Ligabue: "Ho perso tre figli, ma nessuno considera l'aborto un vero lutto"
Ligabue e il dolore di quei tre figli persi: il cantante ha parlato di quello che per lui è un vero lutto sia nelle interviste che attraverso le canzoni e il cinema
Ligabue e il dolore di quei tre figli persi: il cantante ha parlato di quello che per lui è un vero lutto sia nelle interviste che attraverso le canzoni e il cinema
“Un lutto che non trova casa. Nessuno lo considera un vero lutto ed invece è un dolore che ti segna per sempre”. Così aveva detto Luciano Ligabue in una vecchia intervista per Vanity Fair, parlando dei suoi tre bambini mai nati. Un argomento delicato, di cui il rocker di Correggio ha sempre parlato poco, preferendo raccontare la sua sofferenza attraverso la musica, la scrittura e il cinema.
Come in Made in Italy, il suo ultimo film da regista, in cui raccontava la storia “molto normale” di Riko e Sara, interpretati da Stefano Accorsi e Kasia Smutniak. Ed è proprio la sua protagonista femminile a vivere un aborto spontaneo e a continuare a sentire dentro di sé la presenza di Luca, il bambino nato morto.
Nato a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, il 13 marzo 1960, Ligabue è sposato dal 2013 con Barbara Pozzo, la sua ex fisioterapista. Il rocker oggi ha due figli: Lorenzo Lenny, nato dalla prima moglie Donatella Messori, e Linda da quella attuale. “I loro nomi iniziano con la L, come mi ha chiesto mio padre, perché secondo lui avere iniziali uguali porta fortuna”.
Nella gallery trovate alcune sue dichiarazioni sulle drammatiche perdite che ha dovuto subire.
La mia compagna ha perso un bambino. Era incinta al sesto mese e, quando si arriva a quel punto, non si può fare altro che partorirlo e poi seppellirlo. È stato un periodo duro. Ha fatto venire a galla cose che non c’entrano con quello che ho appena detto, ma che mi hanno spinto a fare i conti con la falsità di certe persone.
Così Ligabue aveva parlato in un’intervista del 2012 a Vanity Fair, ricordando quanto accaduto a lui e alla compagna Barbara Pozzo, da cui ha avuto la figlia Linda.
Luciano ha due figli: Lorenzo Lenny, ormai adolescente e avuto dalla ex moglie Donatella Messori, e Linda. Il ricordo dei tre figli mai nati, per colpa di aborti spontanei, è però ancora vivo.
Lenny non vive con me, Linda sì. È molto diverso. Lenny ora è un adolescente, ha un grandissimo talento musicale, a due anni teneva il tempo dei Nirvana con le bacchette, ha molto più orecchio di me, vuol fare da solo, naturalmente. Linda ha sette anni – diceva nell’intervista del 2012 – è vanitosa, ingenua, molto popolare fra le amiche. Li amo. Ne avrei voluti altri, di figli. Tanti. Ne ho persi tre. Due nel passato, uno pochi anni fa da Barbara, la madre di Linda. Al sesto mese di gravidanza. Un lutto che non trova casa, nessuno lo considera un vero lutto.
L’aborto di Barbara, a sei mesi di gravidanza, si era verificato poco dopo la morte del padre di Ligabue, con cui il cantante aveva un rapporto conflittuale.
Papà l’ho perso nel 2001. Diceva: dopo i 70 ogni anno è regalato. È morto a 71. Tumore all’intestino. Quattro mesi dalla diagnosi. Io stavo girando un film, Da zero a dieci. Ci siamo parlati più in quei mesi che in tutta la vita. Lui era un Ariete, testosterone puro, reattivo, io Pesci, faceva fatica a capire questo figlio che parlava poco, non capiva nemmeno cosa volesse dire essere timido. Ci siamo visti, in quei mesi.
Ligabue ha parlato di quanto successo anche nel libro Scusate il disordine, uscito nel 2016. Ospite da Fabio Fazio quello stesso anno, ha commentato quanto scritto nell’ultimo racconto del libro.
Devo dire che il fatto che che sono passati anni ti permette di poterlo raccontare. In realtà dopo la nascita di un figlio che muore subito dopo, il giorno dopo c’è questo concerto che è il suo primo concerto voce e chitarra, la condizione più nuda in cui uno si può esibire. Al di là del fatto che questo è un po’ il racconto di qualcosa che si è sentito, il famoso the show must go on, quello che volevo dire è che è vero. Questa esperienza l’ho vissuta veramente, so cosa vuol dire quell’appuntamento lì, con loro, e so il beneficio che ne ho ricavato. Ero terrorizzato, a pezzi, non ero assolutamente in grado di tenere un concerto e mi sono appoggiato su di loro.
Quei “loro” che hanno aiutato Ligabue sono i fan e i colleghi di palco, che gli sono stati vicini nei momenti più difficili. Ligabue aveva spiegato a Fazio come l’impegno sul palco l’avesse aiutato a superare il dramma.
È un aspetto che non ho mai sentito raccontare da chi si è trovato in situazioni simili, ma che è vero: tutto sommato è crudele che quando uno deve vivere un momento suo sia in qualche modo costretto a pensare di allietare altri animi, ma è anche vero che riesce a beneficiare di quell’effetto immediatamente. Questa era un po’ la morale di questo racconto.
Ci affanniamo ad assumere un controllo che non è possibile più di tanto. Vorremmo limitare i danni, vorremmo che non ci capitassero gli imprevisti peggiori, la vita fa quello che deve fare. Questo nostro daffare diventa stoico e commovente.
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