Mai sentito parlare dell’ormone dell’amore? Questo è il soprannome dato all’ossitocina, ormone che pare abbia molto a che fare con la sfera sentimentale di uomo e donna, influenzandone sentimenti, funzioni fisiologiche e psicologiche, relazioni.

L’ossitocina ha molto a che fare col parto. Basti pensare che quando la sua produzione è insufficiente e la gravidanza è a rischio, si somministra alla partoriente ossitocina sintetica, affinché la donna possa mettere al mondo il suo bambino. Ma ci sono protocolli specifici da seguire in questi casi, essendo comunque una procedura non immune da rischi e pericoli.

Cos’è l’ossitocina?

L’ossitocina è un ormone prodotto dall’ipotalamo e secreto dalla neuroipofisi, la porzione posteriore della ghiandola chiamata ipofisi. La scienza si è molto soffermata su questo ormone, viste le implicazioni nella vita di uomini e donne, dal concepimento fino alla vita adulta, passando per tutte le fasi della crescita.

Infatti è coinvolto nel travaglio, nel parto, nell’allattamento, nelle interazioni sociali, nelle relazioni sentimentali e sessuali, nei legami comunitari e di gruppo. Per fare qualche esempio concreto, promuove l’attaccamento materno, la lattazione, il legame fra partner.

I cibi che determinano una maggiore produzione di ossitocina da parte dell’ipofisi sono:

  • melograno;
  • cacao;
  • cioccolato;
  • vaniglia;
  • miele;
  • fragola;
  • banana.

Il ruolo dell’ossitocina nel parto

ossitocina e parto
Fonte: iStock

L’ossitocina viene naturalmente e abbondantemente prodotta durante il travaglio e poi al momento del parto: è proprio l’ormone responsabile delle contrazioni delle cellule muscolari uterine. In casi particolari, si somministra per via endovenosa, così da indurre il parto e ridurre le complicazioni, sia per la mamma che per il bambino.

Si ricorre a ossitocina sintetica prodotta in laboratorio in caso di gravidanza a rischio, in caso di superamento del termine o di travaglio troppo lungo, in caso di preeclampsia o rottura prematura delle membrane dell’utero. Serve a favorire i movimenti dei muscoli uterini, aumentare le contrazioni e preparare la cervice al parto.

Ma l’ossitocina interviene anche dopo il parto. Nella fase dell’allattamento è il neonato stesso, durante la suzione sul capezzolo, a stimolarne la produzione e a favorire la contrazione della muscolatura attorno alle ghiandole mammarie, che a sua volta aumenta la produzione di latte.

I possibili effetti collaterali dell’ossitocina

L’ossitocina, proprio perché così importante nella sfera dei sentimenti e delle relazioni, può avere degli effetti negativi o pericolosi sui comportamenti. Stimolando altruismo, generosità ed empatia può agire come inibitore dei freni sociali come la paura, l’ansia e lo stress, accentuando la fiducia nel prossimo e impedendo di riconoscere situazioni di pericolo.

Non sono da sottovalutare, per questi motivi, le possibili implicazioni nello sviluppo di patologie che riguardano proprio le abilità sociali e i deficit relazionali: depressione, disturbi d’ansia e dell’umore. Inoltre, la comunità scientifica si sta interrogando anche sulle possibili relazioni tra disfunzioni nei bambini con disturbi autistici e ossitocina.

Ma entrando nello specifico, invece, della relazione tra ossitocina e parto, anche qui ci sono delle considerazioni da fare. L’ossitocina deve essere somministrata con cautela e gli effetti del farmaco sull’utero variano notevolmente da soggetto a soggetto. Tendenzialmente una dose comincia ad avere effetto dopo 40 minuti: può causare contrazioni anche eccessivamente forti e frequenti, così come non aver alcun effetto. Il primo caso, può ridurre l’apporto di ossigeno al cervello del bambino, con conseguenze quali paralisi cerebrale infantile, ritardo mentale o altre disabilità.

Tra le altre complicazioni legate all’uso di ossitocina figurano:

  • sofferenza fetale;
  • aritmia cardiaca;
  • tachicardia;
  • convulsioni;
  • ipertensione;
  • lacerazione dell’utero;
  • emorragia post-partum.

L’uso di ossitocina è quindi consigliato solo nei casi d’emergenza, quando proseguire la gravidanza metterebbe a rischio madre e bambino. Essenziale è assicurarsi che vengano condotti monitoraggi appropriati: frequenza cardiaca fetale e attività contrattile uterina. Inoltre, la donna deve essere messa al corrente del caso e il medico deve valutare con lei rischi e benefici.

L’argomento è delicato e controverso: non si può sottovalutare il fatto che l’utilizzo improprio di ossitocina è tra le principali cause di contenzioso medico legale in ostetricia, come spiegato nel documento Induzione al travaglio di parto, realizzato alla Fondazione Confalonieri Ragonese su mandato SIGO, AOGOI, AGUI.

Il manuale contiene tutte le informazioni che riguardano l’induzione, comprese linee guida, metodi e rischi, con ampi riferimenti appunto all’ossitocina, al suo impiego e alle sue controindicazioni.

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