Parliamo, seriamente, della sindrome del nido vuoto

Quando i figli vanno via di casa, i genitori si sentono spaesati e con un senso di vuoto: è la sindrome del nido vuoto. Non è un'esagerazione o non saper lasciar andare i figli, ma una sindrome che riguarda tanti genitori.

Quando i figli crescono e vanno via dalla casa in cui sono cresciuti insieme ai genitori, si parla spesso di sindrome del nido vuoto. Quella sensazione di perdita, un vuoto che si crea in casa, ma anche intimamente nei genitori, con l’abbandono dei figli. Non a tutti succede, c’è chi prova anche sensazioni positive, di ritrovata identità e libertà, ma in ogni caso vedere i figli cresciuti e doverli salutare, è una fase dolceamara della vita di una famiglia. Cerchiamo di parlarne seriamente e in maniera esaustiva, per comprenderla meglio.

Cos’è la sindrome del nido vuoto?

Con sindrome del nido vuoto si intende la sensazione di tristezza, solitudine e senso perdita che provano i genitori nel momento in cui i figli, ormai cresciuti, abbandonano la casa, per trasferirsi altrove. Il ruolo di genitore, che anche con i figli grandi rimane al centro della routine e della quotidianità, si trasforma. Così il vuoto effettivo e fisico lasciato dalla mancanza della presenza del figlio in casa, si ripercuote anche dentro i genitori, che si sentono come svuotati di qualcosa, ad affrontare quello che è a tutti gli effetti un tipo di lutto.

Se per diversi aspetti, che vedremo successivamente, questa fase rappresenta un’occasione per riprendere in mano la propria vita al di fuori del ruolo di genitore, per tante persone non è così semplice. Dopo anni a prendersi cura e crescere un figlio, vederlo andare via è a dir poco difficile. E questo, nonostante sia un processo normale nella vita, può rappresentare un problema anche grave. Di cui forse si parla poco, o si tende a normalizzarlo senza comprendere che invece bisogna imparare a riconoscerlo, accettarlo e gestirlo.

Perché si manifesta la sindrome del nido vuoto

Ma perché i genitori si sentono così quando i figli se ne vanno di casa? La sindrome del nido vuoto si manifesta sostanzialmente perché si devono riequilibrare e modificare la routine e le abitudini quotidiane, le dinamiche in casa. E se questo accade in qualsiasi caso nel quale due persone smettono di convivere, qualsiasi sia il loro rapporto, quando la persona che se ne va è un figlio, non si prova solamente la mancanza della sua presenza in casa, ma anche un senso di disorientamento per la perdita della propria figura di genitore 24 ore su 24.

Il dolore, la tristezza e il senso di malinconia si provano perché si vive la fine di un capitolo della vita, di una fase che ha occupato tanti anni e tanto dell’identità del genitore. Si apre un nuovo capitolo sconosciuto, non si è più abituati a restare da soli senza i figli da ascoltare, aiutare, per cui essere presenti costantemente. Nasce così il senso di smarrimento nel non sapere bene cosa li aspetta ora che non sono più esclusivamente genitori. Devono rivalutare la propria identità, il proprio ruolo nel mondo e nella vita, anche dei figli lontani, che non spariscono, cambia solamente il tipo di legame e i bisogni che hanno.

Inoltre, si manifesta il senso di colpa perché ci si sente sbagliati, nel provare sofferenza e dolore in un momento in cui dovrebbero essere felici e di supporto per i figli. Il grande senso di solitudine poi, di essere soli nel provare questo dolore, rende ancora più difficile riuscire a superarlo, si prova vergogna e si tende a nascondere ciò che si prova. In realtà, questi sentimenti sono molto più comuni di quanto si possa pensare, fanno parte delle fasi della vita, ed è legittimo provarli.

Le conseguenze psicologiche e nella vita quotidiana

La sindrome del nido vuoto può causare conseguenze nella vita di tutti i giorni, e principalmente psicologiche. Si manifesta con dei sintomi spiacevoli, principalmente tristezza, ansia, senso di colpa, rabbia, irritabilità e senso di solitudine. Questi segnali rappresentano anche gli effetti della sindrome, che può portare infatti il genitore a sentirsi estremamente solo, svuotato completamente della sua identità, che da quando è nato il figlio era diventata l’essere genitore.

Le conseguenze nella vita quotidiana riguardano soprattutto il cambio di abitudini e della routine. Questo si denota di più quando i figli sono ancora in parte dipendenti dalle attenzioni e dall’aiuto, che sia emotivo, economico o di qualsiasi tipo. Dal punto di vista psicologico, come abbiamo visto, gli effetti dell’abbandono del nido da parte dei figli può causare senso di solitudine intimo, anche se si frequentano altre persone; malinconia, continuare a guardare al passato con nostalgia, apatia, anche per cose che prima entusiasmavano.

Inoltre, non si sa cosa fare per riempire le giornate, e l’unico pensiero è rivolto ai figli. Quando le conseguenze si aggravano, se non si chiede aiuto, alle persone vicine e anche a dei professionisti, si potrebbe arrivare a sperimentare:

  • episodi di depressione;
  • forte ansia che non si riesce a gestire;
  • insonnia o altri disturbi del sonno;
  • grande stanchezza, fisica e mentale, anche senza sforzi particolari;
  • calo di energia e apatia.

