Di Francesca e con Francesca avevamo parlato in passato. Lei, Francesca Testoni, è la mamma di Nicolò, il bambino che si vede in queste foto, morto a 7 anni di tumore.
Avevamo raccontato la sua storia, che è anche la storia di una madre che sopravvive a un figlio e della sua famiglia, affinché l’esperienza e le parole di questa donna coraggiosa potessero essere di supporto a tanti che vivono lo stesso dramma. Perché oggi Francesca, che collabora con la onlus A.G.E.O.P. RICERCA – Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica di Bologna, a sostegno di bambini che hanno malattie simili a quella di Nicolò e delle loro famiglie, è impegnata a raccontare l’altro volto della malattia e della morte: quello della leggerezza, dell’empatia e di un’umanità che, nel dolore, scopre di essere “fortunata” e solidale.

Ma questa è una storia che abbiamo già raccontato e oggi le parole di Francesca sono sempre tese a una lotta che, non è più a beneficio di Nicolò, ma di tutti i bambini “immunodepressi, trapiantati, malati di cancro, malattie croniche del sangue…”. Ed è una lotta a favore dei vaccini, che in quest’ultimo periodo si è intensificata a seguito della decisione del governo di rendere obbligatorie 12 vaccinazioni (rispetto ai 4 precedenti), con sanzioni particolarmente pesanti ai trasgressori (tra cui la sospensione della patria potestà).

Voglio spiegare bene, ancora una volta, il pericolo dei non vaccinati.

Scrive Francesca sulla sua pagina Facebook

C’è chi non è vaccinato non per scelta: immunodepressi, trapiantati, malati di cancro, malattie croniche del sangue… queste persone hanno bisogno per sopravvivere che la società sia vaccinata e che circolino meno virus possibili perché per loro che sono più fragili questi virus sono letali.
Il problema di quelli che non vengono vaccinati per scelta non è che si ammalano loro ma che spargono e veicolano i virus a chi non ha o ha perso copertura vaccinale per malattia o terapia, proprio i più deboli e che devono essere tutelati. Le malattie da virus hanno incubazione di 2/3 settimane e in quelle il non vaccinato va al cinema, in autobus a scuola a danza a karatè a basket …..
Siamo società di persone o tanti individui che se ne fregano gli uni degli altri?
Poi che lo stato debba dare regole sulla qualità dei vaccini, incentivare studi e ricerche siamo tutti d’accordo.

Sulla sua pagina Facebook si trovano testimonianze di vari medici, tra cui Gino Strada che, da medico, intervistato durante una manifestazione, si è espresso in maniera netta contro chi non vaccina i figli, ma anche quelli di altre mamme, tra cui una donna non vaccinata dalla madre super salutista e contraria ai vaccini, che ha raccontato i problemi avuti a causa di questa scelta materna. Oltre ad altri accorati post scritti dalla stessa Francesca per fare chiarezza rispetto a chi è scarsamente informato a riguardo:

E le ragioni di chi non vuole fare vaccinare i propri figli? Dove le mettiamo?
Giusto ascoltarle, giusto capire le motivazioni, ma che senso ha che chi non ha il titolo per farlo decida di anteporre il proprio parere a quello della scienza in scelte che riguardano non solo la salute del proprio figlio (assolutamente da tutelare), ma anche dei figli altrui?

È vero, ci sono medici contrari ai vaccini ma, nella maggior parte dei casi, se si va ad approfondire la loro posizione, le loro perplessità riguardando l’anamnesi del bambino prima della vaccinazione e l’opportunità di sottoporre preventivamente i piccoli pazienti a esami, attualmente non previsti, atti a escludere eventuali problematiche o patologie in corso che possano rendere sconsigliabile la vaccinazione stessa. Tutta un’altra storia a chi dice un perentorio no ai vaccini.

