“Non sai cosa ti perdi”.

“Si ma se poi ci ripensi?”

“Tic toc, guarda che l’orologio biologico corre”.

Quante di noi si sono sentite dire, almeno una volta nella vita, frasi del genere? Solo perché avevamo una “certa età”, amiche già sposate e con prole, e noi con lo zero barrato nella casella dei figli.

Una donna senza figli è una donna a metà; lo stereotipo più banale è, per assurdo, quello che si perpetua con maggior forza in una società che ancora fatica a colmare il gender pay gap e ha tuttora bisogno delle quote rosa per garantirsi la partecipazione femminile nell’amministrazione, eppure si ostina a relegare le donne ad avere la maternità come massima aspirazione.

Ma la maternità è e resta una scelta, per fortuna, che non esalta o minimizza la donna a seconda di quello che la sua volontà persegue; e tantomeno la rende “più o meno” rispetto alle altre che hanno scelto diversamente da lei.

In molti casi, poi, la maternità è una chimera, un sogno irraggiungibile per fattori che dipendono da “altro” rispetto a noi; per infertilità, ad esempio. Ma anche per impossibilità economica, per malattia, perché un aborto spontaneo ha tolto la possibilità di avere altri figli.

Per questo quelle frasi che sembrano “innocue”, magari dette da un parente, o da qualche conoscente alla ricerca della battuta spiritosa con cui rompere la monotonia di una conversazione, possono diventare macigni nel cuore di chi madre vorrebbe esserlo diventata, ma non ha mai potuto. Non per sua scelta.

Ci ha colpite molto un brano di Sandra Bacci, professoressa di matematica, blogger della pagina Smiling is Chic e fondatrice del progetto Donne all’ultimo grido, che proprio sul sito web del blog ha voluto confidare, in maniera molto poetica, la sua esperienza di “madre senza figli”.

Immaginiamo che si desideri una cosa con tutte le nostre forze, qualsiasi cosa essa sia, così tanto da sacrificare la felicità pur di averla. Immaginiamo di desiderare di essere madre sin dalla propria adolescenza, da quando con il fidanzatino fantasticavamo sul nostro roseo futuro.

Io non posso avere figli. Non ne ho potuti avere, per qualche strano caso del destino. Perché in fondo una causa reale, concreta non è mai stata trovata.  E credetemi per una matematica con il pallino della scienza e del segno della Vergine, non è facile accettarlo senza neanche una spiegazione.

Non sono venuti e basta. E Dio sa se li ho cercati.

[…] Non è stato facile. Non è stato facile pensare di non avere primi compleanni, primi passi, primi giorni di scuola da festeggiare. Non è stato facile immaginare il futuro senza una famiglia con cui condividerlo. Non è stato facile immaginare un percorso di vita che si sorreggesse solo su un’altra persona, per quanto meravigliosa.

E poi quelle domande, inquisitorie, indiscrete, feroci.

Hai figli?
Come ancora non hai figli?
Guarda che l’orologio biologico scorre.
Sicuramente verranno, basta non pensarci.
Ti devi rilassare e vedrai che arriva.
Fatti una vacanza.
Una mia amica, quando ha smesso di provarci è rimasta incinta. ( ???? )
Conosco una signora che ha fatto le pratiche dell’adozione e poi è rimasta incinta.
Ma la fecondazione l’hai provata? Ma dal Dottor X ci sei andata?
Fatti fare le punturine di ormoni e vedrai!!!!!
Guarda la Bellucci, La Clerici, La Gianna Nannini. Guarda Carmen Russo.
Perché non prendi un cane?
Una mia amica ha preso un cane ed è rimasta incinta.
Ma lui ( il marito ) che ne pensa?  ( !!!! )

Oggi Sandra ha fatto pace con se stessa e con il proprio destino, ma le sue parole offrono tutta la potenza del dolore provato da chi sente ripetersi domande che ogni volta sono come una pugnalata in pieno petto. Chi madre avrebbe voluto tanto esserlo, ma non ce l’ha fatta.

Abbiamo deciso di raggiungerla per farci raccontare la sua testimonianza in maniera diretta, affinché potesse aiutare chi si è trovata nella sua situazione e, perché no, anche la consapevolezza di chi tuttora non riesce a liberarsi dall’equazione donna=madre.

Lei, ad esempio, ci racconta di aver compreso di non poter avere bambini

“Nel momento esatto in cui ho realizzato davvero che non ne avrei avuti, diciamo al raggiungimento della soglia dei 50 anni che mi ha condotto fuori dall’area della possibilità. Perché come dico sempre, la certezza è sicuramente più forte della consapevolezza”.

