Il dibattito sul tema è sempre acceso e, inutile negarlo, attiene alle convinzioni che ognuno di noi costruisce nel proprio percorso evolutivo basandosi sul bagaglio socio-culturale di cui dispone, sul background familiare, e non da ultimo, sulle proprie personali aspirazioni.

Mettere al mondo dei figli “serve” per sentirsi completi o la piena realizzazione del proprio essere si può raggiungere anche senza voler vivere l’esperienza della maternità o della paternità? La genitorialità è l’unica discriminante valida per poter essere considerati individui “totali”, e perché ci si dovrebbe sentire “meno” se non si ha per natura tale inclinazione o volontà?

Domande di questo genere sorgono spontaneamente quando ci si trova di fronte all’evidenza dei fatti, che è quella che, molto spesso, chi sceglie, con consapevolezza e piena razionalità, di non volere figli, si sente quasi automaticamente sottoposto al pubblico giudizio, e praticamente in obbligo di motivare la propria decisione.

Eppure, se a nessuno viene chiesto il motivo per cui desideri avere figli, non si capisce bene perché invece, sul versante opposto, il non desiderio di diventare genitore debba costantemente essere giustificato, spiegato, come fosse un’anomalia della specie, un evento eccezionale e non naturale.

Alcuni sembrano accettare con fatica – eufemismo – il concetto che non tutti si sentano tagliati per essere madri o padri, che preferiscano concentrare i propri sforzi e le proprie risorse in altri settori e che non sentano affatto la necessità di crescere un figlio per sentirsi pienamente soddisfatti di sé; tanto che talvolta ci viene dato di pensare (ed è un’ipotesi davvero inquietante) che questi “amanti della genitorialità” preferirebbero vedere padri e madri inadeguati, svogliati e indolenti, crescere figli solo perché “è la società che lo impone e lo chiede” e non per sincera volontà.

Invece, cosa c’è di più onesto che ammettere il proprio disinteresse verso la maternità (e, in misura seppur minore, la paternità, ma chissà perché una donna che non vuol essere madre fa ancora sempre più scalpore) e nell’esercitare la propria libertà di sentirsi bene, felici e completi anche senza un bambino?

Negli ultimi tempi, grazie anche alle testimonianze raccolte da documentari come Lunadigas, sempre più donne, anche nel mondo dello spettacolo, hanno scelto di raccontare perché non hanno mai avvertito il desiderio di un figlio, e di come, non per questo, si sentano meno “donne”; menti eccezionali come Margherita Hack, o Rita Levi Montalcini, hanno più volte affermato durante le loro vite di non sentirsi tagliate per il mestiere di madre, che richiede dedizione e responsabilità, e di aver difeso strenuamente il loro diritto a dedicarsi ad altro che non fosse la maternità, pur essendo state cresciute ed educate in un contesto storico e culturale in cui il concetto del matriarcato e della donna angelo del focolare era più vivido che mai.

Come loro, molte sono anche le scrittrici – e gli scrittori – che più o meno chiaramente hanno espresso la volontà di non diventare genitori; abbiamo raccolto le dichiarazioni dei più famosi in gallery, eppure un interrogativo resta ancora in noi. Arriveremo mai davvero al punto in cui nessuno si senta più obbligato a dichiarare o giustificare le proprie scelte, in un senso o nell’altro, e possa vivere semplicemente come meglio crede, libero di sentirsi appagato con o senza figli, senza sentire il peso di ciò che la società “vuole” o giudica migliore”?

"Meglio non fare figli": 8 scrittori hanno "spiegato" il perché
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