisioterapia e intervento per la diastasi addominale

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Fonte: web

In alcuni casi per alleviare il problema si può provare a intervenire con esercizi di fisioterapia specifici, guidati da un fisioterapista esperto oppure da un osteopata, mentre in altri, se la separazione delle due fasce è molto marcata, occorre l’intervento chirurgico, che naturalmente consiste nell’addominoplastica, la quale prevede un’incisione nella zona sopra il pube, attraverso la quale viene effettuata la ricostruzione della parete addominale che chiude la diastasi. Alla fine dell’intervento rimane solo una cicatrice simile a quella di un parto cesareo e il risultato è permanente. L’operazione è prevista, in alcune regione, con il Sistema Sanitario Nazionale, e i tempi di attesa in lista variano da pochi mesi a diversi anni, a seconda della struttura. L’alternativa è, ovviamente, rivolgersi a un privato.

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