Si chiama Lotus Birth, ed è la pratica secondo cui, al momento del parto, il cordone ombelicale non dovrebbe essere tagliato, poiché il distacco della placenta deve avvenire solamente quando questa e il bambino hanno realmente concluso il loro rapporto, e sono quindi pronti al momento della separazione.
Benché la Società Italiana di Neonatologia la sconsigli fortemente, e in generale non sia vista di buon occhio dal mondo medico per il forte rischio di infezioni a cui si espone il neonato, non sono poche le mamme che scelgono di seguirla; Vanessa Fisher, ad esempio, l’ha voluta per il suo bambino, Ashton, come ha spiegato a Love What Matters.
“Ho fatto alcune ricerche su ciò che si poteva fare del sangue cordonale – ha detto Vanessa – Ho scoperto che c’erano madri che hanno lasciato il cordone attaccato per diversi minuti od ore dopo la nascita, per permettere alla placenta di smettere di pulsare. Ciò assicurerebbe tempo sufficiente per un trasferimento di sangue placentare completo al bambino. L’idea del Lotus Birth mi è davvero piaciuta, perché ero già pronto ad abbracciare un approccio molto naturale a questa gravidanza, e per me era importante eliminare qualsiasi interferenza medica non necessaria. È stato a gravidanza appena iniziata che abbiamo deciso di aggiungere questa pratica nei nostri progetti in vista della nascita“.
La sua idea, continua Vanessa, è che il bambino, nei nove mesi trascorsi nel grembo materno, si nutra esclusivamente di ciò che gli viene fornito attraverso il cordone ombelicale, e che al momento del parto essere “strappato” da questa situazione rappresenti un vero e proprio trauma per lui. Questo nonostante la comunità scientifica, come ha spiegato la SIN, sostenga che i vantaggi ipotizzati dal maggiore passaggio di sangue dalla placenta al neonato vengano meno appena il cordone smette di pulsare, mentre contemporaneamente aumenta il rischio di infezione.
Ma Vanessa, invece, è convinta che permettere al cordone di staccarsi in modo naturale e graduale consenta al neonato di sviluppare, allo stesso tempo, una dipendenza e un legame anche con il padre e di non soffrire più per la mancanza di nutrimento che gli è giunta nella pancia dalla placenta.
“All’inizio, mio marito era sorpreso dall’idea, ma comunque di supporto – prosegue ancora la donna, che però sottolinea anche che – Agli altri membri della famiglia non piaceva l’idea. Penso che la riluttanza derivasse soprattutto dal fatto che non fosse una cosa familiare. Ma nessuno ha fatto obiezioni così forti da farmi riconsiderare la mia decisione“.
Vanessa non ha ascoltato chiunque le dicesse che la placenta era antigenica, non ha dato retta a quanto letto anche online rispetto al rischio di contrarre infezioni, e ha deciso di lasciare il cordone ombelicale attaccato al suo bambino per nove giorni.
“Che il cordone sia tagliato o meno, si stacca naturalmente. Un vecchio detto, ‘Se non è rotto, non aggiustarlo’ mi viene in mente quando penso al Lotus Birth. Non c’è assolutamente alcun difetto nel modo in cui Dio ha progettato qualsiasi parte del processo dal concepimento, alla nascita, all’allattamento al seno. Nessuno dei processi richiede aggiustamenti, tutto è magnificamente orchestrato. Recentemente ho letto una citazione di Lao Tzu che diceva: ‘La natura non ha fretta, eppure tutto si compie’ Questo proverbio mi ha confermato che la natura non ha bisogno della mia assistenza, funzionerà perfettamente se mi arrendo a lei“.
Nel caso del piccolo Ashton tutto è andato bene, non ci sono state problemi legati al fatto di avere avuto la placenta attaccata per nove giorni dopo la nascita. Per quanto si debba rispettare la libertà altrui, certo qualche perplessità sulla scelta di Vanessa può rimanere, soprattutto alla luce delle indicazioni scientifiche e mediche in merito ai possibili pericoli legati al Lotus Birth. A ogni modo, la donna precisa di aver voluto raccontare la sua esperienza non per “forzare” qualcuno a seguire la sua decisione, ma solo per condividere il mistero della riproduzione e del parto.
I familiari erano contrari all'idea di Vanessa
“Mio figlio si è rifiutato di prendere in braccio il fratellino finché non si fosse staccata la placenta”, ha confidato Vanessa a Love What Matters, parlando dei pareri contrari di medici e familiari alla scelta del Lotus Birth.
La foto mostra Ashton con il cordone ancora attaccato
“Non staccare la placenta evita il trauma del distacco improvviso dalla mamma nel bambino, e gli consente di imparare ad attaccarsi anche al padre”, sostiene Vanessa.
Ashton dorme sereno
Nei giorni successivi alla sua nascita, il cordone di Ashton è diventato molto secco e fragile come un ramoscello. “Il quinto giorno si è spezzato – scrive mamma Vanessa – La placenta era separata, una parte del cordone era rimasta attaccata. Il nono giorno si è staccato del tutto. Il processo ha avuto successo. Non ha causato alcuna infezione o fastidio al bambino”.
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