Aggiunge poi:

Il mio percorso di ricerca mirato è stato piuttosto lungo e tardivo. È iniziato intorno ai 37 anni, ( ma non ho mai usato comunque metodi anticoncezionali se non dai 23 ai 25 anni e questa libertà forse avrebbe dovuto darmi un segnale, o incitarmi a giocare alla lotteria).
È terminato intorno ai 45 anni passando attraverso tutte le fasi di rito. Non ne ho saltata una. Ingorda che sono!

Analisi preliminari. Utilizzo di tutti i trucchi per rimanere incinta, anche quelli delle nonne per intendersi, ( gambe in aria, regimi alimentari ad hoc, controllo dei giorni fecondi, la luna, le stelle… ).
Poi piano piano, analisi più invasive, stimolazioni dell’ovulazione, fecondazione assistita in Italia (2), terza fecondazione assistita all’estero, in Austria, perdita della piccola (eh sì, ho ancora questa sensazione che fosse una bambina, Aurora) alla dodicesima settimana, raschiamento, quarta fecondazione assistita, (perché dai, se sei rimasta incinta una volta magari succede di nuovo, mi sembra che in Sud Italia si dica : donna abortita mezza incinta).

Un lungo cammino come se fossi all’interno di uno sgangherato vagoncino delle montagne russe, senza che neanche una volta qualcuno mi abbia fermato e mi abbia detto: c’è questo problema, hai questo dannato problema. E per questo non avrai figli. Fermati. Scendi, curati. O fatti un’altra vita. Ma insomma!

Invece ho continuato, abbiamo continuato, fino a che le nostre forze psicologiche ed economiche ce lo hanno permesso. Dopo l’esito negativo della quarta fecondazione assistita, io e Giorgio ci siamo arresi, abbiamo detto basta. Basta a questo perenne stato di ansia, di attesa, di frustrazione. Basta all’impossibilità di potere programmare una vacanza reale, basta alle difficoltà nel gestire la nostre situazioni lavorative con le frequenti assenze, viaggi, cure.

Tutto ciò ci stava impedendo di vivere la nostra vita, completamente annullati nella ricerca di un’altra.

Accettare la realtà senza una spiegazione razionale a un certo punto si è rivelato ineluttabile e doveroso. Ce lo dovevamo. Lo dovevamo a noi stessi. Avere un bambino è un sogno ma non può essere l’unico sogno di una vita

Nell’esperienza di Sandra, lo abbiamo letto, c’è anche un aborto spontaneo. Quanto è stata dura viverlo?

Difficile. Quando una donna qualunque scopre di avere una vita dentro di sé tutto assume colori diversi. Entra immediatamente in una dimensione parallela, fatta di nuvolette, riviste specializzate, culline vaporose, creme antismagliature. È facile intuire cosa possa succedere ad una donna che da anni cerca con tutte le proprie energie di procreare. Puoi importi riservatezza, atteggiamenti cauti e riflessivi, ma tempo 15 giorni hai già telefonato a tutte le amiche, i familiari, i vicini di casa, le ex compagne di scuola e loro hanno fatto altrettanto. Sandra e Giorgio ce l’hanno fatta!

E tu cominci già a camminare con i piedi a papera, le mani sul ventre, lo sguardo sognante e la campanella chiama angeli sull’ombelico. Perché se dopo 8 anni per la prima volta riesci finalmente ad avere le beta-hCG sopra i 10.000 alla terza settimana, non pensi neanche per un attimo che rientrai anche nella statistica di chi all’undicesima, nel momento più a rischio per ogni gestante, avvisterà alcune innocue perdite”.

Non pensi neanche per un attimo che la dottoressa di turno al pronto soccorso, ti dirà a bassa voce, con l’ecografo in mano: ‘Non c’è più battito’. E tu crederai di essere in un incubo.

Cosa si prova a sentirsi ripetere le solite frasi ogni volta?

“Beh, grazie al cielo, le persone hanno smesso di chiedermelo, in primis perché la mia età mi ha condotto fuori dall’area della possibilità, costruendo un muro verso qualunque tipo di curiosità o consiglio sulla questione. Poi anche perché, dopo il mio ‘outing’ di due anni fa sul blog, praticamente anche il figlio della fornaia sotto casa sa che sono incapace di procreare.
Ma credimi, le ho sentite di tutte e in tutte le varianti possibili, che pensandoci bene, ci potrei scrivere un trattato.

Il trattato della curiosità femminile delle pancine piene.
C’è la curiosità più innocua, quella distratta, superficiale. La curiosità dei luoghi comuni. La curiosità dello spirito da crocerossina. La curiosità di chi possiede già ogni risposta. La curiosità di veste i panni del giustiziere. E infine, la curiosità tossica, quella che ti rimane addosso come un marchio“.

In gallery continuiamo a conoscere Sandra e la sua storia.

"Avere un figlio è un sogno, ma non può essere l'unico sogno di una vita"
Fonte: Sandra Bacci
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