Giovane Madre Dona parte del proprio Fegato al Figlio di 2 anni

Ester, una giovane mamma 27enne di Orbetello, ha donato al proprio figlio di due anni parte del proprio fegato. Il piccolo, infatti, soffriva di una grave malattia epatica e necessitava di un trapianto per poter sopravvivere.

Mettere al mondo un figlio è già di per sé una gioia grandissima, ma poter contribuire a salvare la vita della propria creatura malata è un qualcosa di ancor più indescrivibile. Lo sa bene Ester, una giovane mamma 27enne di Orbetello che ha donato al proprio bambino di appena due anni parte del proprio fegato.

Una storia tutta italiana, tanto che l’intervento è stato eseguito all’Ospedale Bambin Gesù di Roma il 19 agosto scorso, come riportato dal Il Tirreno. Tutto è andato per il meglio ed Ester e il suo piccolo sono stati dimessi pochi giorni fa: un epilogo felice rispetto ad un calvario che era iniziato due anni fa, quando il bimbo aveva appena cinquanta giorni. Racconta la giovane madre:

Mio figlio era nato un po’ più piccolo del normale, ma non c’era alcun segnale premonitore che potesse far pensare a cosa saremmo andati incontro, a quale tragedia avremmo dovuto affrontare.

Durante il primo mese di vita il bimbo si comportata come un neonato qualsiasi. Poppate, colichette, pisolini: tutto nella norma, quindi. Ma verso il cinquantesimo giorno di vita, il bambino diventata improvvisamente giallo in viso, con la pelle del colore tipico dell’ittero. Inizialmente i genitori del piccolo non si preoccupano, ma per scrupolo decidono di far visitare il neonato dalla pediatra di fiducia. Da qui l’inizio del calvario: la dottoressa, infatti, capendo la gravità della situazione, consiglia loro di andare immediatamente al Pronto Soccorso dell’Ospedale Misericordia di Grosseto per far sottoporre il figlio a dei controlli più approfonditi.

Dopo essere stato sottoposto a ecografie e analisi del sangue, il neonato resta ricoverato nella struttura ospedaliera per cinque giorni. Riuscite ad immaginare, ragazze, cosa devono aver provato i genitori, vedendo che la loro creatura stava così male da far ipotizzare il peggio? Tenete presente che dopo le opportune visite del caso, i medici avevano anche deciso di trasferire il piccolo all’Ospedale Meyer di Firenze, dove gli è diagnosticata un’atresia delle vie biliari.

Ester e il compagno Manuel, quindi, improvvisamente scoprono l’esistenza di una malattia rara che avrebbe obbligato loro figlio a sottoporsi ad un’operazione (nota come l’intervento di Kasai) per poter ricostruire le vie biliari. Ed ecco, dunque, l’ennesimo trasferimento ospedaliero: il piccolo viene spostato d’urgenza a Brescia così da permettere ai chirurghi di intervenire per cercare di salvargli la vita. È il 23 dicembre del 2013. Racconta la madre del bimbo:

Brescia era lontana per noi, ma per mio figlio sarei andata ovunque. Anche in capo al mondo, se necessario.

Un’operazione delicatissima e 5 giorni in rianimazione, ma per poter essere certi che l’intervento sia realmente riuscito è necessario attendere un anno. Dapprima il bambino sembra riprendersi, ma poi ecco arrivare l’ennesima brutta notizia: il piccolo smette improvvisamente di mangiare. Ennesimo ricovero ospedaliero (questa volta di nuova al Meyer di Firenze) che culmina con l’inserimento di un sondino naso gastrico, nella speranza che tutto questo possa giovare al bimbo.

Niente da fare: neanche questa soluzione, purtroppo, porta al risultato sperato. Per poter sopravvivere, quindi, al giovanissimo paziente non resta che il trapianto di fegato. A febbraio 2015 il bambino entra in lista d’attesa e inizia così la ricerca di un potenziale donatore. Passano i mesi, ma un organo compatibile con il piccolo non si trova: ecco, allora, che Ester e Manuel si rendono entrambi disponibili in prima persona a donare parte del proprio fegato al figlio. Racconta la donna:

Siamo risultati entrambi compatibili, ma ho voluto poter donare io a mio figlio una nuova vita, migliore.

Dopo nove ore di intervento e alcune settimane di ricovero, ora fortunatamente tutto sembra essere andato al meglio: da pochi giorni Ester e il suo bambino sono finalmente a casa. A questa famiglia che ha dovuto sopportare già troppo dolore va il nostro più caloroso in bocca al lupo: teniamo le dita incrociate per voi, che il vostro futuro sia decisamente più sereno.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!