Per quanto riguarda la fertilità, alcuni partner possono davvero essere geneticamente incompatibili? Secondo uno studio pubblicato dalla Oxford Academic, questa situazione può effettivamente verificarsi.

Lo studio è stato pubblicato nel dicembre del 2021 da Jukka Kekäläinen, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Ambientali e Biologiche dell’Università della Finlandia orientale. Lo studioso ha affermato che nella fecondazione naturale, il tratto riproduttivo femminile consente solo ad alcune sottopopolazioni spermatiche rigorosamente selezionate di giungere in prossimità dell’ovulo non fecondato.

Si tratta di un processo di selezione assolutamente non casuale, che spesso impedisce a partner geneticamente incompatibili di riprodursi. Questa importante scoperta rende ancor più complessa la diagnosi di infertilità. Quest’ultima, infatti, potrebbe non esclusivamente derivare da fattori patologici presenti nei due partner.

È stato calcolato che negli esseri umani solo 1 spermatozoo su 1 000 000 circa è in grado di entrare negli ovidotti femminili. Di questo sparuto numero di spermatozoi, pochissimi riescono a giungere in prossimità dell’ovulo. Alla luce di questo, la fecondazione naturale è un processo altamente selettivo, che tiene conto di vari fattori. Non solo della qualità dell’eiaculato ma anche del tipo di secrezioni vaginali e della capacità dello sperma di interagire con successo con l’apparato riproduttivo femminile.

Fertilità e partner incompatibili: l’importanza dell’Rh

In alcuni casi, l’incompatibilità genetica con il partner è da imputare a differenze nella componente Rh del gruppo sanguigno. L’Rh è un composto proteico che può essere presente o assente in una persona. Nel primo caso si parla di sangue Rh positivo (Rh+), nel secondo di sangue Rh negativo (Rh-). Se i partner possiedono Rh differenti, il concepimento può lo stesso avvenire, ma possono insorgere complicazioni che impedirebbero l’effettiva nascita del bambino.

Infatti, se il sangue della madre è Rh- e quello del bambino Rh+ (ereditato dal padre) nel momento in cui queste due tipologie di sangue si mescolano tra loro, gli anticorpi della madre possono distruggere i globuli rossi del feto, causando un aborto spontaneo.

Alla luce di questi fatti, una comprensione più approfondita delle interazioni genetiche tra i partner riproduttivi ha un grande potenziale per migliorare l’accuratezza della diagnosi dell’infertilità e facilitare lo sviluppo di strumenti diagnostici più personalizzati.

“La medicina riproduttiva personalizzata è ancora agli albori e mancano i test clinici di routine per la compatibilità genetica dei genitori”, afferma Kekäläinen. Tuttavia, “è importante sottolineare che i recenti progressi nei metodi analitici ora consentono una solida identificazione delle interazioni genetiche che avvengono tra i diversi genomi”.

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