Le contrazioni non sono tutte uguali e possono presentarsi sia durante la gestazione che al momento del parto vero e proprio. Si manifestano diversamente ed è bene saper distinguere quelle solo preparatorie dalle contrazioni del parto dilatatorie.

Le prime non sono di alcun pericolo né per la gestante né per la salute del bambino e non compromettono in alcun modo la gravidanza, dunque non devono generare allarme. Le seconde, invece, indicano appunto che il bambino sta per venire al mondo e che è giunto il momento di andare in ospedale.

Le contrazioni del parto

Le contrazioni del parto sono crampi dolorosi che dal basso ventre si irradiano alla schiena, o che da dietro si estendono abbracciando la pancia. L’intensità è maggiore rispetto ai crampi mestruali ed è un’intensità crescente. La contrazione comincia debolmente, poi raggiunge il suo picco e poi sfuma, fino a scomparire e poi tornare. La pancia si indurisce ed è una sensazione facilmente avvertibile dall’esterno, poggiandovi una mano sopra: l’indurimento aumenta con l’acutizzarsi del dolore, poi a contrazione terminata l’addome torna di nuovo a essere morbido.

La regolarità è ciò che identifica le vere contrazioni da parto le quali, mano a mano che l’utero si dilata, si fanno sia più forti che più ravvicinate nel tempo.

Come riconoscere le contrazioni pre-parto

Le contrazioni possono già presentarsi durante la gestazione. Sono del tutto normali e fisiologiche e non provocano particolare dolore. Inoltre sono irregolari ed è questa la differenza più importante rispetto alle contrazioni “vere”: anche solo una al giorno o poche nell’arco della giornata, a intervalli non costanti. Altro aspetto importante è che non hanno alcun effetto sul collo dell’utero: insomma non inducono alcuna dilatazione della cervice.

Fanno la loro comparsa prevalentemente a partire dal sesto mese di gravidanza, ma è possibile che si manifestino anche prima. Possono presentarsi anche come reazione a movimenti fetali, urti accidentali, vescica troppo piena, stimolazione sessuale, scarso riposo o disidratazione. Per alleviare il dolore si può fare un bagno in acqua tiepida o provare a rilassarsi con una tisana calda o un massaggio. Certamente mantenere la calma e respirare sono di grande aiuto, così come camminare, cambiare posizione, sdraiarsi su un lato e riposarsi qualche minuto.

Non devono generare allarme, ma qualora dovessero essere particolarmente ravvicinate meglio metterne al corrente il ginecologo. Infatti, soprattutto durante il primo periodo di gravidanza, potrebbero sì essere solo una reazione di assestamento dell’utero all’impianto dell’embrione, ma anche la spia di una minaccia di aborto, soprattutto se unite a perdite di sangue o emorragie.

In particolare le contrazioni preparatorie del nono mese non vanno confuse con quelle del parto. Sono più che altro spasmi isolati e non ritmici della muscolatura uterina che indicano l’approssimarsi delle contrazioni vere e proprie. Sono conosciute come contrazioni di Braxton-Hicks. Prendono il nome dal medico inglese che per primo le identificò nel 1872.

Contrazioni parto: quando andare in ospedale?

Le contrazioni che indicano che il momento del parto è giunto sono caratterizzate da un elemento ben preciso: la regolarità. Col passare del tempo diventano sempre più ravvicinate, si manifestano a intervalli di tempo sempre uguali: ogni 10 minuti, poi ogni sei e così via, fino a ridurre i minuti di distanza tra l’una e l’altra. Monitorare questa frequenza fa capire quando è consigliabile raggiungere l’ospedale. Se le contrazioni durano più di 40 secondi e ogni nuova ondata è più dolorosa della precedente, vuol dire che è il momento giusto.

Le contrazioni così ravvicinate generano delle necessarie e fisiologiche modificazioni del collo dell’utero, compresa la perdita del tappo mucoso, un tappo composto essenzialmente da muco proveniente dalla cervice misto a sangue. Questo è il segno inequivocabile che il travaglio si sta avvicinando e con esso la fase dilatante. Il travaglio inizia spontaneamente tra la 37esima e la 41esima settimana dopo l’ultima mestruazione.

Di solito alla prima gravidanza dal momento della prima vera contrazione alla fase espulsiva del travaglio trascorre molto più tempo, rispetto alle gravidanze successive.

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