Quando la gravidanza si avvicina al termine previsto, la futura mamma, in modo particolare se al primo figlio, entra in una spirale di emozione e di agitazione: emozione, perché presto potrà stringere tra le braccia il suo piccolino, agitazione, perché l’idea del travaglio e del parto la spaventano, visto che non sa cosa aspettarsi. In tal senso, non sono per nulla di aiuto le testimonianze di parenti e di amiche varie, che fanno sembrare il parto come l’esperienza più dolorosa e terribile, per giunta della durata di due giorni, che una donna possa affrontare. Non che partorire sia una passeggiata, ma si tratta di un’esperienza diversa per ognuna.

Esistono certo dei momenti che compongono il travaglio e il parto che devono necessariamente essere affrontati, ma ogni donna li vive in modo personale, sia per quanto riguarda la percezione del dolore sia per quanto riguarda le tempistiche. In ogni caso, per fugare l’ansia può essere utile conoscere questi momenti, per arrivare preparate al momento più emozionante della vita di una donna, quella della nascita di suo figlio.

Travaglio e parto si possono suddividere i quattro fasi diverse: fase prodromica, travaglio attivo, fase di secondamento e post-parto. Analizziamo ora nel dettaglio che cosa accade al corpo della mamma e al bambino in ciascuno di questi momenti.

1. Prodromi del travaglio

Travaglio e parto
Fonte: web

La fase prodromica, che può durare poche ore come qualche giorno, è la fase di preparazione: i tessuti della donna si dispongono per il passaggio e l’uscita del neonato; il collo dell’utero si appiana, si accorcia e diventa più sottile, per dare il via alla dilatazione. A volte questa fase non viene percepita dalla futura mamma, in quanto non dà segnali precisi, anche se possono esserci, in particolare la notte, delle contrazioni lievi e irregolari, cioè dei dolori simili a quelli che si sentono per le mestruazioni, al basso ventre e alla schiena. Durante questo momento si può anche provare un senso forte di stanchezza oppure avere qualche episodio di dissenteria.

Ma quando è il momento per andare in ospedale? Di solito, correre in ospedale non appena si sentono i primi sintomi non è l’ideale, in quanto il travaglio avrà inizio dopo delle ore e quindi il rischio è quello di essere rimandate a casa e di essere sottoposte a stress per nulla, quando sarebbe meglio riposarsi. Bisogna andare in ospedale quando ha inizio il travaglio, cosa che accade quando si presenta una tra queste situazioni: rottura del sacco, perdita del tappo mucoso o contrazioni regolari.

La rottura del sacco amniotico è la così detta rottura delle acque: la sacca dove si trova il bimbo con il liquido amniotico si rompe e quest’ultimo fuoriesce. Il liquido, trasparente e inodore, può fuoriuscire a gocce oppure essere più abbondante. La perdita del tappo mucoso avviene invece quando il tappo, composto da sostanza gelatinosa e mucosa biancastra, con striature rosa, si stacca, evento che può essere accompagnato anche da piccole perdite di sangue. Infine ci sono le contrazioni: devono far andare in ospedale solo quando sono continue, una ogni 10 minuti circa, e mano a mano diventano più intense.

2. Travaglio attivo

Travaglio attivo
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Il travaglio attivo si divide in due fasi, una dilatante ed una espulsiva, che coincide con il parto vero e proprio. Nella fase dilatante, che comunemente è chiamata solo travaglio, le contrazioni sono dolorose e si verificano circa ogni cinque minuti e durano 40-60 secondi. Il collo dell’utero si dilata sino a raggiungere una dilatazione completa (10 cm), mentre la testa del neonato comincia a scendere lungo il canale vaginale

Quando il travaglio è fisiologico, la futura mamma, invece di andare in sala parto, può restare nella propria camera e fare ciò che la aiuta ad alleviare il dolore e a distrarsi, come una doccia calda, ascoltare della musica, assumere qualche posizione particolare, farsi massaggiare la schiena dal futuro papà. Volendo, può anche mangiare qualcosa che contenga zuccheri, per avere maggiore energia.

La durata della fase dilatante del travaglio non è uguale per tutte le donne e dipende dalla struttura fisica materna, dalla forma del canale del parto, dalla grandezza del bimbo, ma anche dalla tranquillità o l’agitazione con cui questa viene affrontata. In ogni caso, di solito la dilatazione procede di un centimetro all’ora, anche se può essere più veloce o più lenta. Durante questo tempo, si possono verificare diversi sintomi, come la nausea, il vomito, la voglia di defecare, tremori o brividi.

