Congelamento degli ovuli come benefit aziendale: rivoluzione o illusione di libertà?

Il congelamento degli ovuli alla stregua di un benefit aziendale è una politica adottata da una serie di aziende (soprattutto negli Stati Uniti) volta a offrire alle proprie dipendenti la possibilità di posticipare un'eventuale gravidanza mediante la crioconservazione degli ovociti. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

Buoni pasto, auto aziendale, voucher per il carburante, buoni spesa, telefono e pc aziendali, polizze assicurative, abbonamenti a palestre o centri benessere, biglietti per il teatro, i concerti o mostre d’arte, corsi di formazione, bonus per la famiglia. E, da qualche tempo, anche il congelamento degli ovuli.

La lista dei benefit aziendali è, di anno in anno, sempre più ricca e variegata, e, ora, annovera tra le sue molteplici opzioni anche la crioconservazione degli ovociti. Ma siamo sicuri che sia una buona notizia? Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta.

Congelamento degli ovuli come benefit aziendale: di cosa si tratta?

Il congelamento degli ovuli alla stregua di un benefit aziendale è una politica adottata da una serie di aziende (soprattutto negli Stati Uniti) volta a offrire alle proprie dipendenti la possibilità di posticipare un’eventuale gravidanza mediante la crioconservazione degli ovociti.

In questo modo, dunque, le donne che decidono di procedere con il congelamento degli ovuli avranno l’occasione di utilizzare questi ultimi in futuro, nell’eventualità in cui volessero fruirne per avere figli in un’età diversa da quella in cui si sottopongono all’Egg Freezing.

Nello specifico, le aziende che contemplano questo benefit aziendale coprono – totalmente o parzialmente – i costi del processo di crioconservazione, comprese le consulenze mediche, la stimolazione ovarica, il successivo prelievo degli ovuli e la loro conservazione. Nella maggior parte dei casi, inoltre, le aziende stipulano partnership con cliniche specializzate.

Le aziende che offrono il congelamento ovuli: un trend in crescita

Le aziende che decidono di introdurre il congelamento degli ovuli al pari di un benefit sono sempre più numerose, e sono concentrate perlopiù negli Stati Uniti. Qui, infatti, ha preso abbrivio tale tendenza, soprattutto su iniziativa dei “giganti” del settore tech, e non solo. Tra le aziende che prevedono la crioconservazione degli ovociti tra i propri vantaggi, vi sono:

  • le realtà Big Tech, come Meta, Apple, Amazon, Google e Microsoft;
  • le aziende che si occupano di finanza e consulenza, tra cui Deloitte, Goldman Sachs e Citibank;
  • le realtà che afferiscono al mondo della sanità e delle biotecnologie, come Johnson & Johnson e Roche;
  • le aziende di intrattenimento e le maison di moda, tra le quali Netflix e Chanel.

Se negli USA è ormai ampiamente consolidato, in Europa e, in particolar modo, in Italia, il trend si sta diffondendo con molta lentezza, e compare solo in alcuni settori specifici, come quello tecnologico, consulenziale e finanziario.

Pro e contro: una vera opportunità o un incentivo a posticipare la maternità?

Proprio la crescita progressiva di tale politica aziendale sta recando con sé, in tutto il mondo, non solo stupori e plausi, ma anche una serie di dibattiti circa le reali intenzioni correlate all’inserimento di un intervento come il congelamento degli ovuli nella cornice del welfare aziendale.

Da un lato, infatti, la decisione è accolta come un’occasione, per le donne, di conciliare vita lavorativa e maternità, dall’altro, invece, sussiste il timore che possa costituire una modalità di pressione implicita per posticipare il più possibile la gravidanza ad appannaggio degli obiettivi aziendali.

