Molto spesso, quando ci accingiamo a prendere in braccio un neonato, ci sentiamo ripetere di prestare molta attenzione alla testa, per via della famosa fontanella.

Ma di cosa stiamo parlando davvero, quando facciamo riferimento a questo termine? Ed è vero che, toccando inavvertitamente con forza eccessiva la fontanella, potremmo causare danni molto importanti al bambino?

Fontanella del neonato: cos’è?

fontanella neonato cos'è
Fonte: web

Come sappiamo, alla nascita le ossa del cranio del bambino non sono ancora perfettamente saldate, e risultano più morbide rispetto a quelle degli adulti; in effetti lo sviluppo della scatola cranica del neonato raggiunge il suo completamento solo dopo la nascita, nel corso del primo anno di vita.

La fontanella non è altro che il punto in cui si incontrano due o più suture, le linee che, nel cranio, separano le ossa. La fontanella risulta perciò come una membrana fibrosa, flessibile e resistente. Noi solitamente usiamo questo termine al singolare, ma in realtà sono presenti addirittura da sei a otto fontanelle nel cranio del piccolo.

La funzione della fontanella è soprattutto di rendere la testa del bambino maggiormente elastica, caratteristica importantissima nel momento del parto, dato che altrimenti il bacino sarebbe troppo piccolo per riuscire a far passare il bambino. Ma i compiti delle fontanelle sono anche di assicurare una pressione sanguigna uniforme alla testa e di permettere al cervello di crescere e svilupparsi liberamente, cosa che avviene nei primi anni di vita.

La fontanella anteriore e le altre

fontanella neonato anteriore
Fonte: web

Come abbiamo detto, in realtà la testa del bambino presenta da sei a otto fontanelle: ce n’è infatti una piccola e triangolare sull’occipite, e quattro minuscole all’altezza delle tempie e sulla parte inferiore dell’occipite, ma le più importanti per dimensione, entrambe poste lungo la mediana del cranio, sono due:

  • Fontanella anteriore: facile da individuare al tatto, ha una forma romboidale e misura circa 5 centimetri di larghezza. Si trova in corrispondenza della giunzione delle suture sagittale e coronale, proprio sulla parte più alta della testa, e la sua chiusura avviene, generalmente, intorno all’anno e mezzo.
  • Fontanella posteriore: si chiude decisamente prima rispetto all’anteriore, intorno alla sesta od ottava settimana, ed è anche molto più piccola, dato che misura circa 1,5 centimetri. Ha una forma triangolare e, proprio a causa delle dimensioni ridotte, è più difficile da individuare.

Nonostante si debba prestare particolarmente attenzione a trattare la testa del bambino, le mamme non devono avere paura di pettinarlo o di lavargli i capelli durante il bagnetto, proprio perché le fontanelle sono elastiche e resistenti.

Nei bambini con meno capelli è facile notare una pulsazione della fontanella anteriore, ma ciò è assolutamente normale. In casi di fontanella pulsante bisogna infatti preoccuparsi solo laddove pulsi vistosamente e incessantemente, e al contempo il bambino manifesti febbre, malessere, o se appare abbattuto e poco reattivo. In questo caso è bene andare al pronto soccorso. Per il resto, proprio perché rappresentano ottimi indicatori dello stato di salute del bambino, le fontanelle vengono esaminate frequentemente dal pediatra.

La fontanella del neonato infossata

Tenendo sempre presente ciò, ovvero che la fontanella del neonato ci fornisca importanti indicazioni sul suo stato di salute, possiamo capire quando è necessario richiedere l’intervento del medico anche laddove quella anteriore sia infossata, ovvero abbassata, nel momento in cui il piccolo ha la febbre o nei periodi in cui faccia particolarmente caldo. Potrebbe essere un segnale di disidratazione, mentre se, al contrario, la fontanella appare tesa e dura potrebbe manifestare una patologia cranica anche molto seria.

La chiusura tardiva della fontanella del neonato

fontanella del neonato
Fonte: web

Se la fontanella tarda a chiudersi potrebbe essere il segnale di un problema di salute del bambino: ad esempio, potrebbe indicare carenze particolari di vitamina D, che impongono ai genitori di cambiare l’alimentazione del neonato; ma la chiusura tardiva può anche essere il manifesto di patologie più gravi, come l’idrocefalia, ossia l’aumento del liquido e quindi della pressione endocranica, che causa un aumento abnorme delle dimensioni del cranio, oppure il rachitismo, che comporta una insufficiente calcificazione delle ossa la quale è responsabile di cedevolezza o deformità delle ossa stesse. Infine, la chiusura tardiva può indicare anche la disostosi cleido-cranica, una malattia congenita molto rara, in cui la malformazione riguarda anche la clavicola.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!