Genitori di ragazze madri: "Quando tua figlia adolescente ti dice che è incinta"

3 storie toccanti di ragazze madri che raccontano le reazioni dei genitori messi davanti alla notizia della gravidanza. Da chi accetta il nascituro a chi costringe la figlia a decisioni estreme e dolorosissime.

Si dice che l’arrivo di un bambino in una casa sia sempre una benedizione, eppure anche su questo non si può generalizzare, perché esistono circostanze in cui la notizia di una gravidanza può rivelarsi scioccante e sconvolgere del tutto gli equilibri familiari.

Soprattutto se a diventare madre sarà una figlia appena adolescente, una ragazzina rimasta incinta senza, probabilmente, essere ancora pienamente consapevole, o del tutto pronta, ad affrontare le mille responsabilità che un figlio comporta. Perché è vero che madri non si nasce, e questo è indiscutibile, ma è altrettanto inutile negare che, molto probabilmente, una ragazza ancora non indipendente, e per prima ancora acerba rispetto alla vita, che si ritroverà di colpo catapultata in un ruolo troppo grande per lei possa essere non completamente pronta. Tanto che, purtroppo, non sono rari i casi di madri “pentite”, di giovani donne, o ragazze madri, che rimpiangono molte volte la giovinezza non vissuta appieno, l’obbligo di crescere più in fretta delle coetanee, la necessità di “diventare grandi” per forza.

Ma, se in una gravidanza adolescenziale da un lato ci sono coloro che saranno i futuri mamme e papà, dall’altro ci sono i genitori: come reagiscono un padre e una madre alla notizia che la loro figlia teenager sta per avere un bambino? Ovviamente, le reazioni sono estremamente diverse e attinenti a un sacco di fattori sociali, culturali, all’educazione che vige in ogni famiglia, ai modi di pensare, o semplicemente alle esigenze più strette e pratiche: c’è chi accetta quel nipotino inaspettato e sinceramente non troppo desiderato proprio in virtù del fatto che l’arrivo di un figlio sia comunque una benedizione, ma c’è anche, sul versante opposto, chi esclude categoricamente di vedere la propria figlia diventare madre così precocemente, arrivando alle conseguenze più estreme. Ecco tre storie di teen-moms e dei loro genitori che vi faranno comprendere quanto sia difficile trovarsi in una situazione del genere, sia che si sia la futura mamma o chi mamma lo è già.

Mia figlia mi ha detto che era rimasta incinta a 16 anni, come me.

Fonte: web

Patricia ha saputo di diventare nonna tramite un messaggio della figlia secondogenita, Britana, di 18 anni.

Mamma sei una grande madre. Tutto questo non è colpa tua (…) Sono incinta.

Patricia attraversa stati d’animo diversi alla notizia, paura, rabbia, delusione, panico, ma poi riflette, su se stessa, su quella che era stata la sua vita, sulla sua stessa maternità, arrivata quando lei era appena sedicenne.

Sono rimasta incinta della mia prima figlia a 16 anni – racconta a MarieClaire USA – vivevo in una piccola città della Georgia, avevo grandi progetti per il futuro, volevo andare al college, diventare infermiera. Avevo fatto sesso non protetto con il mio ragazzo dell’epoca, e solo un paio di volte, lo amavo ma non avrei mai pensato che sarei rimasta incinta così in fretta. Quando l’ho saputo ho iniziato a piangere perché ho subito pensato come e quando lo avrei detto ai miei genitori. Sono cresciuta in una famiglia molto religiosa, che non avrebbe mai preso in considerazione l’opzione aborto. Non nego che ci ho pensato: ma sapevo che non sarei mai riuscita ad andare a fondo.

Tanto che Patricia ha deciso di non rivelare nulla ai suoi genitori, non ne ha avuto il coraggio; ha scritto una lettera, l’ha fatta scivolare sotto alla porta della camera dei genitori mentre il padre era via per lavoro. E poi non ha ricevuto risposta fino al giorno dopo.