Vediamo, nel dettaglio, quali potrebbero essere i pro e i contro di questo benefit. Tra i pro, si annoverano:

  • libertà di scelta, la quale consente, alle lavoratrici, di possedere un maggiore controllo sulla propria fertilità e sulle eventuali tempistiche correlate alla maternità;
  • supporto economico, dal momento che la crioconservazione degli ovociti è un’operazione particolarmente costosa, e il supporto aziendale può renderla più accessibile;
  • pari opportunità di carriera, perché avere la possibilità di autodeterminazione riduce la necessità di effettuare scelte professionali drastiche in funzione della propria fertilità e promuove una maggiore uguaglianza tra uomini e donne;
  • flessibilità lavorativa, derivante dall’opportunità di svincolarsi dai rintocchi del cosiddetto “orologio biologico” e di concentrarsi, in questo modo, sulla propria carriera in maniera totale.

Tra i contro, invece, possiamo trovare:

  • pressioni e messaggi impliciti, collegati soprattutto al fatto di spingere le dipendenti a posticipare una possibile gravidanza per essere maggiormente produttive;
  • criticità etiche e sociali, dal momento che molti sottolineano la necessità di favorire politiche aziendali che rendano più semplice avere figli durante la carriera, e non di ritardare il momento della maternità;
  • disparità tra le donne, perché non tutte possono o vogliono sottoporsi al congelamento dei propri ovuli, per cui non si tratta di una soluzione universale e valida per tutte le lavoratrici;
  • assenza di garanzia di successo, causata dal fatto che la crioconservazione degli ovociti non assicura una gravidanza futura e, in ogni caso, i tassi di successo calano con il progredire dell’età.

Congelamento ovuli e diritti delle lavoratrici: cosa dice la legge?

Non sempre, però, la legge è dalla parte delle lavoratrici. È il caso dell’Italia, dove il congelamento degli ovuli è regolamentato dalla Legge 40/2004, la medesima che disciplina la fecondazione assistita.

Considerata obsoleta e ricolma di limitazioni, la Legge 40/2004 prevedeva, inizialmente, il congelamento degli ovuli per qualsiasi scopo, ma una sentenza della Corte Costituzionale del 2009 ha recintato tale possibilità solo alle coppie. Nel 2014, un’altra sentenza ha aperto la strada alla fecondazione eterologa, riservandola, tuttavia, solo alle coppie che presentano comprovati problemi di fertilità, ed escludendo, in questo modo, le persone single, le coppie omosessuali e le persone LGBT dall’accesso a tale tecnica riproduttiva.

Allo stato attuale, dunque, la crioconservazione degli ovociti è possibile – gratuitamente – solo nel caso in cui la donna che ne accede sia una paziente oncologica sottoposta a terapie che inficiano la fertilità. Per tutte coloro che, invece, desiderano procedere con il cosiddetto social freezing – quindi con il congelamento degli ovuli a scopo precauzionale, per motivi personali e/o professionali -, la procedura è disponibile solo in ambito privato e a costi estremamente elevati.

Il futuro della fertilità aziendale: nuove frontiere del welfare femminile

Il congelamento degli ovuli come benefit aziendale sta, naturalmente, prospettando nuovi orizzonti nella cornice del welfare femminile.

Un altro trend emergente, infatti, è il “fertility benefit”, il quale supporta non solo la crioconservazione degli ovociti, ma anche la diagnosi precoce e il supporto psicologico per le lavoratrici che intendono prendersi cura della propria fertilità. Ad adottare quest’ultimo benefit è stata, per esempio, Merck Italia, secondo il cui presidente l’iniziativa risponde a una sfida demografica crescente e mira a incentivare la natalità e l’educazione sulla fertilità tra i giovani lavoratori.

In generale, però, tutti i benefit aziendali sottoposti a disamina possono essere realmente funzionali solo se inseriti in un quadro più ampio di politiche a supporto della maternità, le quali prevedano: congedi parentali migliori, paritari e retribuiti; maggiore flessibilità lavorativa; agevolazioni per chi desidera avere figli, anche “nel pieno” della carriera; e più misure di sostegno alla fertilità.

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