Pubblica le Foto della Bimba nata Senza Vita e le scrive una Lettera Straziante

Questa è la straziante storia di Natalie e della sua piccola Eleanor, venuta al mondo senza vita. Da una parte abbiamo la "discutibile" scelta della madre di dedicare un intero servizio fotografico alla neonata nata morta e dall'altra le sue parole, raccolte in questa toccante lettera che vi farà commuovere.

Ci sono gesti che forse non possiamo giudicare. Come la scelta di questa madre di dedicare un intero servizio fotografico, per cui è stato appositamente chiamato un professionista, alla sua piccola nata morta alle 40esima settimana di gravidanza e condiviso sui social. Centinaia e centinaia di foto, dove Natalie insieme al marito Brian posa con la bimba che sembra dormire teneramente e le dedica una lettera colma d’amore che vi toccherà il cuore.

Prima di raccontarvi questa storia, però, facciamo una precisazione:

Attenzione Roba Da Donne ha deciso di non mostrare gli scatti del servizio fotografico che ritraggono la bambina neonata morta, in quanto, pur astenendoci da qualsiasi giudizio, rispettando la dignità della piccola e il dolore della sua famiglia, ritentiamo che le immagini possano essere troppo forti e urtare la sensibilità delle lettrici.

Ci sono cose che una madre sa. Le sa ancora prima di rendersene realmente conto, perché il suo istinto di mamma è sempre un passo avanti. Le sa ancor prima che le confermino i medici. Ci sono cose che una madre sa, e basta.

Natalie Morgan, 29 anni, si è addormentata serena la sera del 10 settembre: la bimba nel suo grembo scalciava, e tutto sembrava procedere per il meglio. Ma quando il giorno dopo si è svegliata, Natalie sapeva che la sua bimba non c’era più. Niente calcetti, niente movimenti. E lo sapeva ancor prima di testare il battito col suo doppler di casa, molto prima di correre in ospedale.

A Natalie è stato indotto il parto. Poi la donna ha pubblicato la foto della sua bimba Eleanor Josephine, venuta al mondo senza vita.

Per farlo, ha chiamato un fotografo professionista, che ha immortalato il piccolo angelo – che sembra semplicemente e dolcemente addormentato – con mamma e papà.

Una scelta che sconvolge molte persone e ha causato opinioni discordanti.

Noi di Roba da Donna, di fronte a una tragedia di questo tipo, abbiamo scelto di sospendere ogni giudizio e di dare invece spazio alla toccante lettera pubblicata su Facebook dalla madre della piccola.

In essa si trovano il dolore, l’amore, la descrizione del momento devastante in cui ha scoperto che la sua piccola in grembo da 40 settimane e sei giorni non c’era più e, in parte, anche le motivazioni di questo gesto.

Il post di Natalie è stato condiviso più di 330mila volte. Nella sua lettera Natalie, che ha anche un altro bimbo, lancia un appello ai genitori o ai futuri tali, affinché trovino la forza di proseguire anche nei momenti più difficili della maternità e della paternità e di dire una preghiera per ringraziare della vita che tengono tra le loro braccia. Qui di seguito il testo integrale della lettera:

Sembra che tanti amici miei e di Brian abbiano avuto recentemente un bambino, o ne avranno presto uno, o accadrà in futuro. Questo è il mio appello: ci saranno sempre momenti in cui il vostro piccolo piangerà e urlerà ogni volta che cercherete di metterlo “giù” mentre ce l’avete in braccio. Oppure piangerà quando sarà tra le vostre braccia, anche se cercherete di fare tutto il possibile per farlo smettere. Ci saranno notti insonni, cambi di pannolini multipli nel giro di poche ore, saliva nei capelli, pipì sulla camicia e popò sulle mani e ancora tante urla del vostro piccolo, e probabilmente anche le vostre. Ogni volta che accadrà, e vi sentirete frustrati e vorrete fuggire, ricordatevi la mia storia: la mia dolce, dolce Eleanor Josephine è nata l’11 settembre. Sono andata a letto la notte del 10, e la sentivo scalciare. Mi sono svegliata, e lei non stava scalciando più. Non riuscivo a sentire il suo battito col doppler di casa. Lo sapevo. Lo sapevo e basta. Non avrei voluto saperlo… Avrei solo voluto essermi sbagliata, ma lo sapevo.

