Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia sociale che si manifesta nei bambini tra i 2 e i 3 anni, cioè quando dovrebbero cominciare a relazionarsi con il resto del mondo. Il mutismo selettivo consiste nell’incapacità di parlare in particolari situazioni, di solito i bambini affetti da questo disturbo a casa si comportano normalmente, sono chiacchieroni e spigliati con i genitori. Fuori casa invece – all’asilo, a scuola, in palestra o in altre situazioni sociali – non riescono a parlare, si bloccano e sono molto timidi. Si parla di mutismo selettivo quando questi comportamenti si protraggono per più di un mese, si parla invece di mutismo selettivo da shock se è stato scatenato da un evento traumatico e dura per un periodo di tempo limitato.

Il mutismo selettivo è un disturbo legato alla timidezza, all’apprensione e all’ansia sociale, non ha nulla a che vedere con le capacità cognitive dei bambini e dei ragazzini; il rendimento scolastico non è condizionato da questo disturbo, anche se in alcuni casi l’eccessiva timidezza può far incorrere a fraintendimenti le maestre. Il mutismo selettivo spesso viene confuso con la timidezza: si tende un po’ a sottovalutare questo disturbo pensando che con il tempo si risolva da solo, cosa che in realtà non succede.

Mutismo selettivo: i sintomi

I primi sintomi del mutismo selettivo si manifestano tra i 2 e i 3 anni e mezzo di vita, quando il bambino è chiamato a relazionarsi in ambienti diversi da quello casalingo, e quindi all’asilo o dove svolge attività ricreative, come il catechismo o la palestra, a lezione di musica ecc. Quando si trova in situazioni non familiari e in cui dovrebbe essere in grado di interagire con gli altri, sia coetanei che adulti. I sintomi sono evidenti anche nella vita di tutti giorni: i bambini affetti da questo disturbo tendono a non parlare in presenza di estranei, a nascondersi e a bloccarsi, nei casi più gravi possono anche aver paura delle persone che non conoscono. Gli adolescenti riescono a controllarsi meglio, a relazionarsi almeno in parte con le altre persone, soprattutto se vengono interpellati direttamente, ma generalmente tendono a non interagire molto e a stare in silenzio.

Mutismo selettivo: le cause

Mutismo selettivo cause
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Il mutismo selettivo non ha una causa ben precisa, alcuni studi suggeriscono che possano essere coinvolti fattori genetici e ambientali, ma in linea di massima le cause sono sconosciute. Un tempo si pensava che il mutismo fosse la risposta ad abusi sessuali, ma per fortuna è stato dimostrato che non è così. È stato però riscontrato che nelle famiglie con bambini con mutismo selettivo ci sono spesso altri familiari che soffrono di eccessiva timidezza, attacchi di panico o ansia sociale e che c’è una maggior incidenza nelle famiglie iposocializzate che hanno pochi contatti al di fuori della cerchia familiare.

Probabilmente non ci sono cause perché è un lato estremo del proprio carattere che, anche da adolescenti e da adulti, viene fuori nei contesti sociali nuovi: pur avendo gli strumenti per controllarsi si ha sempre la tendenza a non parlare.

Mutismo selettivo: la terapia da seguire

La terapia più indicata per il mutismo selettivo è un trattamento cognitivo-comportamentale da intraprendere con uno psicologo, un percorso graduale in cui al bambino vengono forniti gli strumenti per desensibilizzarsi dall’ansia e per gestire la propria timidezza. Vengono assegnati degli esercizi e dei piccoli obiettivi per poter imparare a controllare la propria timidezza e riuscire a relazionarsi in modo sano con il mondo che li circonda. La terapia psicologica va supportata in famiglia e a scuola: essere aggressivi con il bambino o costringerlo a parlare in pubblico non fa che peggiorare la situazione. Il percorso con lo psicologo dovrebbe partire prima possibile, perché prima si inizia maggiori saranno le possibilità di un recupero completo. Da adolescenti e da adulti il mutismo selettivo tende a lasciare qualche strascico, ma essendo più grandi si hanno i mezzi per controllare l’ansia, soprattutto se è stato fatto un percorso di cura con uno psicologo.

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