Nell’era dei social network tutti amiamo l’idea di condividere quanti più momenti possibili con il pubblico degli amici virtuali, mostrare attimi della nostra sfera più intima e privata con fotografie e video, far sapere agli altri dove ci troviamo con un tag, e misurare il nostro apprezzamento tramite il numero di like che riceviamo per un post o attraverso le richieste di amicizia che ci vengono fatte. Spesso accettiamo sconosciuti solo per aumentare il numero di amici, e, inconsapevolmente o meno, diamo loro in pasto la nostra vita, oppure scegliamo scientemente di dare al nostro profilo una visibilità pubblica, noncuranti della privacy e delle possibili conseguenze di questa sovra esposizione.

Eppure, i rischi esistono, e sono tanti, ma, se gli adulti bene o male sanno difendersi e tutelarsi a sufficienza dai male intenzionati del Web, chi spesso viene lanciato nel mondo dei social senza le giuste armi per proteggersi sono i bambini, le vittime preferite, proprio perché più deboli e inermi, da chi sfrutta la Rete per scopi tutt’altro che pacifici. Si discute e ripete ampiamente su quanto sia importante non postare foto dei propri figli sui social, dato che potrebbero cadere facilmente preda di pedofili e molestatori, ma c’è un altro punto, di estrema importanza, che di frequente viene sottovalutato.

È del tutto assurdo, ad esempio, che un bambino abbia un proprio account su Facebook, dove mamma e papà scrivono informazioni su di lui, postano immagini o aggiungono tag; in quel caso il pericolo di incappare in personaggi con intenzioni criminali, infatti, non rimane circoscritto alla Rete, ma si potrebbe allargare anche all’esterno, alla vita vera insomma.

Per confutare questa tesi, il blogger Matteo Flora (fondatore di The Fool, la società Leader italiana per la Reputazione Online e per la Tutela di Reputazione ed Asset Digitali insieme a Massimo Giacomini) sulla sua pagina Facebook ha pubblicato un video, che dimostra quanto sia facile rapire un bambino, approfittando appunto delle informazioni che, per un eccesso di narcisismo o nella convinzione di essere spiritosi, i genitori rilasciano sui social a proposito dei figli.

Foto, non solo del bambino ma anche del luoghi, tag con geolocalizzazione, informazioni che dicano chiaramente cosa piace al piccolo possono, potenzialmente, trasformarsi in trappole letali per i bimbi, e “ampliare la superficie di attacco”, come dice Flora, per l’ipotetico malintenzionato. Basta davvero poco per evitare rischi inutili ai nostri figli, forse vale solo la pena ritardare il loro incontro con i social, anche indiretto, evitando di coinvolgerli in post o immagini e limitandoci, al massimo, a raccontare di noi adulti; anche se un occhio alla privacy, ogni tanto, non guasterebbe neppure per noi.

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