Parto cesareo: tutto quello che è bene sapere!

Amiche in dolce attesa, presenti e future, aprite bene le orecchie (anzi, gli occhi): oggi parliamo di parto! Di parto cesareo, per la precisione, conosciuto anche come taglio cesareo. In linea generale sappiamo tutte di cosa si tratta: è un intervento chirurgico attraverso il quale si procede all’estrazione del feto dal ventre materno. Non è una pratica recente, anzi: le primissime testimonianze di cesareo risalgono addirittura a una legge romana, invero piuttosto macabra, che prevedeva l’estrazione del feto dalle donne morte. A parte questo, il primo taglio cesareo documentato venne effettuato intorno al 1500. Insomma, pare che la medicina abbia accumulato un bel po’ d’esperienza in merito. Ciò nonostante, permangono in noi molti e dubbi e paure quando si parla di cesareo. Partendo dalla storia, cerchiamo di affrontare le domande più comuni e di fornire le opportune risposte!

Parto cesareo: tutto quello che è bene sapere!

Parto cesareo, una storia che parte da molto lontano…

Come abbiamo già accennato, le origini del parto cesareo si perdono nella notte dei tempi. Abbiamo parlato dell’opinabile legge romana – che tuttavia va contestualizzata nell’epoca – che rimase in auge per molti secoli: anche dopo la caduta dell’Impero Romano, infatti, il taglio cesareo sulle donne morte veniva effettuato nel tentativo, non sempre a buon fine, di salvare il bambino. Il protagonista del primo taglio cesareo su una donna vivente nel 1500 è invece un certo Jakob Nufer: la cosa straordinaria per l’epoca è che la donna riuscì a sopravvivere all’evento e ad avere successivamente anche altri figli. La notizia in realtà è dibattuta: secondo altre fonti, infatti, il pioniere del parto cesareo è stato nel 1581 François Rousset, medico del Duca di Savoia.

Passando a tempi più moderni, il primo taglio cesareo è stato effettuato dal chirurgo britannico James Barry il 25 luglio 1826 a Città del Capo, in Sudafrica. E così, secolo dopo secolo e pratica dopo pratica, arriviamo ai giorni nostri. Negli ultimi trent’anni il ricorso al parto cesareo è aumentato notevolmente in tutto l’Occidente, con qualche variazione da Paese a Paese: in Scandinavia si registra un incremento tra il 12 e il 14%, negli Stati Uniti e in Canada del 20% sino al primo posto dell’Italia, che segna un balzo pari quasi al 40%. Anche qui, però, non tutte le Regioni agiscono allo stesso modo. Se la Provincia di Bolzano ha innalzato la sua percentuale di parti cesarei del 18%, la Campania registra un picco del 51,4%. A cosa sono dovute queste disuguaglianze? Probabilmente a una differente organizzazione dell’assistenza sanitaria, visto che le condizioni delle donne sottoposte (o no) a parto cesareo sono sostanzialmente le stesse. Ma quali sono le situazioni che favoriscono il ricorso a un parto cesareo? In generale un’età superiore ai 35 anni, un peso fetale superiore a 4 kg o inferiore a 2,5 kg, un precedente taglio cesareo, la posizione podalica del feto o una gravidanza gemellare. Già che ne stiamo parlando, andiamo ad approfondire l’argomento del parto cesareo gemellare!

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Parto cesareo gemellare: la parola d’ordine è “sicurezza”!

Ciò che conta di più in un parto gemellare è la sicurezza, tanto per la mamma quanto per i bimbi. Spesso, proprio per la sicurezza dei bambini e per evitare inutili rischi, per il parto gemellare si ricorre al taglio cesareo. Ciò accade anche nel caso in cui ci sia un ritardo nella crescita dei piccoli o in caso di placenta previa che può causare gravi emorragie. Il parto cesareo gemellare è sostanzialmente un obbligo quando un gemello pesa il 25% in meno rispetto all’altro o quando, in caso di gemelli monozigoti, vige il rischio di sviluppo della sindrome di trasfusione feto-fetale. Insomma, le casistiche sono molte e sono anche piuttosto complicate. A decidere, come sempre, sono i medici in base alle condizioni dei feti e della madre. In generale, giusto per dare una misura, il 50/60% dei parti gemellari avviene attraverso taglio cesareo. E se i gemelli sono da tre in su, la percentuale sale al 100%.