Siamo andati immediatamente in ospedale, in sala parto, pregando per tutta la strada. Hanno tentato con il doppler: niente. Prima i medici hanno provato con gli ultrasuoni, poi correvano al monitor del battito cardiaco: niente. Il mio cuore si stava agitando, e ricordo di aver pensato ‘Questo non può accadere… è solo un sogno… non può succedere… troveranno qualcosa con quegli ultrasuoni’. Ma le mie erano solo labili speranze perché, ancora una volta, io lo sapevo. Potrei dire che anche loro lo sapevano, ma nessuno ha detto niente fino a quando Brian (che era andato a cercar parcheggio per la macchina) non è arrivato. Potrei dire che stavano prendendo tempo. ‘Oh, la macchina a ultrasuoni a volte richiede un po’ più di tempo per avviarsi’. Ma finalmente Brian era lì, hanno fatto l’ecografia ed è calato il silenzio mentre tutti si scambiavano occhiate nervose. Fino a quando uno di loro mi ha detto: ‘Buongiorno Natalie, io sono il dott. — (non ricordo il suo nome, e voi non vorrete certo sapere il nome che gli ho assegnato mentalmente). Mi dispiace… Non c’è nulla’. Continuo ad avere flashback di quel momento. È una sensazione paralizzante e divorante di soffocamento totale, un ricordo che mi perseguiterà per il resto della vita.

In quel momento, mi sono sentita intrappolata come se il soffitto stesse letteralmente crollando su di me. Non riuscivo a respirare, ho urlato, lanciato oggetti, ho vomitato… E poi una parte di me è morta con lei. Non potevo fare nulla, cambiare nulla. Il mio corpo avrebbe dovuto tenerla al sicuro, e invece l’ha uccisa.

Un paio d’ore più tardi, il mio parto è stato indotto. Mi hanno proposto l’epidurale, ma non potevo accettare. Avevo bisogno di dolore, agonia, e miseria per riflettere ciò che sentivo nel mio cuore. È stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Avere a che fare con contrazioni insopportabili, l’anello di fuoco, la lacerazione… Sapendo che tutto era finalizzato a niente. Stavo mettendo al mondo una bambina senza vita. Non ci sarebbe stata felicità alla fine del parto, per aiutarmi a dimenticare il dolore. Il dolore, a differenza della mia bambina, sarebbe vissuto per sempre.

Alla fine, dopo quelle ore infernali, lei è stata poggiata sul mio petto: bellissima, ma senza vita. Non c’era motivo di aspettarsi il suo primo vagito. Al contrario, ero io che singhiozzavo. La pregavo tra le lacrime di svegliarsi: ‘Per favore, svegliati, piccola… Per favore, svegliati. Perché non vuoi piangere per la tua mamma, per favore, per favore… semplicemente svegliati’.

Era bella. Era perfetta sotto ogni punto di vista. La amo così tanto, e la devastazione che ho provato, e provo ancora, non si può nemmeno provare a descriverla. Abbiamo avuto modo di trascorrere sei ore con lei. Abbiamo fatto centinaia di foto. Un fotografo da ‘Now I Lay Me Down to Sleep’ è arrivato e ne ha scattate altre. Le abbiamo fatto il bagno, le abbiamo spazzolato i capelli, l’abbiamo tenuta tra le braccia, l’abbiamo baciata e le abbiamo detto quanto la amassimo. E mi sono scusata più e più volte per averla persa. Oh, come ho potuto perdere la mia bellissima bambina.

Ci hanno offerto di pernottare lì, ma non sono riuscita rimanere più a lungo. Non potevo sopportare il pensiero di lasciare la mia bambina, ma sapevo che stavo solo prolungando l’inevitabile. Col passare del tempo, lei era via via sempre meno l’impeccabile creatura che avevo messo al mondo. Non potevo continuare a guardare il suo deterioramento tra le mie braccia. Sapevo che non poteva sentire alcun dolore, ma lo sentivo io per lei, e avevo raggiunto il mio punto di rottura. Avrei voluto morire con lei.

Intorno alle 23.30, ci siamo date il nostro ultimo addio. Mentre ero in piedi accanto a lei e ho trascorso quegli ultimi istanti con lei, del sangue stava scivolando giù per le gambe e sul pavimento. Non mi importava: il mio grembo stava piangendo. Tutto in me piangeva. Guardare i medici mentre la portavano via mi ha distrutto. La mia vita è finita lì e in quel momento. Mi hanno trascinata fuori dall’ospedale e ho urlato per l’intero tragitto.

