Home birth: il parto in casa raccontato da 5 donne che lo hanno fatto
Parto in casa: aspetti, vantaggi e rischi dello scegliere un posto conosciuto e intimo per dare alla luce il proprio bambino.
Parto in casa: aspetti, vantaggi e rischi dello scegliere un posto conosciuto e intimo per dare alla luce il proprio bambino.
Il parto in casa sta diventando sempre più popolare, soprattutto tra le famiglie negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Sebbene la continua crescita, il numero effettivo di donne che partoriscono in casa è ancora molto basso; si aggira attorno al 2% in America, dove pare che le prime motivazioni della scelta della homebirth siano le cure più personalizzate e un risparmio di denaro in cure ospedaliere, che come sappiamo in America rappresentano un grande impegno per le famiglie.
Entrambe le alternative per dare alla luce un figlio presentano sicuramente pro e contro. Ora analizzeremo nello specifico il parto in casa e alcuni dei suoi aspetti principali. L’obiettivo è quello di conoscere più a fondo questa pratica che sta prendendo sempre più piede.
Spesso si pensa che scegliere il parto in casa significhi rinunciare a cure mediche adeguate e mettere in pericolo la mamma e il nascituro. In verità ci si affida comunque a delle ostetriche certificate, che hanno una formazione per la nascita standard, il che implica l’utilizzo di farmaci (come il pitocin) se necessario e la presenza di ossigeno, flebo, attrezzature per il monitoraggio dei parametri vitali e per il primo soccorso. Affidarsi a un’ostetrica professionista non significa rinunciare alle procedure standard di nascita che garantiscono la salute del neonato. Importante è contattare persone certificate e professioniste in grado di svolgere a pieno il loro lavoro. In Italia l’associazione Nascere A Casa può aiutarti nella scelta della tua ostetrica.
Ritrovarsi in un ambiente famigliare e conosciuto è senz’altro d’aiuto per la futura mamma. La diminuzione dello stress che si viene a creare in ospedale potrebbe alzare la soglia di tolleranza al dolore, facendone percepire di meno alla mamma. Inoltre, sapere che non è disponibile un’epidurale, potrebbe spingere la donna a sopportare maggiormente le doglie. Perciò, per quanto riguarda il dolore percepito, il parto in casa potrebbe essere vantaggioso.
Una stima riportata dalla rivista fitpregnancy evidenzia però che una persona su tre che ha pianificato un parto in casa deve essere successivamente trasferita in ospedale. Ma non per forza si tratta sempre di emergenze. Una delle più comuni cause del trasferimento è la prolungazione del travaglio senza progressi. Ciò non esclude che talvolta possano capitare delle vere complicanze, in quel caso sarà l’ostetrica ad accorgersi della gravità e chiamare tempestivamente un’ambulanza.
Uno studio all’Università di Portland nell’Oregon, come riportato dal Corriere, ha analizzato gli esiti di circa 80mila gravidanze riferendosi a mamme e bambini sani senza fattori di rischio. Il risultato emerso è che, nonostante questi vantaggi, nei parti in ospedale i casi di mortalità alla nascita ed entro il primo mese sono inferiori (1,8 bambini su mille) mentre per il parto a casa il risultato raddoppia: 3,9 casi di mortalità su mille nati.
L’esperienza della nascita in casa è sicuramente più intima e meno asettica di quella in ospedale. L’eccessiva medicalizzazione della nascita in ambiente ospedaliero è una delle prime motivazione di scelta del parto a casa. L’ostetrica infatti non eseguirà a priori procedure e terapie di routine, ma ascolterà le volontà della donna in travaglio e del suo corpo.
Il parto a casa è consigliato alle donne a basso rischio, cioè sane e in buona salute. Donne arrivate al termine della gravidanza, che iniziano il travaglio spontaneamente con un bambino ben cresciuto, che si trovi nella giusta posizione. È sconsigliato quindi per le donne che presentano patologie o il bambino non è in ottima forma o prematuro.
Nella gallery vi raccontiamo la storia di 5 donne che hanno affrontato l’esperienza del parto in casa.
Lilly Miller è stata costretta a un parto in ospedale per la sua prima gravidanza a causa di complicanze createsi durante il lunghissimo travaglio. Il primo parto è stato così traumatico che per la seconda gravidanza ha scelto senza dubbi il parto in casa. Durante la sua intervista a Marieclaire non ha nascosto i dubbi e le preoccupazioni per questa scelta. Preoccupazioni che sono svanite subito dopo essere stata rassicurata dalle procedure di emergenza e dal bellissimo rapporto intimo e personale che si è creato con l’ostetrica. Il travaglio è durato circa sette ore, al termine delle quali ha dato alla luce la bellissima e sanissima figlia Andreya con un gesto che sembrava essere quasi involontario e incredibilmente veloce, come se il suo corpo stesse lavorando con lei e non contro di lei. Aver rinunciato all’epidurale ha fatto sì che al termine si sentisse euforica e non esausta a differenza del primo parto e abbia potuto godersi a pieno le sensazioni di quel momento.