Ci sono altre situazioni in cui il parto cesareo è pressoché necessario, per esempio la presentazione podalica del feto!
C’è da ricordare però che per quanto il parto possa essere un’esperienza estremamente dolorosa (sia che esso è cesareo o naturale), esistono altri dolori ben maggiori…

Il parto cesareo nella presentazione anomala del feto

Quando si parla di “presentazione” del feto, si fa riferimento alla parte fetale che si presenta nella direzione del bacino materno. Nella presentazione cefalica il feto ha la testa in corrispondenza dell’ingresso del bacino materno e il parto, in assenza di complicazioni, sarà quindi molto probabilmente naturale. Al contrario, nella presentazione podalica il feto ha il sederino in prossimità del bacino materno, una situazione che si verifica nel 4% dei parti a termine. Un’evenienza più rara è la presentazione trasversale: il bimbo ha la testa rivolta verso un fianco materno e le natiche in direzione del fianco opposto, là dove la sua parte più vicina al bacino della mamma è la spalla.

La presentazione podalica e di spalla vengono considerate anomale: per quella di spalla, il parto cesareo è di rigore; per la presentazione podalica, sebbene il parto naturale potrebbe non essere impossibile, si preferisce comunque il cesareo perché il bimbo potrebbe correre gravi rischi.

Una volta che una donna ha partorito tramite taglio cesareo, si tende a favorire questa metodologia anche per ogni gravidanza dopo il cesareo, ma non si tratta di una regola assoluta. Lo si fa perché il taglio cesareo lascia una cicatrice sull’utero, che quindi si presenta meno elastico rispetto a un tessuto sano e “intoccato”: in linea teorica, una donna che abbia già subito un taglio cesareo rischia nel parto successivo la rottura dell’utero. Ciò non impedisce comunque di poter provare l’esperienza del parto naturale dopo un cesareo: in questi casi, abitualmente, si evita l’induzione farmacologia e si attende l’insorgenza spontanea del travaglio.

Abbiamo parlato del parto gemellare e della presentazione podalica, due condizioni che generalmente richiedono il parto cesareo programmato: di cosa si tratta esattamente?

Parto cesareo programmato: quando, come e perché

Come abbiamo già osservato, l’Italia è al primo posto per il numero di parti cesarei effettuati. Un’anomalia rispetto al resto del mondo, per quanto in alcuni casi il taglio cesareo sia necessario per evitare complicazioni alla mamma e al feto (o ai feti). Per questo può accadere che ci venga consigliato un parto cesareo programmato: può succedere se il bambino è podalico, per le gravidanze gemellari o in caso di precedenti parti cesarei. Tutte cose che abbiamo già spiegato, insomma.

Lasciando da parte i casi in cui il parto cesareo viene effettuato per ragioni d’urgenza, ossia a causa di complicazioni improvvise che insorgono proprio durante il parto, il ginecologo può optare per un cesareo programmato, illustrando alla futura mamma quali siano le ragioni che l’hanno spinto a questa scelta e presentandole vantaggi e svantaggi rispetto al parto naturale. Può anche essere la madre a chiedere di partorire con taglio cesareo, magari per paura: in questo caso, la richiesta va discussa accuratamente con il medico, che può comunque rifiutarsi di eseguire l’intervento. In fin dei conti si tratta sempre di un intervento chirurgico e sarebbe meglio evitarlo se non è strettamente necessario.

Nel parto cesareo programmato, la nascita viene concordata con la futura mamma un po’ prima del termine naturale della gravidanza, in genere attorno alla trentottesima settimana, quando il bimbo è già pronto per venire alla luce. Se si aspettasse oltre, si rischierebbe un travaglio spontaneo che renderebbe necessario un cesareo d’urgenza.

