La conosciamo per i suoi ruoli allegri, a teatro e sul piccolo schermo, ma Maria Amelia Monti ha anche un’altra storia da raccontare. La sua, quella di una donna che è madre di tre figli, di cui uno adottato. Il desiderio di diventare ancora genitori, dopo aver avuto già due bambini, per lei e suo marito Edoardo Erba è stata una cosa naturale. Lei stessa lo ha raccontato in un’intervista a Tiscali.
Edoardo ed io abbiamo iniziato quelle pratiche, avendo già due figli per cui la nostra non era una cosa morbosa. È successo che quando miei figli hanno cominciato a chiedermi un fratellino, io avevo già 43 anni e nessuna intenzione di ricominciare tutto da capo. Così ho detto loro: ‘Apriamo una finestra e se c’è un bambino del mondo che è destinato a noi arriverà’. Insomma lo abbiamo fatto con un senso di leggerezza anche perché tutti ci dicevano che era difficilissimo, quasi impossibile. E invece allo scadere dei 4 anni, quando dovresti rifare tutti i documenti e la trafila da capo, questo bambino ci è arrivato davvero. Insomma un’esperienza faticosa, leggera, bella. Ma l’idea di gettare la spugna no. Edoardo ed io siamo abituati a tenere duro.
Un’esperienza intensa che è sfociata in uno spettacolo teatrale intitolato La lavatrice del cuore, in cui Maria Amelia Monti legge le 200 lettere di genitori adottivi e parenti di bambini adottati. Un tema difficile da affrontare, che le ha causato non poche remore. Alla fine, però, è giunta alla conclusione di come il tema dell’adozione fosse qualcosa di universale. Non riguarda soltanto chi ha adottato un bambino o chi avrebbe voluto e per mille vicissitudini non ci è riuscito.
Chi non è mai stato coinvolto nell’esperienza dell’abbandono? Si è abbandonati quando si viene lasciati dal fidanzato o dal marito, così come quando muore una persona cara, o quando hai un secondo figlio e il primo si sente trascurato. E c’è chi diventa aggressivo o chi vive col freno a mano tirato proprio per paura di essere abbandonato di nuovo. I bambini adottati sono bambini che prima sono stati abbandonati. E poi si parla di amore incondizionato, puro, che va al di là del fatto che un figlio ti sia nato dalla pancia. L’amore che io provo per mio figlio adottato è lo stesso di quello che sento per i miei due figli nati dalla pancia.
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Maria Amelia Monti con il marito
Due anni fa il Festival delle Lettere di Milano aveva come tema quello dell’adozione ed erano arrivate ben 500 lettere da tutta Italia, una più bella dell’altra”, ha raccontato Maria Amelia Monti a Bresciaoggi. “C’era chi era stata adottata durante la guerra, chi in Ucraina era stata abbandonata dalla mamma e poi adottata in Italia, chi non c’era riuscito. C’era un mondo a cui a me era stato chiesto di dare voce: un reading di 10 lettere. Le prime volte non riuscivo a leggerle, mi veniva da piangere. Alle lettere mio marito Edoardo ha pensato di unire il racconto tragicomico della nostra esperienza di genitori adottivi, persi come tanti altri in una lunghissima trafila burocratica durata 4 anni, tra colloqui con psicologi e assistenti sociali.
Ha portato a teatro le parole delle mamme adottive
Ma tu non lo sai che quando noi donne diventiamo mamme, in qualsiasi modo lo diventiamo, riceviamo in dono una lavatrice del cuore e anch’io ho la mia? Quando tu ti senti triste, quando il peso nella pancia ti sembra insopportabile, tu vieni da me, apri l’oblò che c’è nel mio cuore, ci butti dentro tutte le cose brutte che ti rendono triste e non ti fanno stare bene, io poi le lavo, le centrifugo con tanto amore per te, e vedrai che dopo usciranno solo serenità e tranquillità.
Così Francesca Corti ha cercato di far sorridere la figlia Anna, sette anni, adottata a 8 mesi. Parole che hanno ispirato il titolo dello spettacolo La lavatrice del cuore – Lettere di genitori e di figli adottivi, andato in scena per la prima volta nel 2013.
Maria Amelia Monti nella locandina di "La lavatrice del cuore"
Maria Amelia Monti, che ha letto le 200 lettere a teatro, voleva raccontare l’adozione attraverso le testimonianze dirette dei genitori. Un’iniziativa lanciata dal sito Italiaadozioni che ha invitato a scrivere genitori, figli, nonni, educatori, amici a raccontare le loro esperienze su questo tema per far riflettere sul tema.
Maria Amelia Monti
A quelle lettere, mio marito Edoardo Erba ha pensato di unire anche il racconto tragicomico della nostra esperienza di genitori adottivi, persi come tanti altri in una lunghissima trafila burocratica durata 4 anni, tra colloqui con psicologi, assistenti sociali e quant’altro.
Ha spiegato la Monti a Tiscali.
Mi ricordo quando siamo partiti per andare a prendere Robel
Tutti i giorni viviamo esperienze pazzesche, ma c’è un’immagine che mi torna in mente. Con Edoardo e gli altri due nostri figli, Marianna e Leonardo, siamo partiti in Etiopia a prendere Robel. L’emozione più bella è stata vedere come una ragazzina di 15 anni e un bambino di 10 abbiano accolto il bimbo, così aperti, così disponibili, così bravi. Io e Edoardo non ce l’avremmo fatta altrettanto bene. Non c’è scuola per i genitori: vai a tentoni e segui il cuore.
Ha raccontato la Monti a Bresciaoggi.
Maria Amelia Monti sostiene l'associazione CIAI
Maria Amelia Monti è anche testimonial per CIAI, l’associazione che dal 1968 lavora in Italia e nel mondo per garantire il rispetto dei diritti dei bambini. L’associazione interviene a supporto dei bambini più vulnerabili e delle loro famiglie, comunità e istituzioni, mettendo al servizio del cambiamento tutta la l’esperienza nel campo dell’adozione internazionale.
La sua carriera
Nata il 30 giugno 1962 a Milano, dopo il diploma presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano Maria Amelia Monti ha debuttato come attrice teatrale e successivamente è apparsa al cinema e in televisione. La sua prima prova televisiva è stata nel film TV …e la vita continua (1984) di Dino Risi. La Monti è diventata però famosa grazie alla sua verve comica. Negli Anni Ottanta si è fatta notare a Drive In di Antonio Ricci e a La TV delle ragazze, dove interpretava un’adolescente svampita.
La signora della risata all'italiana
Per il grande schermo ha recitato in Italia Village (1994) di Giancarlo Planta, e Miracolo italiano, regia di Enrico Oldoini, entrambi del 1994, Mi fai un favore (1996) di Giancarlo Scarchilli, Asini (1999), regia di Antonio Luigi Grimaldi, e 13dici a tavola (2004), regia di Enrico Oldoini. Ha partecipato anche a numerose fiction TV tra cui: Amico mio (1993) e Amico mio 2 (1998), Dio vede e provvede (1996-1998), Finalmente soli, in cui era protagonista insieme a Gerry Scotti.
A favore dell'adozione per tutti
Purtroppo in Italia single e coppie gay non possono adottare. Il mio consiglio per le altre coppie è che, una volta assodato che entrambi si sia d’accordo, bisogna andare avanti. Ne vale la pena.
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