Mia madre mi ha detto: aiutami a sparecchiare e poi parliamo della tua lettera: voleva sapere se stavo prendendo le vitamine prenatali corrette e se avessi pianificato di vedere un ginecologo. Sarei andata in una scuola privata fino a quando la gravidanza non fosse diventata evidente. Poi sarei rimasta a studiare a casa. Mi ha chiesto di non vedere più il mio ragazzo di allora. Quando hanno scoperto che lo vedevo ancora mi hanno cacciata di casa e sono andata a vivere con lui. Andando anche alla scuola pubblica.

Dopo la nascita di Olivia, la primogenita, Patricia inizia a lavorare per pagarsi il college, ma 19 mesi dopo, pur prendendo la pillola, è di nuovo incinta.

Il rapporto con il mio ragazzo non stava affatto andando bene, ero distrutta. Non ci potevo credere che fossi di nuovo incinta. Poi è nata Britana, una bambina bellissima e sana. Il mio rapporto, un anno e mezzo dopo, è franato completamente. La mia famiglia era presente ma i rapporti erano a dir poco tesi. Ho pensato solo a una cosa: crescere, da sola, due figlie e crescerle nel miglior modo possibile.

Quando Britana mi ha detto di essere incinta aveva da poco saputo di aver vinto una borsa di studio per il college grazie alle sue doti di pallavolista. Mi ha fatto vedere il test di gravidanza e ho capito quello che aveva provato mia madre: perché sapevo perfettamente che la vita di Britana sarebbe cambiata in un modo che non avrebbe neppure immaginato. Ma sapevo che avrei sostenuto Britana in tutti i modi: possibili non la manderò mai, mai, via di casa. Quando è nata Rylie, la mia nipotina, ho sentito un amore travolgente, lo stesso che ho provato quando sono nate le mie figlie. Davanti a tutto questo non vorrei fare nulla per poter tornare indietro e cambiare la mia vita: perché vivo per la mia famiglia e se non fossi rimasta incinta da giovanissima oggi non avrei questa famiglia.

“Sara”, costretta ad abortire

Fonte: web

Non tutti i genitori, però, sono comprensivi e propensi all’arrivo di un bambino inaspettato come Patricia; c’è anche chi letteralmente obbliga la figlia all’aborto, come nel caso di “Sara”, nome di fantasia, ragazza sedicenne di Trento che qualche anno fa è stata portata in tribunale da mamma e papà affinché si convincesse a rinunciare a quel bambino che cresceva dentro di lei.
Lei, quando ha scoperto di aspettare un bambino, ha deciso che quel figlio lo voleva a tutti i costi, ma i suoi, separati ma per una volta d’accordo sul da farsi, erano di un’idea totalmente diversa: troppo giovane lei,troppo incerta la vita di lui, il ragazzo albanese di 18 anni che lei frequentava. “Devi abortire“, le dicono, ma Sara rifiuta. Loro insistono, senza ottenere risultati, e alla fine, disperati, come se la corsa contro il tempo non permettesse altra via d’uscita, hanno pensato che potesse essere un giudice a decidere che quel bambino non deve nascere. “Deve costringerla“.

Come è successo? Sara aveva avuto un rapporto a rischio già un anno prima e non era stato facile convincerla a prendere la pillola del giorno dopo. Questa volta, però, non ha voluto rischiare: non ha detto niente ai genitori e solo i suoi malori misteriosi, l’assenza di mestruazioni, le nausee mattutine, hanno aperto gli occhi alla famiglia sulla nuova gravidanza. La legge 194 però non contempla l’ipotesi di una minore che decida di tenere il bambino, si pensa sempre che quelli da convincere siano i genitori, ma la volontà della mamma-bambina non viene presa in considerazione.

Fabio Biasi, il pubblico ministero che ha seguito il caso, ha detto no, che non si poteva ordinare un aborto per sentenza. Interrompere una gravidanza è un diritto, non può certo diventare un dovere. È una faccenda di cui si devono occupare i servizi sociali. I genitori chiedono al giudice che segue il caso che, in caso di diniego all’aborto, almeno, ci sia un provvedimento che ordina l’allontanamento dei due innamorati, e anche il nascituro non potrà portare il cognome del padre.

Alla fine, tuttavia, forse per non rovinare del tutto il rapporto con mamma e papà, la ragazza ha deciso di abortire spontaneamente. Chissà se però sarà effettivamente riuscita a mantenere lo stesso legame con i genitori.

