Allattamento: tutte le dritte per vivere al meglio questa fase della vita

L’allattamento è il modo in cui i genitori – solo la madre quando parliamo di quello al seno – nutrono il proprio bambino nei primi mesi di vita, prima dello svezzamento. Non tutte le donne possono (o in alcuni casi vogliono) allattare al seno il proprio bambino e quindi si ricorre all’allattamento artificiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia però di allattare al seno – o di procedere con l’allattamento misto se il latte al seno è poco – almeno per i primi sei mesi di vita del bambino. Non si tratta solo di creare un legame madre-figlio, ma anche di fornire nutrimento e anticorpi – per esempio quelli delle malattie esantematiche che la mamma ha già fatto, ma non quelle per cui la madre è vaccinata. Vista l’elevata importanza di questa pratica, vediamo subito quali sono i vantaggi per mamma e bimbo!

Allattamento: tutte le dritte per vivere al meglio questa fase della vita

Allattamento al seno, ecco perché è un toccasana per mamme e neonati

Abbiamo già sottolineato quanto sia importante per il bebè l’allattamento al seno. Non si tratta di una convinzione popolare: l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento materno esclusivo (e quindi non allattamento misto) almeno per i primi sei mesi di vita del bambino, mantenendo poi il latte materno come alimento principale sino al primo anno di vita ma introducendo progressivamente alimenti complementari (ossia svezzando il neonato). Sempre stando all’OMS, inoltre, se la madre lo desidera e il bambino non oppone resistenza, l’allattamento al seno può proseguire anche oltre i due anni. 

L’allattamento non porta benefici soltanto al bambino, ma risulta particolarmente benefico anche per la mamma: in quel periodo, infatti, il suo organismo produce ormoni in grado di favorire la calma, il rilassamento e la serenità, un retaggio istintivo volto a incrementare l’istinto materno e il legame col bimbo. Non a caso, alcuni studi dimostrano che nelle donne che allattano si registra una drastica riduzione (attorno all’80%) dei casi di depressione post-parto. Non solo: l’allattamento aiuta le donne a smaltire i grassi accumulati naturalmente durante la gravidanza e favorisce un ritardo nel ritorno delle mestruazioni, consentendo così alla madre di conservare e aumentare le sue riserve di ferro.

Per il bambino l’allattamento al seno è un gesto fondamentale perché gli consente di cementare il legame già avviato nell’utero materno – che prende il nome di bonding tra madre e figlio. In termini di salute del piccolo, è dimostrato che l’allattamento diminuisce le possibilità di contrarre diverse patologie come malattia di Crohn o diabete mellito di tipo 2, laddove accresce la sintesi dei fattori di crescita, le capacità cognitive e l’altezza, potenziando al contempo il sistema immunitario. Affrontiamo ora un argomento legato a doppio filo all’allattamento al seno: la montata lattea!

Allattamento e montata lattea

La produzione di latte materno nell’organismo inizia spesso prima del parto, oppure in stretta coincidenza con lo stesso. Il primo latte è un liquido dal colore giallognolo, il colostro, un alimento particolarmente nutriente composto da acqua, grassi, leucociti, proteine, carboidrati e immunoglobuline che trasmettono al bimbo gli anticorpi della mamma.

Questo è il primissimo alimento che assaggerà il bebè subito dopo la sua nascita, ma dovrà prepararsi a cambiare gusti in fretta: entro 2-4 giorni (da notare che il termine non è tassativo e può essere anche più lungo), infatti, il corpo produce la montata lattea vera e propria: passando per la breve fase del latte di transizione, il colostro si trasforma in latte, il che significa che diminuisce il contenuto di sali minerali e proteine a fronte di un incremento dei grassi.

È questo il momento in cui i seni si fanno più turgidi – e non di rado doloranti – e aumentano ulteriormente le loro dimensioni, “problemi” che però tendono ad attenuarsi con la suzione che svuota le mammelle e riporta la situazione a uno stato di semi normalità. 

Ma è sempre possibile l’allattamento al seno?

Allattamento artificiale, quando e perché ricorrervi

Come abbiamo già avuto modo di anticipare, ci sono casi in cui è necessario ricorrere all’allattamento artificiale o misto.