Poco più di un’ora dopo la nascita di mia figlia, stavo sdraiata nel mio letto per darle da mangiare, con indumenti puliti e bevendo tè dalla mia tazza.
Tara Rivero ha avuto quattro figli: due parti in casa e due in ospedale. Il primo parto in casa è avvenuto con il secondogenito, Diarmiud. Il travaglio è stato lungo e doloroso tanto che a un certo punto ha pensato di abbandonare e farsi portare in ospedale. Invece con l’aiuto del marito ha perseverato ed è nato il piccolo. Al momento della nascita il bambino era grigio e non respirava, a causa dello spavento lei è entrata in shock istantaneo. Al bambino è bastata un po’ d’aria in faccia per farlo iniziare a respirare, mentre per lei ci è voluto molto più tempo per riprendersi dallo shock. Durante il suo racconto alla rivista Marieclaire spiega che avrebbe preferito ricevere più informazioni riguardo il parto. Una su tutte l’aspetto del bambino e i possibili problemi respiratori normalissimi durante un parto in acqua, così da evitare spaventi inutili. Nonostante l’accaduto, Tara non ha cambiato idea a riguardo tanto che per il quarto figlio ha scelto ancora il parto a casa, rimpiange solo di non essersi informata adeguatamente. Ed è questo il consiglio che lascia a tutte le mamme che vogliono intraprendere la sua stessa strada.
Karen decide per la sua prima gravidanza di avere un parto in casa. Non ha una vera e propria motivazione, semplicemente non vede il motivo per cui dovrebbe farlo in ospedale, in un ambiente che non conosce alla sua vista così freddo e poco empatico. Così assume un’ostetrica e decide di partorire a casa sua. Il travaglio dura 4 ore, durante le quali Karen ha vissuto momenti di poca lucidità a causa del forte dolore. Alla fine nasce una bellissima bambina, Agatha. Dopo un primo momento di felicità e soddisfazione arriva la prima emergenza. Un’ora dopo il parto la mamma non ha ancora rilasciato la placenta e nemmeno un’iniezione di sintometrina provoca alcun miglioramento, a quel punto l’ostetrica chiama l’ambulanza. Mentre la mamma viene trasportata, la bambina appena nata smette di respirare, l’ostetrica ancora in casa interviene rianimando la piccola che riprende colore ed esce subito fuori pericolo. Viene chiamata comunque un’ulteriore ambulanza per controllare attentamente i parametri della piccola Agatha. Il giorno dopo il parto la famiglia torna a casa e Karen confessa nella sua intervista a The Guardian
Avevo ragione: gli ospedali mi stressano, nonostante tutto, proverei di nuovo a casa la prossima volta.
Sarah è una scrittrice e insegnante di yoga, nel racconto per il The Washington Post non racconta i dettagli del suo parto in casa a differenza delle altre storie, ma piuttosto spiega i motivi per cui lo ha di gran lunga preferito a un parto in ospedale. Per la sua primogenita, Piper, che ora ha 8 anni, ha scelto la classica procedura in ospedale. Quello che ricorda di quel giorno è tanto dolore e tanta tristezza. Partorire è stata una normale procedura ospedaliera che non ha considerato il suo corpo e i suoi sentimenti.
Così ha deciso che per la sua seconda gravidanza avrebbe partorito in casa, dove nessuno avrebbe manipolato il suo corpo, dove non sarebbe stata una nascita di routine, dove avrebbe ottenuto le migliori attenzioni per lei e per il suo bambino. E così è andata.
Beverley Turner è una giornalista del Daily Telegraph, sposata con il campione olimpico James Cracknell e mamma di tre bambini. Il primo bambino è nato al centro di nascita di Caroline Flint. Per la nascita del secondogenito, il centro di nascita aveva chiuso e hanno quindi scelto l’opzione del parto in casa. La conduttrice tv ha espresso in un articolo del The Telegraph le sue preoccupazioni per il parto in ospedale: sapeva di essere troppo spaventata dall’idea di partorire il suo bambino in un ambiente sconosciuto con l’aiuto di persone sconosciute. Ha avuto un parto in acqua e ha fatto lo stesso con il terzo bambino. Forte sostenitrice del parto in casa, che considera una garanzia delle giuste cure e attenzioni che ogni donna dovrebbe ricevere in quel momento speciale.
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