Nel caso abbiate goduto delle gioie della maternità, un’ulteriore tribolazione si aggiunge alle tante che affliggono l’età di mezzo: l’adolescenza dei figli.

È infatti nel momento in cui gli ormoni della menopausa entrano in collisione con quelli dell’adolescenza che si vede se siamo in grado di mantenere il proposito, espresso in gioventù, di essere diverse dalle nostre madri. Perché è facile fare i genitori illuminati di bimbi piccoli e definirci “archi da cui loro, come frecce, son scoccati”, ma è sulla lunga distanza che si misura la caratura del genitore davvero progressista.

È quando i ragazzi tornano a casa a orari assurdi e affrontano i rigori invernali con le caviglie al vento, quando indossano outfit improbabili e prendono decisioni che non capiamo, che si vede l’imprinting che le nostre mamme hanno avuto su di noi e la nostra capacità di differenziarcene.

“Il problema è che mamme degli anni Settanta non erano proprio mamme, ma una categoria dello spirito. E da questa è più difficile fuggire ” dice un’amica che sa tutto. Se dunque vogliamo evitare di pronunciare le frasi che ci hanno afflitto durante l’adolescenza, diventa necessario mettere a fuoco quella categoria con tutti i suoi vezzi e le sue paturnie.

Ecco quindi un compendio ragionato degli atteggiamenti che noi, mamme di adolescenti del nuovo millennio, dovremmo avere ben presenti per non incorrere negli errori delle nostre madri.

“Questa casa non è un albergo”

Non appena pronuncerete questa frase – e accadrà prima che ve ne possiate rendere conto – valutate l’opportunità di trasformare la vostra abitazione in un bed and breakfast: l’adolescenza dei figli è un tourbillon di pigiama party, sconosciuti che girano per casa, rientri fuori programma e uscite repentine. Tanto vale farsi pagare.

 “Mangia la merendina arricchita all’olio di palma”

Le nostre mamme avevano fiducia incondizionata nel progresso e reputavano una buona idea offrire ai figli cibo industriale fin dalla nascita. Era convinzione comune che il latte in formula fosse preferibile a quello del proprio seno e che bisognasse sostenere lo sviluppo dei corpi in crescita offrendo cibo chimico ricco di grassi, conservanti e coloranti artificiali, sinonimo di modernità. Per contro noi abbiamo offerto ai nostri ragazzi cibo di stagione no-OGM a chilometro zero sin dallo svezzamento e adesso li vediamo reagire a tanta salubrità sfondandosi di patatine e milk shake. A posto così.

“Non importa se è estate: devi indossare la canottiera”

Per reazione oggi i ragazzi indossano solo t-shirt e noi glielo lasciamo fare. Colpa del riscaldamento globale, forse, o delle mezze stagioni che non esistono più. Magari, più banalmente, non vogliamo essere come le nostre madri che ci ordinavano di coprirci perché sentivano freddo – loro!

“Signora, è una femmina. Si ricordi di tagliarle i capelli alla maschietta ogni primavera”

È una frase che, credo, le ostetriche dicessero alle puerpere immediatamente dopo il parto. L’amica che sa tutto giustifica così la tendenza delle nostre mamme a mandarci in giro nei mesi caldi con tagli punitivi il cui ricordo ancora ci atterrisce. Monica Bellucci ha confessato in un’intervista di essersi accorta di essere bella quando le venne risparmiata la consueta ranzata primaverile. Dev’essere per questo che la figlia, Deva Cassel, vanta una chioma uscita incolume dagli allarmi-pediculosi dell’infanzia, mentre i nostri adolescenti possono esibire complicate architetture tricologiche che includono colorazioni pastello, rasature artistiche e tagli mullet – che Dio li perdoni.

“C’è il cambio di stagione, ci vuole una cura ricostituente”

La nostra generazione è capace di commuoversi al ricordo degli integratori vitaminici che eravamo costrette a ingurgitare e che ci procuravano una fame chimica a cui oggi imputiamo i nostri chili di troppo. Per le mamme degli anni Settanta si era sempre sottopeso e ogni scusa era buona per rifilarci fialette di ferro, carnitina e olio di fegato di merluzzo – magari assunti tutti assieme ché l’adolescenza debilita.
Le mamme contemporanee sanno che l’inappetenza è come l’acetone: una delle tante tribolazioni che hanno caratterizzato un’epoca e di cui si è perso il ricordo negli anni a seguire. Invece i chili in più rimangono. Oh, se rimangono!

“Non ti compro il motorino”

Quando eravamo adolescenti avere un motorino significava libertà e indipendenza. Averlo non era affatto scontato: prima bisognava intraprendere una lunga e complessa trattativa che richiedeva doti diplomatiche, resistenza allo stress, management by objectives e definizione delle risorse necessarie all’adempimento della mission. E magari alla fine i genitori ti dicevano di no. Oggi il motorino non si usa quasi più e noi genitori di adolescenti rivestiamo il nostro ruolo di educatori accompagnando i ragazzi in giro per feste e manifestazioni sportive. “Vi prego, permetteteci di regalarvi il motorino!” imploriamo stremati. “Non lo vogliamo. Fa troppo microcriminalità di Secondigliano” rispondono i ragazzi. Vedi, a volte, il karma…

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