Le fasi e le preoccupazioni legate al parto naturale

Il parto naturale rappresenta per molte donne un passaggio chiave, che segna inevitabilmente un cambiamento radicale nella propria vita.
La voglia di stringere il proprio bambino non ha fatto altro che crescere nei nove mesi di gravidanza, ma per poterla finalmente realizzare, occorre superare quest’ultimo ostacolo, quello che spaventa di più, quello su cui ogni mamma avrà la propria personale opinione da darvi, ma c’è anche chi inizierà ad angosciarvi arrivate alle ultime settimane.
Per aiutarvi ad affrontare questa incredibile esperienza, abbiamo deciso di darvi tutte le informazioni utili da sapere sul parto, così da affrontarlo con maggior serenità!

Le fasi e le preoccupazioni legate al parto naturale

Le fasi del parto naturale

Con la gravidanza e il parto il nostro corpo riesce a creare una nuova vita e a introdurla nel mondo. Un processo che possiamo anatomicamente spiegare nei minimi dettagli, ma che a ben pensarci assomiglia molto a un miracolo. In quanto donne, la magia di tutto questo ci è forse più chiara di qualsiasi altro aspetto.
Non potendo però indagare il grande mistero che il parto nasconde in sé, ci limiteremo a descriverne gli aspetti su cui la scienza è riuscita a far luce, ovvero i meccanismi con cui avviene.

Possiamo dividere il processo che ci condurrà verso la nascita del nostro bambino in più fasi:

  • Fase prodromica: si tratta della fase in cui il nostro corpo, giunto al termine della gravidanza, inizia a prepararsi per il parto. Può durare qualche ora così come qualche giorno. Il collo dell’utero si assottiglia e si appiattisce, per aprire la strada alla dilatazione. Questa fase spesso non è avvertita dalla donna, se non con qualche dolorino assimilabile a quelli del ciclo.
    Non è comunque il caso di correre subito in ospedale al presentarsi di questi primi sintomi, in quanto rischieremmo di essere rimandate a casa o di aspettare troppo.
    La cosa migliore da fare è attendere il momento della rottura delle acque, la perdita del tappo mucoso o quando inizieremo ad avvertire contrazioni regolari, in un parola: quando sarà iniziato il travaglio.
  • Fase dilatante del travaglio: le contrazioni inizieranno a farsi sempre più frequenti e dolorose, con una durata che può andare dal 40 ai 60 secondi, ma anche 90. Il collo dell’utero inizierà a dilatarsi, partendo dai 3-4 centimetri (fase iniziale) fino ad arrivare all’apertura massima di 10 centimetri.
    Nel frattempo il nostro bambino, se correttamente posizionato, avrà iniziato a discendere lungo il canale vaginale. Questa fase ha una durata che può variare molto da donna a donna e in base anche alle condizioni esterne, tra cui stress e agitazione.
    È opportuno quindi cercare di affrontarla con serenità, per quanto siamo ben consapevoli che non sarà affatto facile. La cosa migliore è comunque affidarci ai consigli dell’ostetrica, che ci saprà suggerire le posizioni e le procedure più idonee per la nostra salute e quella del bambino.
  • Fase di latenza: si tratta di un momento di riposo, in cui le contrazioni ci daranno un attimo di tregua, mentre il bambino continuerà comunque a scendere. Ha una durata di circa 30 minuti, nei quali vi sarà consigliato di riposarvi il più possibile.
  • Fase espulsiva del travaglio: si tratta del parto vero e proprio, ovvero il momento in cui metteremo alla luce il nostro bimbo.
    È la fase in cui l’ostetrica ci chiederà una sola cosa: spingere. Dobbiamo infatti aiutare nostro figlio nell’attraversare l’ultimo tratto di strada che lo separa dal mondo e, per farlo, potremo assumere le posizioni che ci risulteranno più comode: accovacciate, carponi o sedute.
    In questa fase, specialmente se si tratta del primo parto, non è inusuale che si verifichino lacerazioni che avranno poi bisogno di punti di sutura, oppure, a fronte di una necessità, il ginecologo può decidere di intervenire con l’episiotomia, ovvero un taglio chirurgico dalla vagina verso l’ano, per favorire così maggior spazio di uscita per il feto.
    Quando, dopo la testolina, anche le spalle saranno finalmente all’esterno del nostro corpo, potremo finalmente dire che il bimbo è nato.
  • Fase di Secondamento: se il nostro bimbo sarà nato senza alcuna complicazione, potremo finalmente rilassarci nel sentire per la prima volta la sua voce. Tuttavia, mentre le puericultrici si prenderanno cura di lui, il nostro corpo continuerà a lavorare, in quanto non avrà ancora finito il processo legato al parto naturale.
    Avvertiremo infatti altre contrazioni che ci aiuteranno nell’espulsione della placenta, che avviene solitamente entro 15 minuti.
    Dopodiché ci manterranno per qualche ora sotto osservazione, mentre potremo finalmente stringere tra le braccia nostro figlio e tentare di allattarlo per la prima volta.

