Molte, tra le nostre madri e le nostre nonne, conoscono dei racconti horror relativi all’aborto illegale in Italia. Prima della legge 194, le donne si rivolgevano alle cosiddette mammane quando non potevano portare a termine la gravidanza. E ancora oggi, in alcuni Paesi del mondo in cui manca una legge come la nostra, le donne devono ricorrere a questi orrori che ne compromettono la salute a talvolta ne causano anche la morte.
L’artista Laia Abril ha realizzato così un progetto fotografico, dal titolo “Sull’aborto”, che racconta attraverso immagini e parole le storie di donne che ne hanno ricevuto uno senza metodi legali e sicuri. Il progetto sull’aborto illegale è contenuto su un lavoro più ampio, che si intitola “Una storia della misoginia”. Si tratti di una realtà che è giusto conoscere, anche se ci rendiamo conto della durezza concettuale di questa pratica, ma è utile vedere ciò che un’assente o scarsa legislazione su questo tema può provocare.
Sebbene il tono delle immagini tenda a essere abbastanza sobrio – spiega l’artista, che da sempre si occupa di ogni risvolto della femminilità a BuzzFeed – le storie sono brutali. Ciò che accade non può essere mascherato, ma è comunque invisibile, scomodo e spesso pericoloso da mostrare per le vittime. Comunque è estremamente importante per me che le persone sappiano cosa sta accadendo. Per vedere, in qualche modo, cosa accade e conoscere quali ripercussioni seguono la negazione di questi diritti. Ci sono dirette ripercussioni nelle vite di migliaia di persone.
L'acqua bollente
Si tratta più che altro di una superstizione – anche se arrivare a esporre il ventre a certe temperature, in gravidanza, bene non fa. È una “tecnica” antica, risalente all’VIII secolo, quando si pensava che bastasse uno choc – come pure l’estrazione di un dente senza anestetico, il morso di un cane o nutrirsi con un uovo di corvo – per abortire.
Rompere il sacco amniotico
In molti Paesi dell’Africa, l’aborto è illegale. Le donne arrivano quindi al quarto o quinto mese di gravidanza e rompono il sacco amniotico con un bastoncino. Raramente sopravvivono.
Un viaggio infinito
La donna in fotografia è stata intervistata da Laia Abril per aver dovuto cambiare Paese, per poter effettuare un aborto chirurgico e non con la pillola abortiva. Ha dovuto farsi prestare i soldi e non ha potuto dirlo a nessuno, neppure al fidanzato, che era contrario all’aborto.
Ferri spaventosi
Alcuni attrezzi per aborti illegali utilizzati in diverse parti del mondo.
Erbe particolari
Infusi e assunzioni – per varie vie – di erbe e spezie, vengono utilizzati in tutto il mondo dall’epoca di Ippocrate. In Italia, per esempio, prima della 194, si usava il prezzemolo.
Un ago nell'utero
Questa pratica induce il travaglio e quindi l’espulsione dell’utero nel secondo trimestre della gravidanza. Ovviamente è pericolosissimo.
Strumenti vari
Sembrano uscire da un museo della tortura medievale, ma sono attrezzi che, in vario modo, venivano usati dalle mammane per procurare aborti clandestini.
Per decotti e altre sostanze
Come spiegavamo prima, decotti, erbe e altre sostanze possono indurre l’aborto. Venivano somministrate per via vaginale con questi strumenti.
Spirale
No, non l’anticoncezionale che tutti conosciamo oggi, ma un pezzo di metallo che viene usato per bucare il sacco amniotico negli aborti illegali. Ed è, inutile dirlo, pericolosissimo.
Poltrona
Una poltrona per aborti illegali.
Illegalità
Tra le foto degli orrori dell’aborto illegale, abbiamo deciso di aggiungere anche questa. Ritrae un letto d’ospedale in cui è stata incatenata una donna che ha commesso un aborto – pratica illegale in Brasile, che conta una serie di medici collaboratori con la giustizia.
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