C. , cacciata di casa

Fonte: web

Sulla rete si trovano molte storie drammatiche, tra cui anche quella di C., pubblicata dal sito La Rete delle Mamme:

Mi chiamo C., compio 22 anni tra qualche settimana e ho una figlia di 8 anni e cinque mesi. Sono rimasta incinta ancora prima di compiere 13 anni. Il giorno che scoprii di aspettare un bambino venni assalita da una paura grandissima. La prima cosa che feci fu parlare con il mio ragazzo, con il quale stavo da circa un anno. Lui aveva 2 anni più di me, un ragazzino anche lui. Rimase malissimo e di quel pomeriggio ricordo ancora la feroce litigata tra noi, come se incinta ci fossi rimasta da sola.

Gli dissi che non avrei mai, per nessun motivo, dato via il bambino che aspettavo. Lui decise di tirarsene fuori e di non volerne sapere più niente di me e, a distanza di 8 anni, sta ancora mantenendo la sua parola. Tornai a casa quella sera e non cenai ero distrutta.

La sera seguente affrontai i miei, non potevo aspettare molto. Per una decina di minuti non volò una parola. Silenzio, solo silenzio, un silenzio che faceva un rumore pazzesco. Sguardi rabbiosi, schifati, delusi. Il primo a prendere la parola fu mio padre che si girò verso mia madre dicendo: “Dove tieni i borsoni”? Mia madre rispose: “Sono su, nel ripostiglio”. Andarono su, io non capivo un tubo di quello che stavano facendo. Dopo mezz’ora tornarono giù nel salone e mi dissero: “Se pensi di tenerlo, quella è la porta”. Quando realizzai cosa avevano intenzione di fare, non riuscivo a crederci, non pensavo potessero davvero farmi questo. Ma la realtà era quella. Io non dissi nulla, presi la borsa che mi avevano preparato, li guardai dicendo: “Arrivederci”, aprii la porta e me ne andai. E da quel giorno non li ho più visti né sentiti.

C., con i pochi soldi che aveva messo da parte prende il treno da Roma, dove viveva, diretta in una città vicina, dove inizia a cercare un lavoretto; mentre è in cerca una signora, A., le si avvicina e le chiede se ha bisogno di aiuto.

Io le spiegai la situazione e, senza volere niente in cambio, mi ospitò da lei. Era vedova e non aveva nessuno, mi disse che ero la nipote che aveva sempre voluto avere. A. divenne per me una figura importantissima. Se non avessi avuto lei… Mi accompagnava nelle varie visite e durante le ecografie. Venni affidata a lei dagli assistenti sociali. E insieme a lei decisi il nome della bambina che portavo dentro di me: Aurora.

Quando è nata, quando ho visto Aurora la prima volta, è stato bellissimo. Tutti i problemi in quell’istante si sono annullati. Da quel momento le mie attenzioni erano solo per lei, per me esisteva solo lei. Quando diventi mamma, e non importa a quale età, cambi profondamente. Tutto ciò che pensavi essere importante prima, dopo non lo è più. L’unica cosa che conta per te è il tuo bambino.
Rimasi da A. per un paio di mesi, dopodiché, trovato un lavoro, anche se non regolare data la mia età, andai a vivere per conto mio. A., veniva a trovarci, sempre.

Quando andavo a lavorare lasciavo a lei la bimba. E lei mi diceva sempre che le stavo ridando la vita con quella bambina. Un mese prima che Aurora compisse un anno, A. morì. Ha lasciato un grandissimo vuoto nella mia vita. Non ci sono molte persone in giro come lei, purtroppo. Mi ha voluto un bene enorme e mi è stata vicina dall’istante in cui ci siamo incontrate. Ha fatto per me quello che non ha fatto la mia famiglia. 

Non sappiamo se la storia di C. sia autentica, ma ciò che è certo è che il ruolo di un genitore diventa ancora più complesso di fronte a una figlia adolescente che rimane incinta in una fase della propria vita in cui sta cercando di capire quale strada intraprendere nella vita, e che una rete sociale di supporto in queste situazioni diventa un elemento fondamentale per trovare un nuovo – indispensabile – equilibrio.

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