Adozione: come e chi può adottare un bambino

Il tema della famiglia è sempre d’attualità. Accade soprattutto a causa di una discussione politica sulle unioni civili e sulle coppie di fatto ha infatti acceso i riflettori sui vari modelli di famiglie nuove. Il dibattito si è concentrato sull’adozione, in quanto strettamente legata al concetto di genitore e a quali siano i requisiti per essere considerato tale. Sembra infatti che quando è Madre Natura a decidere chi sia adatto per diventare madre o padre non ci siano particolari problemi, ma se lo stesso compito viene affidato alla legge, tutta la faccenda si fa molto più complicata. Il che provoca non pochi grattacapi per tutte quelle persone, in coppia o single, etero o omosessuali, che desiderano costruirsi una famiglia. La burocrazia e i lunghi tempi di attesa sono infatti un grande deterrente per tutti coloro che propendono per questa meravigliosa scelta. Perciò abbiamo deciso d’inoltrarci in questo labirinto legislativo, per fare un po’ di chiarezza.

Adozione: come e chi può adottare un bambino

Che cosa significa adottare?

Innanzitutto cerchiamo di fare un po’ di chiarezza di base: prevista addirittura sin dal codice di Hammurabi, l’adozione è il meccanismo giuridico che consente a un adottante di trattare un altro individuo, l’adottato, come fosse suo figlio, tanto da trasmettergli anche il proprio cognome. Si differenzia quindi dall’affidamento, in quanto quest’ultimo non fa diventare l’adottato figlio dell’adottante, ma prevede semplicemente un istituto di tutela; inoltre per l’adozione il bambino deve trovarsi in un effettivo stato di abbandono e non deve avere legami con la famiglia di origine.

Con il passare degli anni, gli organi competenti hanno posto sempre di più l’attenzione sulla tutela dell’adottato, per stilare infine un documento internazionale conosciuto come Convenzione dell’Aja, che l’Italia ha ratificato nel 1998. Con quei paesi che non hanno voluto firmare il documento, esistono comunque, per la maggior parte dei casi, dei patti bilaterali che regolano l’adozione internazionale e si preoccupano di garantire gli stessi principi di sussidiarietà della Convenzione.

Avendo, giustamente, posto la tutela del bambino come massima preoccupazione, la scelta dei nuovi futuri genitori si è fatta man mano sempre più selettiva, fino a prendere forma nell’attuale normativa.

Come adottare un bambino

Ma quali sono quindi i requisiti che una persona deve possedere per poter adottare un bambino?

Innanzitutto non può essere da sola. Infatti l’Italia prevede l’adozione solo per le coppie sposate. Esistono in realtà alcune eccezioni che permettono l’adozione anche da parte di single – ogni tanto vengono messe in risalto da storie in cronaca, proprio per la loro eccezionalità – ma in tali casi si parla di adozioni particolari, che si differenziano dall’adozione piena in quanto l’adottato non acquisisce lo status di figlio legittimo e sono strettamente limitati a situazioni specifiche, come per esempio nel caso di un parente di un bambino orfano di entrambi i genitori, sempre che ci sia un rapporto affettivo significativo tra i due.

Tornando ai casi più comuni, questi sono i requisiti che deve rispettare la coppia:

  • deve essere sposata da almeno 3 anni (o di meno se può dimostrare una preesistente convivenza dello stesso periodo) in cui non deve mai esserci stata separazione, neanche di fatto;
  • la differenza di età tra i futuri genitori e l’adottato deve essere compresa tra i 18 e i 45 anni ( è permesso un margine di 10 anni anni per l’età massima, ma che si applica solo a uno dei due genitori);
  • deve dimostrare la propria capacità di coppia, il che avviene al momento della presentazione della domanda con la consegna di determinati documenti (730 o busta paga, il certificato del casellario giudiziale, il certificato del medico di base e persino anche l’assenso scritto dei genitori della coppia, o del loro eventuale certificato di morte) e con il temuto accertamento operato tramite i servizi sociali, che presenteranno poi una relazione al Tribunale dei minori che avrà la decisione finale sull’idoneità della coppia.

Arrivati a questo punto (potrebbero essere passati dai 6 ai 24 mesi) il Tribunale dà il via alla ricerca del bambino più idoneo, il che richiede tempi non prevedibili, spesso lunghi. Una volta trovato, verrà affidato ai nuovi genitori e trascorso un anno di questo periodo pre-adottivo, si potrà finalmente certificare l’adozione e l’adottato prenderà il nuovo cognome.