Lunedì c’è stato il funerale, e abbiamo dovuto rivivere tutto di nuovo. Vederla per l’ultima volta (le mie gambe hanno ceduto non appena l’ho vista), cantare per lei, toccare il suo visino freddo senza vita, dirle quanto l’abbiamo amata e scusarmi più e più volte per non essere stata in grado di proteggerla. Si è trattata di una piccola cerimonia intima, 9 persone in totale. Solo i parenti più stretti. Abbiamo fatto a turno a benedire la piccola. E, ancora una volta, ci siamo salutati.

Hanno dato a me e mio marito un ultimo momento con lei, solo noi tre. E quando siamo stati pronti, abbiamo camminato a braccetto lungo la navata, mentre la nostra famiglia teneva le porte aperte per noi. Mi ha ricordato il modo in cui abbiamo camminato il giorno del nostro matrimonio, con le porte che erano aperte per noi. Il ricordo era una contrapposizione così crudele rispetto alla realtà di quel momento. La nostra marcia nuziale era gioiosa. Questo era un incubo, era macabro, era sbagliato. Tutto era sbagliato. Posso ancora vedere quella piccola scatola avvolta in un panno bianco che teneva il suo piccolo corpo. Ho dovuto lasciarla in quella stanza fredda e vuota; tutta sola, tutto da capo. È un incubo che non conoscerà mai fine.

Dico tutto questo per dire che il mio seno, il mio cuore e le mie braccia sono vuoti. Ci sono così tanti di voi che hanno bambini che piangono ogni volta che tentate di metterli giù, o che piangono senza motivo anche se li state tenendo in braccio, gli state dando da mangiare, gli fate fare il ruttino e gli cambiate il pannolino… E inevitabilmente anche voi piangerete, perché vi sentirete così impotenti e così frustrati e così incompetenti, e avrete voglia di urlare: ‘Perché non vuoi smettere di piangere?!’. Sarete esauriti, arrabbiati, esausti e tutto quello che vorrete in questo mondo sarà solo un po’ di tempo per voi stessi in modo da poter dormire o farvi un a doccia o mangiare qualcosa. Lo so, perché ci sono passata con mio figlio. Ma non potrò passarci con mia figlia. E darei qualsiasi cosa per soffrire come solo una madre (o un padre) soffre in quei momenti bui della maternità o della paternità con lei, la mia cara Eleanor.

Per favore ricordatevi solo, mentre siete svegli alle 3 del mattino perché avete un bimbo in braccio che vi tiene alzati, che io sono sveglia alle 3 del mattino perché non ho un bambino che mi tenga sveglia. E darei qualsiasi cosa per poter avere un bimbo che sputi su di me, con le sue coliche a tutte le ore del giorno e della notte, che urli, che non si lasci mettere giù; non so cosa darei per avere le screpolature da allattamento, per avere qualcuno che mi tenga sveglia tutta la notte.

Invece, ho punti di sutura alla mie parti inferiori, un seno dolorante e congestionato senza nessun bambino da allattare, un ventre flaccido, un utero vuoto e il sangue che continuerà a uscire per chissà quante settimane. Come se la sua nascita e la sua morte non fossero state abbastanza traumatiche, devo ancora convivere con gli effetti fisici di tutto questo per molti giorni dopo.

Tutto ciò che chiedo è che, quando avrete i vostri momenti bui con il vostro bambino, quando non penserete di poter andare avanti dormendo solo una o due ore per notte, anziché implorare il vostro bambino di andare a dormire ed essere inghiottiti nella vostra frustrazione e stanchezza, di trovare il più piccolo frammento di forza dentro di voi per andare avanti, e di dire una preghiera di ringraziamento per il vostro bambino, per quanto difficile possa essere in quel momento . E, se volete, dite una preghiera per me e per tutte le madri i cui figli se ne sono andati troppo presto. Dite una preghiera per la mia dolce, dolce Eleanor che non ha mai avuto modo di conoscere la vita al di fuori mio grembo.
Per favore. Fatelo per Eleanor. E fatelo per la sua mamma che la ama e sente la sua mancanza.

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