La nutrizione artificiale, in particolare, si rende necessaria qualora viga il pericolo di trasmissione al bimbo di virus altamente patogeni (per esempio Hiv o tubercolosi), se la mamma abusa di alcol o se il piccolo soffre di galattosemia, una malattia che non consente di trasformare il galattosio in energia, o di fenilchetonuria.

Può anche capitare che si verifichino disturbi “in corsa”, i quali tuttavia in molti casi possono essere risolti. In genere si tratta di problemi legati alla non ancora corretta suzione da parte del neonato, che deve ancora imparare ad attaccarsi al seno: ci stiamo riferendo alle ragadi del capezzolo, all’ingorgo mammario – ostruzione dei dotti che impedisce al latte di fluire – e alla mastite, infiammazione della mammella di origine batterica che richiede l’assunzione di antibiotici. In questi casi, consultare la propria ostetrica può aiutare a favorire un corretto attacco del neonato.

In termini generali, sono piuttosto rari i casi di mancanza totale di latte che costringono all’allattamento artificiale: la stessa opzione viene presa in considerazione per ordine del medico se la madre assume medicinali particolari, se soffre di alcune malattie o per questioni prettamente psicologiche.

In queste circostanze si utilizza il latte formulato, specifico per i neonati, l’alimento che si avvicina maggiormente al latte materno. Anche senza l’allattamento al seno, se attuate le giuste strategie al bimbo non mancheranno il legame e il senso di rifugio e protezione. La mamma a sua volta deve riuscire a trasmettere calma e serenità, sedendosi comoda al riparo da rumori e distrazioni e tenendo il bimbo con una presa ferma, fondamentale per comunicare sicurezza. Durante il pasto è consigliabile che la madre guardi il bimbo negli occhi, gli parli o gli canti una canzone, aspettando i suoi tempi senza forzarlo.

Abbiamo anche accennato all’allattamento misto che, come suggerisce l’espressione, combina l’allattamento al seno con la nutrizione artificiale secondo un programma specifico e personalizzato stabilito con lo specialista. Si ricorre all’allattamento misto se la donna non ha latte a sufficienza, aspetto che può dipendere da diversi fattori, come l’alimentazione scorretta, lo stress, la mancanza di riposo o un livello di ingestione di liquidi insufficiente. L’allattamento misto può anche essere una scelta deliberata della madre: non è un mistero che allattare sia faticoso e impegnativo, pertanto alcune mamme preferiscono passare all’allattamento misto per poter essere più serene e trasmettere le giuste sensazioni al neonato. 

Abbiamo detto che una delle ragioni della mancanza di latte può essere l’alimentazione scorretta. Vediamo dunque qual è la dieta più appropriata per l’allattamento.

La dieta migliore per le mamme che allattano

Affinché il latte materno sia effettivamente l’alimento più appropriato per il neonato, la mamma è tenuta a seguire una specifica alimentazione in allattamento, sana e nutriente, in grado di sostenere se stessa e le fatiche a cui è sottoposta e di fare in modo che il bimbo riceva tutte le sostanze di cui ha bisogno.

Il regime alimentare di una madre che allatta non prevede nulla di trascendentale. Semplicemente, l’alimentazione dev’essere completa e comprendere cereali – pasta, riso, orzo… -, legumi, frutta e verdura, carne e pesce, uova e latticini. Bisogna inoltre bere almeno due litri d’acqua al giorno, tenendo presente che possono andar bene anche brodini, tisane e succhi di frutta non eccessivamente zuccherati, meglio se preparati in casa.

Naturalmente ci sono anche cibi di cui moderare l’assunzione. Parliamo di dolci, ma anche di spezie, aglio, cipolle, funghi, curry, peperoni, gorgonzola o acciughe, insomma di tutti quegli alimenti che potrebbero dare un sapore più forte e quindi potenzialmente sgradevole al latte. 

Tra i cibi con i quali non eccedere in allattamento ci sono poi gli insaccati, la selvaggina, i crostacei, i molluschi e la carne cruda, come pure fagioli o lieviti che potrebbero provocare disturbi intestinali o coliche al bimbo. 