I casi particolari

È chiaro come questo complesso iter burocratico rappresenti una difficoltà notevole per tutte le coppie che desiderano adottare. I tempi di attesa sono talmente lunghi che molte cose possono cambiare all’interno della coppia, inoltre dubbi e preoccupazioni possono far crollare certezze iniziali. In più l’arrivo di un figlio naturale potrebbe far cadere il desiderio di averne uno adottato. Seppure possano apparire snervanti, dobbiamo però ricordare che tutti questi accorgimenti servono a tutelare il bambino. Infatti non sono pochi i casi di compravendita o sfruttamento da parte di famiglie adottanti. Dall’altro lato, soprattutto per chi desidera ardentemente dei figli, ma per motivi di salute non può averli, tutto ciò può risultare davvero demoralizzante. Soprattutto se si compara la propria situazione a quella di certi vip che pare riescano ad adottare tutti i bambini che vogliono con estrema facilità, basti pensare ai tre che ha adottato Angelina Jolie.

In realtà anche per le celebrities l’adozione non è una passeggiata, ma è pur sempre vero, soprattutto se si volge lo sguardo verso gli Stati Uniti, che altrove l’adozione è concessa a più categorie, come per esempio le donne single. Star come Sandra Bullock, Charlize Theron, Kristin Davis e Michelle Pfeiffer hanno potuto infatti adottare i loro bambini come madri single. Anche la nostrana Simona Ventura ha potuto adottare dopo il divorzio, ma in questo caso si trattava di una di quelle adozioni speciali a cui facevamo riferimento prima. Tra queste rientrano anche alcuni casi di adozioni internazionali che, riconosciute a una donna sola nel paese d’origine del bambino, sono poi state confermate in Italia, dopo l’accertamento dell’effettivo legame affettivo tra la madre e il figlio.

Ecco perché a volte l’adozione internazionale offre più possibilità rispetto a quella nazionale. Ciò riguarda anche le coppie gay, che possono rivolgersi ai paesi dove è legale per loro adottare, per poi tornare in Italia, dove però solo uno dei due verrà riconosciuto come genitore del bambino. È chiaro quindi come si renda sempre più urgente una legislazione che prenda atto di queste realtà e le regoli meglio, in modo da non creare genitori di serie B o bambini figli per metà.

Un altro caso particolare può essere anche quello inerente l’adozione plurima, ovvero di due o più bambini.
In molti casi si valuta di non dividere i fratelli, soprattutto se il legame è molto forte e una possibile frattura potrebbe causare danni. Nel caso in cui non sia possibile mantenere insieme l’intero gruppo, si cercherà di separarli nel modo più indolore possibile, preferendo famiglie adottive dello stesso paese d’accoglienza così che essi possano mantenere i contatti e incontrarsi frequentemente.

L’adozione a distanza

L’adozione non è però solo un piano B per quelle persone che per salute, sessualità o solitudine non possono avere figli. Rimane infatti anche una decisione che si prende soprattutto per il bene del bambino, per garantire sostengo a chi non ne ha. Coloro che quindi potrebbero avere figli naturali, o li hanno già, ma decidono comunque di adottare sono doppiamente meritevoli. È chiaro però, inutile negarlo, che se l’iter burocratico per l’adozione è sfiancante per chi non ha alternativa, diventa un impegno troppo grande per chi è spinto dalla sola generosità.

Sappiamo che non dovremmo dire così, che la felicità di un bambino non ha prezzo e sopportare tempi lunghi e burocrazia non è nulla in confronto al sorriso di chi finalmente trova una casa. Tuttavia la realtà è più cruda e spesso scintille di generosità che si accendono all’interno di una coppia vengono subito spente dalle difficoltà pratiche dell’adozione. A volte, magari di fronte a grandi tragedie che colpiscono i paesi più poveri del mondo, ci sentiamo stringere il cuore e desideriamo poter aiutare uno di quei bambini sfortunati, allora ci s’informa e si scoprono le complicate modalità e restrizioni per poter adottare un bambino, ci si demoralizza, il tempo passa e quel primordiale desiderio di generosità si esaurisce. In fondo è umano empatizzare di più per ciò che si ha vicino e dimenticare ciò che è lontano.

Tuttavia esiste un’alternativa per fare in modo che tutto ciò non accada: l’adozione a distanza. Come avrete ormai capito, il termine “adozione” in questo caso è usato un po’ impropriamente, difatti ormai si preferisce il termine “sostegno a distanza”, non trattandosi di una vera adozione. In qualunque modo lo si voglia chiamare, rimane però un ottimo modo per dare un contributo concreto a un bambino bisognoso di aiuto, senza rimanere impantanati nella lenta burocrazia.

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