Quando si raggiungono i 7/8 centimetri di dilatazione si sente il bimbo che preme sia sulle pelvi sia sul retto e la voglia di iniziare a spingere, ma è bene aspettare le indicazioni dell’ostetrica per iniziare a farlo, per evitare lacerazioni, in quanto la dilatazione non è completa.

Segue poi la fase espulsiva, che si compone a sua volta di due momenti: una fase di transizione, detta latenza, e il parto. La latenza è un momento di riposo, di circa 30 minuti, durante il quale sembra che le contrazioni si fermino, anche se in realtà il bambino continua a progredire; in questa fase i tessuti della donna si adattano per il passaggio del bambino e lei può cogliere l’occasione per riposarsi prima dello sforzo finale. Passata la latenza, ha inizio il parto, contraddistinto da una sensazione forte di spingere; per far questo, la futura mamma può assumere diverse posizioni: accovacciata, carponi, seduta. È importante ascoltare il proprio corpo e i consigli dell’ostetrica per trovare la posizione più comoda.

La fase espulsiva ha durata variabile da donna donna e, in caso di primo parto, può durare anche due ore, sempre che non ci siano segni di sofferenza fetale. Durante questa fase il bambino scende lungo il canale del parto, flettendo la testa verso il torace per e ruotando per adattare i suoi diametri a quelli del bacino della mamma. Quando la testa è uscita, il bambino, con l’aiuto di una contrazione della mamma, fa un’ultima rotazione: in questo modo libera le spalle e può finalmente uscire.

3. Secondamento

Secondamento e parto
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Il bambino è finalmente nato! È un momento di profonda emozione per la mamma (e per il papà, se è entrato anche lui in sala parto), in cui per la prima volta si sente la voce del proprio bimbo e lo si può stringere tra le braccia.

Dopo la nascita al bambino viene reciso il cordone ombelicale, di solito quando questo ha smesso di pulsare, cosa che avviene dopo pochi minuti. Poi il bambino viene preso dalle puericultrici, per essere lavato, misurato e pesato. Intanto per la mamma avverrà l’espulsione della placenta, di solito entro 15 minuti. Segue poi la sutura di eventuali lacerazioni, molto frequenti al primo parto, che possono essere spontanee oppure dovuto all’episiotomia, cioè un’incisione  tra vagina e ano che facilita la discesa del bimbo.

Dopo questo momento alla mamma, che sarà tenuta sotto osservazione per un paio d’ore, verrà riportato suo figlio, per provare subito ad attaccarlo al seno: la suzione favorisce infatti la contrazione dell’utero, utile a ridimensionarlo e ad evitare emorragie.

4. Post-parto

Travaglio e puerperio post-parto
Fonte: web

Il post-parto, o meglio puerperio, è un periodo di circa quaranta giorni dopo il parto durante il quale il corpo subisce dei cambiamenti che lo fanno tornare a come era prima della gravidanza. Le pareti pelviche dopo il passaggio del bambino non sono più toniche e può succedere che una risata o uno sforzo facciano fuoriuscire qualche goccia di pipì; per aiutarle a tornare come prima, si possono fare degli esercizi, simulando di trattenere l’urina e rilasciando per diverse volte al giorno.

In caso di gonfiore si possono fare degli impacchi di acqua tiepida e sale e se i punti fanno male si può usare una soluzione antisettica formulata apposta per il post-parto. È meglio evitare di avere rapporti sino alla prima visita ginecologica che viene fissata alla fine del puerperio, durante la quale si saprà se l’utero è tornato come prima e se non ci sono infezioni.

Inoltre subito dopo il parto iniziano i lochi, cioè perdite di sangue che puliscono l’utero: all’inizio saranno molto abbondanti e di un colore rosso acceso, per poi diminuire a schiarirsi, fino a smettere. Queste perdite durano per circa un mese.

Il puerperio è un periodo speciale, in cui mamma e bambino imparano a conoscersi, in cui la donna si abitua alla nuova vita, in cui si inizia a capire che per un periodo di tempo si passeranno le notti in bianco e che il tempo a disposizione per se stesse è davvero poco. Per questo è importante che qualcuno aiuti e sostenga la mamma, anche nei mestieri di casa, che deve approfittare di ogni momento in cui il bambino dorme per riposare.

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