Come riconoscere e superare la sindrome del nido vuoto

Un figlio può cambiare casa, o anche cambiare città, per necessità o per scelta, a qualsiasi età, ed è bene essere preparati. Riconoscere di soffrire della sindrome del nido vuoto è sicuramente il primo passo per imparare a gestire il senso di perdita. E ancora più importante è comprendere di non essere i soli a sentirsi così, che non c’è nulla di cui vergognarsi o sentirsi in colpa. Una volta riconosciuta come una fase normale della vita di un genitore, è bene capire come vivere al meglio la separazione dai figli che sono andati via di casa.

Dedicare tempo a se stessi

Probabilmente un lavoro da fare anche quando si ha una famiglia, per non perdere la propria identità e non sentirsi completamente smarriti quando cambia il ruolo da genitore è quello di dedicare del tempo a se stessi. Purtroppo è vero che non sempre si riesce quando si hanno i figli in casa di cui occuparsi, e la routine quotidiana è insostenibile.

È bene quindi sfruttare questa nuova fase di libertà ritrovata per ritrovare anche se stessi, dedicando il tempo che prima era rivolto principalmente ai figli, a se stessi. Ai propri interessi, alla cura di sé, a nuove passioni o hobby accantonati per anni.

Riscoprire il rapporto col partner

Anche riscoprire il rapporto con il partner, e dedicare del tempo nuovo alla coppia, senza i figli, è una grande opportunità di questo momento della vita. Da quando nasce un figlio, i genitori passano da esserci l’uno per l’altra ad avere sempre qualcun altro di cui prendersi cura.

Questo a volte può anche creare difficoltà in un rapporto, che si può ritrovare quando i figli vanno via di casa. Non soltanto per le coppie di genitori che stanno insieme, ma anche per i genitori che hanno un nuovo compagno. O che sono single e possono riscoprire la parte di sé che non è genitore, ma è partner.

Occuparsi di qualcun altro

Una strategia temporanea, che può aiutare nel primo periodo di distacco dai figli è trasferire la cura su qualcun altro. Che può essere un nipote o un animale domestico. Chi ha più di un figlio, tende di solito a concentrare le sue attenzioni al figlio che è ancora in casa ad esempio.

Questa tattica è utile, ma non si deve far affidamento soltanto su di essa, perché dopo un periodo di tempo, smette di funzionare. Si sta solo rattoppando un problema senza fare nulla di concreto per superarlo. Quando invece serve come spinta per gestire meglio le proprie energie e giornate, allora è una buona idea.

Trovare nuovi interessi

Tra le cose da fare per imparare a superare la sindrome del nido vuoto, è trovare nuovi interessi e investire su di essi. Approfittare del tempo libero per esplorare nuovi hobby o intraprendere progetti che erano stati messi da parte. Che si tratti di giardinaggio, lavorare a maglia, arte, musica o viaggi, esplorare nuovi interessi può portare gioia e senso di realizzazione.

Stabilire nuove relazioni

Spesso con una famiglia, specialmente quando i figli crescono, si fatica a mantenere più rapporti di amicizia. Alcuni con il tempo svaniscono, la crescita, l’aumento degli anni, la vita in generale porta spesso alla Friendship Recession, ovvero ad avere sempre meno amici. L’uscita dei figli da casa crea l’occasione per investire su nuove relazioni sociali, per provare a conoscere persone con cui si hanno interessi in comune. Che non siano solo i figli nella stessa classe, ma passioni che portano a riscoprire la propria identità e sentirsi meno soli.

Creare nuove abitudini coi figli

I figli se ne vanno di casa, ma non spariscono e non smettono di avere bisogno dei genitori. E, spesso, con la loro indipendenza riescono a essere anche più di sostegno per i genitori. Si può infatti mantenere un bellissimo rapporto, che talvolta è anche migliore senza la costante vicinanza e convivenza.

Basta allora creare nuove abitudini con i propri figli, qualcosa da fare insieme fuori di casa, che permette di continuare a vederli e frequentarli. In questo modo si mantiene, oltre alla vicinanza, anche la comunicazione continua e regolare con loro.

Chiedere aiuto

Infine, è fondamentale comprendere di poter e dover chiedere aiuto quando ci si sente sopraffatti dalle sensazioni di tristezza e solitudine. Aiuto che può venire innanzitutto dalle persone vicine, primo fra tutti l’altro genitore, o altre persone che hanno vissuto la stessa esperienza. Chi meglio di loro può capire? E in secondo luogo a uno psicologo o psichiatra quando la situazione diventa più grave, e c’è necessità di superare quello che viene percepito come un vero e proprio lutto.

I figli possono aiutare i genitori con la sindrome del nido vuoto?

Oltre alle strategie che i genitori che provano la sindrome del nido vuoto possono attuare, anche i figli possono aiutare a rendere le cose più semplici. Innanzitutto rendendo partecipi il più possibile i genitori in questa fase di cambiamento. Avvisandoli per tempo dell’idea di trovare una casa per sé, andando insieme a scegliere o vedere il nuovo alloggio. Rassicurandoli sulla continuità del rapporto: è bello che i figli riescano a tranquillizzare i genitori che, anche se non si vedranno tutti i giorni, continueranno a frequentarsi, sentirsi e stare vicino.

Inoltre, i figli possono trovare il modo di porre l’attenzione più sulle cose positive di questo momento. Sull’importanza del passo che stanno facendo per la loro crescita, sulla voglia e la curiosità di avere autonomia, di sfida nella vita. In questo modo i genitori faranno prevalere il senso di orgoglio e di felicità per il figlio, mettendo in luce gli aspetti positivi piuttosto che negativi. E che il passaggio di andare via di casa è naturale a un certo punto della vita. Lo stesso che loro hanno fatto a loro volta quando erano i figli, invece dei genitori.

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