"Babbo Natale? Basta mentire ai bambini". Gli psicologi divisi sulla bugia più bella

Uno studio compiuto da un gruppo di psicologi, patrocinato dalla rivista medica inglese Lancet, boccia senza esitazione il mito di Babbo Natale. Si tratterebbe di una discriminante che potrebbe nuocere alla fiducia che i figli ripongono naturalmente nei genitori.

Babbo Natale sì oppure Babbo Natale no? Mentre le città brulicano di preparativi, luminarie, decorazioni natalizie, alberi carichi di addobbi e canzoncine che ci fanno dondolare tra allegria e malinconia, di pari passo si accende un dibattito attorno al signore barbuto di rosso vestito, che tutti i bambini attendono con trepidazione nella notte del 25 Dicembre.

A proporre un intervento sul tema Babbo Natale – che sta suscitando uno scalpore non indifferente – ci ha pensato la rivista The Lancet Psychiatry. Secondo l’autorevole pubblicazione medica – il cui stralcio è stato condiviso recentemente da Repubblica –  un genitore in grado di mentire anno dopo anno su qualcosa di così magico e speciale, come l’esistenza di Babbo Natale, non può essere considerato un depositario della verità agli occhi dei figli.
In sostanza: mentire ai bambini – nonostante lo si faccia a fin di bene – sarebbe dannoso. Inoltre, il desiderio di creare una magia per i propri figli, potrebbe essere mosso da un bisogno egoistico, la pretesa di tornare essi stessi all’infanzia e alla gioia ad essa legata.

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Si tratta di una posizione molto drastica riguardo a un argomento che mette in difficoltà una miriade di genitori. Secondo la rivista, per quanto nasca con i migliori intenti, questa bugia rasenta il terrificante.

Probabilmente vi starete chiedendo “esattamente in che cosa sarebbe terrificante?”. Ecco, secondo gli psicologi inglesi interpellati e coinvolti nella ricerca, l’ipotesi che possa esistere una struttura organizzata – la cosiddetta fabbrica di Babbo Natale – all’interno della quale venga stabilito se ogni bambino del mondo sia stato buono oppure cattivo e quindi meritevole di ricevere i regali è aberrante.

Sempre secondo questi psicologi il giorno in cui i bambini verranno a contatto con la dura realtà, si ritroveranno a dover affrontare le conseguenze inflitte dalle menzogne dei genitori, reiterate per anni e anni. A conclusione della tesi esposta con tanto vigore, vengono riportate queste parole:

Se c’è qualcuno che prova piacere di fronte alla storia di Babbo Natale, questi sono gli adulti stessi che possono così tornare a un tempo in cui credevano che la magia fosse possibile.

Fortunatamente, esistono anche altre fazioni e prese di posizione diametralmente opposte e quelle che vi proponiamo arrivano da esperti in materia di infanzia italiani.

Fonte: Web
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Simonetta Gentile, responsabile della Psicologia clinica all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, si mette dalla parte delle favole, difendendole, in quanto:

I bambini hanno bisogno del pensiero magico. Fino all’età di sei anni spiegano con la magia quel che non riescono a collegare scientificamente. Quando poi scoprono che Babbo Natale non esiste, non reagiscono con rabbia. Semmai c’è un po’ di dolore, ma fa parte del normale processo di crescita.

Fonte: Web
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Monica Castagnetti, consulente psicopedagogica del progetto Nati Per Leggere, mette in luce la criticità relativa all’insorgere dei primi dubbi e la conseguente scoperta, che avviene solitamente tra i 7 e i 9 anni, fase durante la quale:

Il sospetto si insinua gradualmente. C’è una fase in cui realtà e magia convivono. Ci si rende conto che a portare i regali sono i genitori, ma si resta affezionati all’idea di Babbo Natale. Ci vuole tempo per maturare la scoperta e per potersi dire ad alta voce la verità. E se in famiglia c’è un figlio più piccolo, quello grande mantiene volentieri il segreto con lui.

Massimo Di Giannantonio, docente di Psichiatria all’università D’Annunzio di Chieti, sostiene che l’età sia un presupposto imprescindibile per vivere in modo sano la favola di Babbo Natale e il pensiero magico:

Il bambino realizza da solo e senza bisogno di una presa di posizione dei genitori che il leggendario Santa Claus sia un’illusione fantastica. L’addio a Babbo Natale avviene intorno ai 5-7 anni, perché fino ad allora i più piccoli sono sostenuti dal pensiero magico. Il consiglio è di non bruciare le tappe e lasciare che il rito dei regali che si materializzano sotto l’albero si ripeta. Ma superati i 9 anni, chi si ostina nel difendere il mito di Babbo Natale, rimane ancorato alla fantasia, rimandando il confronto con la realtà, che equivale a un segnale di infantilizzazione, immaturità ed educazione incompleta.

Fonte: Web
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Scegliamo di concludere questa lunga carrellata di accuse e ridimensionamenti con le parole dello psicoterapeuta Fulvio Scaparro, il quale ha commentato in modo ironico eppure efficace:

Se gli adulti desiderano rivivere la magia di Babbo Natale, vuol dire che il ricordo non è poi così terribile. Di persone in cura ne ho avute tante. Ma no, proprio nessuna era rimasta traumatizzata da Babbo Natale.

Ma voi che cosa ne pensate? Che male c’è, in fondo, nel concedersi e nel concedere ai nostri cuccioli un po’ di magia?

Nel frattempo, vi lasciamo una gallery tutta da ridere, con le foto più buffe di poveri bambini che non hanno avuto un’esperienza “magica” con il signore barbuto!

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