Come dicevamo, il cesareo è un intervento chirurgico e come tale ha delle conseguenze. Durante il parto, se il cesareo viene fatto d’urgenza si ricorre in genere all’anestesia generale, ma normalmente si utilizzano l’anestesia epidurale o spinale che alleviano il dolore e consentono alla mamma di stare sveglia. Generalmente per il cesareo si preferisce l’anestesia spinale: fa effetto in pochi minuti e comporta minori rischi di complicanze. Naturalmente le future mamme si staranno chiedendo quali e quanti siano i dolori post cesareo che, è inutile negarlo, ci sono. Ma sono la conseguenza normale di ogni parto, anche di quello naturale, e sono dovuti alle contrazioni dell’utero per tornare alle sue dimensioni originarie. Dopo un cesareo, inoltre, a far male è anche l’incisione: nella prima giornata i fastidi sono attenuati dai farmaci prescritti dall’anestesista, mentre nei giorni successivi la terapia viene valutata in base al dolore percepito e viene gestita in modo diverso da paziente a paziente.

Il tempo di recupero è assimilabile a quello del parto naturale, tanto che già 24 ore dopo l’intervento la mamma viene invitata ad alzarsi dal letto e a provare a camminare. Salvo complicazioni, mamma e bimbo vengono dimessi nell’arco di tre giorni dal parto; a casa la cicatrice non dovrebbe richiedere particolari cure o attenzioni e i punti non vengono rimossi perché il filo utilizzato per la sutura viene riassorbito dalla cute. A titolo di rassicurazione, possiamo dire che, mediamente, è raro che il dolore persista anche dopo le dimissioni dall’ospedale: se capitasse, possiamo ricorrere – previa consultazione del medico – al paracetamolo, il cui principio attivo è compatibile con l’allattamento.

Ora che abbiamo partorito non ci resta che goderci il nostro bimbo, allattare e… pensare alla nostra pancia dopo il cesareo!

 

Post parto cesareo: ripresa e… remise en forme!

È normale: siamo donne e, pur nella gioia di essere diventate mamme, non vediamo l’ora di rimetterci in forma e di rientrare quanto prima nei vestiti della nostra taglia. Non c’è nulla di male, anzi. Nel post parto cesareo, viste le peculiarità dell’intervento, è bene attendere qualche settimana – almeno 7/8 – prima di dare il via al nostro programma di remise en forme. Trascorso il meritato periodo di riposo, consultiamoci col nostro medico per assicurarci di poter iniziare un’attività fisica e, nel caso, per concordare quale sia la migliore: passeggiate, corsa moderata, yoga… Ovviamente una delle nostre principali preoccupazioni sarà relativa alle condizioni della nostra pancia dopo il parto cesareo: sempre parlandone col medico, possiamo iniziare a esercitarci con cicli di addominali, badando sempre a non sforzarci troppo dato che siamo comunque reduci da un intervento! In linea generale, dopo 12 settimane dal cesareo dovremmo poter aumentare il tempo da dedicare allo sport e, valutate le condizioni del perineo, magari salire anche in sella a una bici o a una cyclette!

Chiaramente la dieta è fondamentale, sempre tenendo conto che stiamo allattando, attività che già ci fa bruciare calorie. Abbiamo bisogno di energie per riprenderci dal parto e per prenderci cura del nostro frugoletto, pertanto sono vietatissime le diete da fame. Dobbiamo assumere tutte le sostanze nutritive necessarie a noi e al piccolo e, prima di iniziare un programma alimentare di dimagrimento vero e proprio (sempre d’accordo col medico), dovremo attendere almeno un paio di mesi dal parto cesareo.

Per la pelle andranno benissimo lozioni rassodanti in olio o crema dopo la doccia o il bagno, mentre per le smagliature massaggiamo l’addome con una crema specifica pizzicando la pelle con le dita. In pratica dobbiamo cercare di sollevare delicatamente la pelle e tirarla verso l’alto (senza farci male!) per poi rilasciarla lentamente. Questo esercizio va praticato solo dopo due mesi dal lieto evento e solo se non ci provoca dolore.

Infine, ci teniamo a ribadirlo: queste sono indicazioni generiche da non seguire alla lettera. Per ogni consiglio specifico e basato sulla nostra reale situazione rivolgiamoci al nostro medico. Per il resto, congratulazioni a tutte le neo mamme!