Colpisce, la risposta di una madre nata in Francia, dove le vaccinazioni obbligatorie sono tre, ma residente in Romagna, sulle cui parole è costruito l’articolo di Vanity Fair «Ecco perché non dovete imporci di vaccinare i nostri figli» che, alla lettera aperta di Angelo Ricci, presidente della Federazione Italiana Associazioni Oncoematologia Pediatrica, che sostiene le vaccinazioni obbligatorie alla luce del fatto che:

I giovani pazienti oncologici che si sottopongono a terapie per contrastare la malattia così come coloro che hanno subito un trapianto di midollo osseo, vivono in condizione di immunodepressione, vale a dire il loro sistema immunitario funziona meno efficacemente o addirittura non funziona affatto e quindi sono particolarmente vulnerabili a virus e batteri.

dà una risposta che, se è stata riportata fedelmente, è nella migliore delle ipotesi ingenua e semplicistica, nella peggiore menefreghista e individualista:

Io credo che chi è immunodepresso non vada nemmeno a scuola: rischia già molto con una semplice influenza, con il raffreddore.

Una risposta che denota una mancanza di conoscenza del problema – lecita in generale, colpevole se si vuole sostenere una tesi scientifica (perché solo in questi termini si può discutere una legge sui vaccini) – e che è un po’ come aprire le braccia e dire ai bimbi immunodepressi e alle loro famiglie:

Abbiate pazienza, se il bimbo sta male isolatelo e basta. Non è che potete tirarci in ballo tutti per il problema di pochi.

Chiaro che il messaggio di questa donna non voleva essere questo, ma il risultato della “libertà novax”, di fatto, è il “ghetto”, l’isolamento obbligato, per chi non può permettersi di reggere, medicalmente parlando, tale “diritto a non vaccinare i propri figli”.

Quello che stona, nelle parole di chi vuole scegliere, legittimamente o meno, di non vaccinare i propri figli è che vorrebbero combattere la “dittatura” delle vaccinazioni con la propria “dittatura”. Insomma, “io non accetto che mi venga tolta la libertà di non vaccinare i miei figli e così facendo pretendo che a te, genitore di un bambino immunodepresso, e soprattutto a te, bambino immunodepresso, venga tolta la libertà di una vita sociale anche solo per quel poco che di normale la tua malattia ti concede”.

Nel dubbio, insomma, che stiano a casa, nei loro ambienti sterili, sotto le loro campane di vetro, questi bambini malati, poverini.

Che poi, cinicamente parlando, bastasse questo per proteggerli.
Come dice Francesca:

I bimbi malati hanno comunque fratelli che frequentano la comunità, vanno a scuola o in palestra, genitori che lavorano. In assenza di copertura vaccinale, i virus tornano a circolare e anche i portatori sani li veicolano. E dei soggetti che hanno malattie croniche del sangue, come le anemie falciformi, con cui convivono tutta la vita – e nel frattempo lavorano e frequentano la società- che ne facciamo?

Vogliamo chiudere in casa anche loro?

A questo serve l’effetto immunità gregge dei vaccini: a permettere pian piano l’estinzione del virus. Se aumentano i non vaccinati, i virus si spargono e si moltiplicano

Non basta dire, citando il post Facebook di Sabrina Guzzanti

Non so nulla delle ragioni di chi si oppone ai vaccini e nulla mai saprò mai perché non si può approfondire tutto. Posso solo testimoniare che quelli della mia generazione il morbillo per esempio se lo sono preso e siamo ancora qui. E indubbiamente se si può evitare il morbillo siamo tutti contenti, c’è però qualcosa di indiscutibilmente violento nel modo in cui se ne parla. Di indiscutibilmente ipocrita.

Qui la questione non è evitare il morbillo, che ti fa venire un po’ di puntini rossi e di febbre e poi passa.

O siamo quelli che la solidarietà si fa con i like e le bandiere nelle foto dei profili social, ma poi nella vita sociale in cui tocca stringersi le mani dal vivo… Ognuno per sé e Dio per tutti?

Generazione di social individualisti.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!