Tutto quello che è necessario sapere sulla RU486

Parlare di aborto è sempre molto difficile, e vivere in prima persona questa esperienza è davvero devastante, a livello psicologico più che fisico. Tuttavia l'argomento non può essere ignorato, ecco perché oggi proviamo a spiegarvi nel dettaglio cos'è la famigerata ma in realtà poco conosciuta RU486, la pillola abortiva che sostituisce il doloroso intervento chirurgico.

Il tema dell’aborto rimane ancora oggi uno dei più spinosi da affrontare, e la discussione tra chi intende tutelare il diritto di ogni donna di interrompere una gravidanza (magari perché non voluta, oppure perché si scopre di portare in grembo un feto affetto da malformazioni o patologie) e chi invece ritiene che l’aborto sia da considerarsi un crimine contro natura, resta sempre molto accesa.

Ad alimentarla ulteriormente, se possibile, ci ha pensato anche l’introduzione della cosiddetta pillola abortiva, la RU486, che offre alle gestanti che ne manifestano la volontà la possibilità di abortire in maniera farmacologica, senza cioè ricorrere all’intervento chirurgico.

Già disponibile negli Stati Uniti e in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea (ad eccezione di Polonia, Lituania, Irlanda e Malta, in questi ultimi due casi perché l’aborto è vietato), in Italia l’Agenzia per il farmaco ha dato l’autorizzazione all’uso della molecola con cui è possibile praticare l’aborto farmacologico nel 2009, e da quel momento è stata messa in commercio nelle strutture ospedaliere.

La Determina, ossia la decisione che ha autorizzato l’arrivo della pillola nel nostro paese, ha poi lasciato a Stato e Regioni le disposizioni per il corretto utilizzo clinico del farmaco all’interno del servizio ospedaliero pubblico.

Vediamo adesso come funziona nel dettaglio la pillola abortiva.

Come funziona la RU486?

Proprio perché si differenzia dall’aborto chirurgico, l’assunzione del Mifepristone, lo steroide sintetico alla base del Myfégyne (abbreviato in RU486) non prevede un’operazione, ma è comunque necessario il ricovero ospedaliero dal momento in cui viene ingerita sino a che non sia accertato l’avvenuta interruzione di gravidanza. Impensabile, quindi, è ingerire il farmaco a casa.

La RU486 deve essere assunta laddove si intenda abortire nei primi due mesi di gestazione, quindi entro la settima settimana, naturalmente nel pieno rispetto della Legge 194, che disciplina il tema dell’aborto in Italia. Nei casi di pazienti minorenni, la pillola può essere somministrata solo previa autorizzazione da parte dei genitori, che in questo modo si accollano la responsabilità di una decisione estremamente delicata e importante.

Il mifepristone agisce sul progesterone, l’ormone che assicura il mantenimento della gravidanza grazie alle sue molteplici azioni sulle strutture uterine, e ne blocca l’azione. Ma, affinché l’azione sia veramente efficace, è necessario assumere un’altra sostanza, la prostaglandina (solitamente viene usato il misoprostol). L’azione combinata di queste due molecole è la più diffusa per l’induzione dell’aborto, e l’accoppiata è stata inserita nell’elenco dei farmaci essenziali per la salute riproduttiva dall’OMS nel 2006.

In pratica la paziente assume due compresse: il mifepristone “prepara il terreno” alla prostaglandina, che viene ingerita due giorni dopo, e provoca l’espulsione del materiale abortivo. Quest’ultima assomiglia molto a un ciclo mestruale, presentandosi con sanguinamento e contrazioni. Le percentuali di successo della RU486 si aggirano intorno al 95% e in questo modo non si richiede anestesia né intervento chirurgico ma, qualora non funzioni appropriatamente, è necessario ricorrere al raschiamento tradizionale.

Non va assolutamente confusa con la pillola del giorno dopo, che rappresenta invece un metodo contraccettivo ad alto dosaggio. La pillola abortiva agisce bloccando i recettori del progesterone, e inducendo perciò un aborto chimico. Sia per i tempi di assunzione che per le modalità di azione, invece, la pillola del giorno dopo è una cosa totalmente diversa, che non ha alcuna attinenza con pratiche abortive.

Effetti e possibili conseguenze della RU486

ru486 effetti e conseguenze
Fonte: Web

Il dossier Aifa elenca una serie di possibili effetti collaterali legati all’assunzione della pillola abortiva RU486. Oltre al dolore crampiforme variabile e che aumenta in prossimità dell’espulsione, alcune pazienti hanno affermato di aver accusato nausea (34-72%), vomito (12-41%) e diarrea (3-26%).

Anche il sanguinamento è variabile per quantità e durata, e raggiunge il culmine nel momento dell’espulsione, le perdite durano in genere per tutta la settimana seguente, ma le complicanze importanti sono fortunatamente rare e riconducibili soprattutto, almeno nello 0,36-0,71% dei casi, alla necessità di emostasi chirurgica.

Ad ogni modo, gli effetti post-assunzione della pillola abortiva ci sono, ma sono davvero lievi rispetto a quelli seguenti ad un aborto chirurgico.

Le diverse posizioni sull’utilizzo della RU486

ru486 posizioni
Fonte: Web

Proprio perché è ancora molto ampio ed acceso il dibattito sull’aborto, nonostante esso sia praticato (chirurgicamente) legalmente in Italia da più di trent’anni, è naturale che anche sull’uso della pillola abortiva RU486 le posizioni siano varie e contrastanti.

Al momento della sua approvazione in Italia, infatti, il mondo politico si spaccò decisamente tra quanti sostenevano che l’assunzione della pillola rendesse, sotto il profilo della salute, meno traumatico per la donna un momento già di per sé estremamente doloroso come quello dell’aborto, e che in questo modo essa godesse di maggiore autonomia decisionale, dato che la scelta di prendere o no la RU486 spetta esclusivamente a lei, e quanti, invece, criticavano proprio la maggiore libertà che la pillola avrebbe lasciato alle donne desiderose di abortire, “facilitando” in qualche modo l’operazione.

Naturalmente anche la Chiesa, le associazioni religiose e il Movimento per la vita si sono dichiarate fortemente contrarie al suo utilizzo nel nostro paese, portando avanti una battaglia che si protrae tuttora ormai da anni, e di cui il via libera all’uso della pillola abortiva ha rappresentato solo un’altra tappa.

L’argomento è probabilmente troppo difficile per riuscire a dare una risposta univoca, ed è legato, soprattutto, alle più intime vicende personali delle donne che hanno deciso, per motivi che devono rimanere loro libere scelte, di ricorrere a questa pratica, dolorosa più nell’anima che nel fisico.

Affrontare un aborto, dal punto di vista psicologico oltre che per le conseguenze a livello di salute, rimane senza ombra di dubbio una delle esperienze più terribili che una donna possa affrontare nella propria vita, e l’ultima cosa di cui ha bisogno è di essere giudicata per averlo fatto.

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