Alcol e caffeina dovrebbero essere moderati quanto più possibile: l’alcol, in particolare, passa facilmente nel latte e può provocare disturbi del sonno, diminuzione del latte o ipoglicemia.
Ci sono poi circostanze particolari in cui il bambino può manifestare reazione allergiche ad alcuni cibi che non rientrano in quelli da evitare o moderare: in questi casi è sempre meglio consultare lo specialista e stabilire con lui il da farsi.
Passiamo ora a parlare di alcune evenienze specifiche, a partire dall’allattamento in gravidanza!

È possibile allattare in gravidanza?

Può succedere che, a una manciata di settimane dal parto, una donna rimanga nuovamente incinta. A questo punto come comportarsi con l’allattamento? Dipende, anche se va detto che sono possibili controindicazioni ed effetti collaterali da tenere ben presenti: se una donna ha già avuto aborti o parti prematuri, dovrebbe evitare di allattare durante la gravidanza. L’allattamento, infatti, favorisce le contrazione uterine e il rilascio di ossitocina, elementi che potrebbero indurre il travaglio e quindi a dare alla luce il piccolo prematuramente. Non meno importante è il peso della donna: come detto, allattare è faticoso per il fisico e un eventuale dimagrimento potrebbe incidere negativamente sullo sviluppo del feto. 

A parte questi casi, nulla vieta che una donna incinta continui ad allattare, purché la sua alimentazione si arricchisca di conseguenza così come i tempi di riposo. Panoramica generale a parte, comunque, è bene discuterne preventivamente con il proprio medico che saprà fornire a ciascuna donna i consigli più indicati per la sua situazione. 

La seconda circostanza specifica di cui andremo a parlare è l’arrivo delle mestruazioni durante l’allattamento!

Mestruazioni in allattamento, come comportarsi

Può capitare che, in una fase avanzata dell’allattamento, quando i livelli di prolattina diminuiscono, torni il ciclo mestruale; è pur vero che il momento della ricomparsa delle mestruazioni è soggettivo e varia da donna a donna. Il ciclo, in ogni caso, non rappresenta un ostacolo per l’allattamento, che quindi può continuare come se nulla fosse accaduto.

È però possibile che si verifichino disagi momentanei: la diminuzione del latte, che può assumere un sapore diverso sgradito al bimbo, che quindi si nutre malvolentieri. Possono anche presentarsi irritazioni cutanee. Tuttavia, come dicevamo, si tratta di disturbi transitori, per i quali è comunque bene consultare il medico. 

Prima di concludere questo discorso, proviamo a capire se l’allattamento in pubblico sia ancora un tabù!

Allattare in pubblico è ancora un tabù?

In alcune giurisdizioni è addirittura vietato allattare in pubblico. Non è il caso del nostro Paese, ma questo non toglie che molte persone possano storcere il naso dinanzi a una donna che allatta in un luogo pubblico e questo nonostante negli ultimi anni le donne abbiano portato avanti campagne e battaglie per difendere quello che dovrebbe essere un diritto acquisito, senza se e senza ma.

Nei Paesi scandinavi, notoriamente più emancipati sulle tematiche sociali, è molto comune vedere donne che allattano in pubblico, mentre nei paesi mediterranei, così come in quelli anglosassoni, periodicamente si verificano incidenti in cui enti pubblici o privati o semplicemente persone presenti chiedono alla donna che allatta di nascondersi o allontanarsi.

Sono ormai parecchie le manifestazioni promosse in diverse parti del mondo per sensibilizzare l’opinione pubblica all’allattamento in pubblico, una possibilità per la donna di uscire e muoversi. 

A meno che non ci sia un nostro problema di imbarazzo, il nostro consiglio è di allattare serenamente a casa o fuori, visto che persino il Papa ha invitato le mamme ad allattare i loro bambini in Chiesa!

È quindi spesso possibile assistere a numerosi dibattiti su quale sia (o non sia) il luogo migliore per allattare al seno il proprio figlio.
Il tema è divenuto anche fonte di attualità tanto che gli sono stati dedicati eventi nazionali, come La Settimana per l’Allattamento Materno (SAM), flash mob e numerosi convegni. Così, se da una parte finalmente si parla tanto di un argomento delicato e meraviglioso, qual è l’allattamento al seno, dall’altra parte il rischio è di discriminare ora chi vuole o non può allattare.

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