È incredibile come la scienza possa arrivare a traguardi inaspettati; salvare la vita a qualcuno è sicuramente il lato più bello della medicina, e se a questo ci aggiungessimo dare una speranza di vita in più ai bambini nati prematuri, beh… c’è forse qualcosa di più bello? L’utero è sempre stato un organo difficile da riprodurre artificialmente, ma pare proprio che l’uomo sia riuscito anche in questa impresa realizzando non solo l’organo in sé, ma anche il liquido amniotico essenziale per tenere in vita il bambino durante la gravidanza.

Avreste mai detto che si potesse realizzare un utero artificiale in grado di mantenere in vita i bambini nati prematuramente? Il dispositivo, che incorpora un sacchetto di plastica pieno di liquido amniotico artificiale ricco di nutrienti, è stato testato con successo su degli agnellini con età equivalente alle 23 settimane dei bambini.

Dati i risultati positivi, gli scienziati ritengono che l’utero artificiale possa essere testato sui bambini entro tre o cinque anni, ma ci tengono a precisare che questo non vuole essere un sostitutivo del grembo materno nelle fasi iniziali dello sviluppo del feto.

Tramite l’utero di plastica, il liquido amniotico passa attraverso i polmoni, proprio come avviene con l’utero naturale; sarebbe arrivata, dunque, l’occasione di dire addio agli incubatori convenzionali. Il cuore del neonato pompa il sangue attraverso il cordone ombelicale in una macchina di scambio gas che lo ripulisce dall’anidride carbonica e lo arricchisce di ossigeno, prendendo, così il posto della placenta della madre. Il liquido amniotico sintetico è arricchito di nutrienti a temperatura sempre stabile e controllata e, ovviamente in un ambiente sterile per fare in modo che i neonati possano sviluppare in sicurezza sia i polmoni che gli altri organi durante il periodo critico che va dalle 23 alle 28 settimane dopo il concepimento.

Fonte: EPA

Il dottor Alan Flake, direttore del del Centro per la ricerca fetale al Children’s Hospital di Philadelphia (USA) ha dichiarato:

Il nostro sistema mira a prevenire le complicazioni che normalmente capitano ai bambini estremamente prematuri, offrendo una tecnologia che prima non esisteva. Questi bambini hanno bisogno di un ponte fra l’utero della madre e il mondo esterno. Se riuscissimo ad aiutarli a far maturare i loro organi anche solo per alcune settimane, miglioreremmo la prognosi per molti di loro.

Questo sistema è di gran lunga superiore a quello che, attualmente, gli ospedali possono mettere a disposizione per curare un bambino prematuro di 23 settimane.

Come abbiamo precedentemente detto, lo studio è stato effettuato sugli agnelli, esattamente su sei agnelli precoci per testare la versione più recente del dispositivo, che in 3 anni si è evoluta passando dal vetro al design biobag.

Secondo quanto riportato dai ricercatori dello studio per la rivista Nature Communications, gli agnellini “respiravano” e inghiottivano normalmente, aprivano gli occhi, la loro lana si sviluppava e anche nervi e organi si sviluppavano in maniera funzionante e adeguata. Alcuni di essi sono rimasti nel “ventre” per un mese, mentre molti altri sono stati uccisi per consentire l’analisi del cervello, dei polmoni e di altri organi; alcuni sono stati mantenuti in vita con l’allattamento artificiale.

Fonte: EPA

Un neonato prematuro di 23 settimane pesa meno di 600 grammi e ha un probabilità di sopravvivenza che va dal 30% al 50%. Coloro che sopravvivono hanno una probabilità del 90% di soffrire di malattie polmonari croniche o di altri gravi problemi di salute a causa degli organi non perfettamente formati. Ma la cosa più grave è che c’è un’alta probabilità che possa incombere disabilità permanente.

Gli studiosi stanno cercando di ridimensionare il sistema per renderlo adeguato ai bambini, perché quello utilizzato attualmente è stato costruito appositamente per sopportare il peso degli agnellini, grandi 1/3 rispetto ai neonati.

Il professor britannico Colin Duncan dell’Università di Edimburgo ha inoltre dichiarato:

Questo studio è un passo molto importante, ci sono ancora grandi sfide da combattere per perfezionare la tecnica, per ottenere risultati migliori e per confrontare i risultati con le attuali strategie di assistenza intensiva neonatale.

Si può considerare una svolta positiva per i bambini prematuri che, come tutti gli altri, hanno diritto di vivere la loro vita? In attesa di un riscontro positivo, riponiamo la nostra fiducia nella scienza.

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