NOTA IMPORTANTE: Quella di Elle è la sua storia. Come afferma lei stessa, “la situazione di ogni donna è diversa” e in circostanze differenti avrebbe potuto prendere altre decisioni. Non si tratta del modello di madre perfetto, né l’unico esempio virtuoso che una donna debba seguire per forza. Si tratta di questioni così importanti e così personali che nessuno può permettersi di giudicare e noi non lo facciamo, né in un senso, né nell’altro, limitandoci a raccontare la sua particolare esperienza, con la speranza e l’augurio di una sua totale guarigione.
Spesso si dice che il cuore di una mamma sia più forte di tutto, anche delle avversità più nere. E, leggendo la storia della mamma australiana Elle Halliwell, non si può negare che questa sia senza dubbio una delle più grandi verità esistenti.
Elle ha infatti scoperto di avere un tumore del sangue quasi contemporaneamente alla notizia della sua prima gravidanza, e ha deciso, coraggiosamente, di rinunciare alle cure per mettere al mondo il suo bambino, Tor.
La stessa scelta fatta recentemente da una mamma palermitana, Marzia, che ha rimandato la chemio per combattere la leucemia per far nascere suo figlio.
Sia chiaro: le loro storie non gridano al “miracolo”, non si appellano a nessun intervento divino né a circostanze misteriosamente fortunate. Per sconfiggere il tumore la terapia è e resta l’unica soluzione possibile che dia speranza e opportunità concrete di guarigione; fede e preghiere possono rappresentare un’appendice, sicura e confortevole, ma che pur sempre appendice deve rimanere.
Così, anche nella storia di Elle non c’è nulla di prodigioso o soprannaturale, se non l’amore immenso di una madre che è pronta persino al sacrificio estremo pur di dare la vita al proprio bambino.
La trentunenne australiana ha scritto un libro per raccontare della sua straordinaria esperienza, uscito proprio nell’aprile 2018, che si chiama, emblematicamente, A mother’s choice.
La scelta di una madre, perché quella è stata, a tutti gli effetti: una scelta che avrebbe potuto davvero portare Ellie a sacrificare se stessa, la propria salute e la propria vita, ma che oggi la donna può raccontare orgogliosamente. Per inciso, ha ripreso il suo ciclo di cure, come vi spieghiamo nella gallery in cui vi raccontiamo la sua storia.
Tutto in 48 ore
Tre anni fa Elle scoprì in appena 48 ore di essere incinta di quattro settimane e di avere un tumore del sangue, la leucemia mieloide cronica. Davanti a lei si presentò subito un bivio tremendo: decidere se curarsi o se far nascere il bambino che aveva tanto desiderato.
Una decisione durissima
La mia gravidanza era appena all’inizio – ha raccontato Elle a Vanity Fair – E anche il cancro era stato scoperto molto presto: non mi sentivo affatto malata. Ero molto disorientata, perché sapevo della mia condizione, ma non riuscivo a percepirla.
Il medico le ha consigliato di non continuare la gravidanza e di iniziare subito la cura per sconfiggere il cancro, facendole però presente che sarebbe stata una sua scelta. Elle parlò con il marito Nick, con cui stava da tredici anni e che aveva sposato nel 2012, e alla fine decise di non seguire il consiglio del medico, e di voler combattere soprattutto per la vita di suo figlio. Avrebbe cominciato le terapie aggressive solo dopo la nascita del bambino, proseguendo la gravidanza, sapendo che i trattamenti avrebbero compromesso la sua fertilità.
Dentro, però, mi sentivo spesso distrutta: mi chiedevo continuamente se la mia decisione di continuare la gravidanza nonostante il consiglio del mio dottore fosse spregiudicata, stupida o entrambe le cose.
Ha dovuto fare iniezioni quotidiane per tutta la gravidanza
Dopo aver fatto sapere ai medici di voler tenere il bambino, a Elle sono state prescritte iniezioni quotidiane per cercare di tenere sotto controllo il cancro per tutta la gestazione.
Se avessi già avuto un figlio, non so cosa avrei fatto, perché avrei dovuto pensare al suo futuro. Ma ho tenuto conto di tutte le circostanze in cui mi trovavo e anche della possibilità che forse, in futuro, non avremmo potuto avere un altro figlio: anche questo ha influito nella mia decisione. Bisogna prendere in considerazione tutte queste cose, ed è per questo che voglio sottolineare che la situazione di ogni donna è diversa e che la scelta è molto personale.
Ha allattato per sei settimane
Quando Tor è nato Elle ha allattato al seno per sei settimane prima di iniziare la terapia intensiva contro il cancro.
Mi tiravo il latte tutti i giorni e ho riempito il congelatore. Poi, quando ho dovuto cominciare con i farmaci più aggressivi, mio figlio ha iniziato con il latte artificiale.
Eruzioni cutanee, dolori ossei e affaticamento estremo erano gli spiacevoli effetti collaterali della cura.
Sembrava una strana specie di incubo, ma avevo anche il mio bellissimo bimbo. Era tutto molto strano.
Oggi il suo cancro è stabile
Oggi il cancro di Elle è stabile.
Adesso non solo ho un bel bambino, ma mi sembra anche di conoscermi molto di più: mi sottovalutavo, prima che succedesse tutto quello che è accaduto. Penso che lo facciano molte donne: sottovalutano la propria forza finché non si trovano in una situazione in cui devono davvero mostrare chi sono.
L'esperienza l'ha cambiata
Tor è un bambino sano che frequenta l’asilo nido. Il sistema immunitario di Elle naturalmente è cambiato.
Prendo ogni piccolo virus. Ma vorrei continuare a curarmi fino a rendere il tumore non più rilevabile.
Sa che ciò che ha fatto avrebbe cambiato radicalmente la sua vita.
Quando ho dovuto decidere, sapevo che, indipendentemente dal risultato, non sarei mai più stata la stessa persona di prima. Quella che sono diventata ora, però, mi piace molto. Ho le cicatrici della maternità: ho una pancia più morbida, sottili rughe di espressione scolpite sulla fronte da un bambino vivace e un seno su cui si vedono gli effetti del breve periodo in cui allattato mio figlio prima di iniziare il trattamento più aggressivo contro il cancro. E sono più paziente e gentile, ma ha anche una calma e ferma determinazione che nulla può minacciare.
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