La paura del dolore

La più grande preoccupazione mentre si aspetta l’arrivo del parto è quella legata al dolore che inevitabilmente si proverà. È talmente avvertita in certe donne, che diverse decidono di rinunciare proprio per questo motivo.

In realtà esistono alcuni modi per ridurre il dolore legato al parto, ai quali, problemi medici permettendo, una futura mamma può sempre ricorrere.

Il più famoso è l’utilizzo dell’epidurale. In realtà in Italia è un’opzione che viene ancora superata dal ricorso al parto cesareo, il quale però dovrebbe essere preso in considerazione solo per motivate e certificate esigenze mediche, in quanto si tratta pur sempre di un intervento chirurgico che, se risparmia alla madre gli immediati dolori del travaglio, le lascia però non poche conseguenze per la fase successiva.
Se, in ogni caso, avete subito questo tipo di intervento con una gravidanza precedente, sappiate che affrontare un parto naturale dopo un cesareo non comporta alcuna complicazione.

L’epidiruale consiste in un’anestesia locale, che viene iniettata con un ago nella zona lombare, che sarà in grado di farci avvertire le contrazioni, risparmiandoci però i dolori.
Per poter ricorrere a questa opzione è necessario prendere la decisione molto prima del parto, in quanto sarà necessario un colloquio con l’anestesista, per valutare eventuali fattori di rischio.
Potremo poi decidere di chiedere l’epidurale in qualsiasi momento del travaglio, ma un certo preavviso è comunque consigliabile, anche per l’organizzazione dello stesso anestesista.

Con l’epidurale i dolori del parto non saranno quindi più un problema, ma, così come nel caso del parto cesareo, potremmo ritrovarci ad affrontare conseguenze successive, come cefalee e mal di schiena, che rischiano di durare a lungo e che con un parto naturale non avremmo.
Un grande vantaggio di quest’ultimo è infatti la ripresa repentina che è in grado di offrire, tanto da poter tornare a camminare nel giro di qualche ora.

Un altro espediente per diminuire il dolore è costituito dal parto naturale in acqua. Si tratta di una tecnica che pare non avere nessun svantaggio, ma solo benefici, garantendo sia alla madre che al bambino un ambiente più rilassato in cui effettuare il parto.
Anche in questo caso la scelta deve essere presa prima, in quanto servirà tempo all’ospedale per preparare tutto l’occorrente, tra cui la vasca che dovrà accogliere la donna. Non tutte le strutture possono offrire tale servizio, ma sembra essere una prassi sempre più diffusa.

A tale proposito, sono molteplici le reazioni delle donne durante il parto.

Una complicazione del parto naturale: il parto podalico

Un’altra delle angosce che assillano le donne in attesa del parto è che il bambino sia correttamente posizionato quando verrà il momento di spingere.
Difatti, per una nascita senza complicazioni, il feto deve essere rivolto con la testa versa il basso e sarà appunto quest’ultima a essere la prima parte del corpo a uscire. Parleremo dunque di parto cefalico.

Tuttavia, può accadere che il bimbo non si trovi capovolto, presentando quindi le gambe o le natiche verso l’uscita, trovandosi quindi in posizione podalica. Ciò comporterà un parto più complicato e più lungo, durante il quale sarà necessario l’intervento del ginecologo, che garantirà lo svolgersi nel migliore dei modi del parto naturale podalico.

Purtroppo la madre non può intervenire in alcun modo per il corretto posizionamento del bimbo nelle settimane precedenti il parto. L’unico possibile ed eventuale rimedio può essere una manovra di rivolgimento, che effettuerà il ginecologo, solo al termine della gravidanza, in quanto potrebbe comportare l’insorgere di forti contrazioni che rischierebbero di dare avvio al parto vero e proprio.

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