Guglielo Scilla, Willwoosh per chi conosce e lo segue su You Tube, è uno senza troppi peli sulla lingua, abituato a dire le cose come stanno e a esprimere le proprie opinioni senza troppe remore o moralismi.

Del resto, la schiettezza dello youtuber ex concorrente di Pechino Express era già emersa, molto ben evidente, al tempo del suo coming out, dove, senza troppi proclami né pomposità, aveva semplicemente scelto di parlare della propria sessualità in uno dei tanti video pubblicati e condivisi con i fan, con un elenco di “Mi piace e non mi piace”.

Ma recentemente Guglielmo ha voluto parlare, sia sul canale Instagram che su You Tube, di un altro argomento che gli sta particolarmente a cuore: quello delle famiglie arcobaleno, e dei cartelloni pubblicitari affissi in varie città italiane dall’associazione ProVita, la stessa che, tempo addietro, fece già discutere per altri manifesti riguardanti il tema dell’aborto.

I cartelloni, questa volta, riguardano appunto le famiglie omosessuali, e si pongono, prendendo le distanze in maniera netta da questo tipo di famiglia, con uno slogan assolutamente chiaro: “Due uomini non fanno una madre”.

Se sull’account Instagram Scilla si è “limitato” a dire

 Solo ultimamente ho compreso che parlare di amore a una persona che vive i sentimenti col manuale accanto al comodino è la tattica sbagliata.

È nel video pubblicato su You Tube (lo potete vedere a questo link) che ha usato parole ben più taglienti per far capire cosa pensi della pubblicità.

Io non voglio nemmeno spiegare a queste persone come a volte l’uomo che ti abbia dato la vita non riesca a essere un padre – esordisce Scilla rivolgendosi agli ideatori dello spot – e come la stessa cosa possa valere per la donna che ti ha dato la vita.

Già, perché puntare sul discorso “meglio un figlio che cresce con due uomini/donne sereno piuttosto che in una famiglia considerata ‘normale’ ma sottoposto magari ad abusi, violenze, maltrattamenti” dovrebbe essere banale e scontato, anche se poi va a finire che non lo è. Quello su cui punta Willwoosh è però in realtà qualcosa di diverso, e sta proprio nel peso di quelle parole, nella costruzione di quel messaggio pubblicitario, nel senso generale di un manifesto pieno di contraddizioni e non verità.

Partiamo, come fa Scilla, dall’hashtag che campeggia sotto la foto dei due uomini che sembrano aver appena “acquistato” un bambino e lo slogan “Due uomini non fanno un padre” (rovesciato, nella seconda versione, in “Due madri non fanno un padre”, ovviamente): #stoputeroinaffitto.

E già qui, a un’approfondita lettura e dietro attenta riflessione, si scorge già il primo problema che è quello, molto ben evidenziato da Guglielmo, che l’utero in affitto non c’entri nulla con le famiglie omosessuali in senso stretto. Perché la possibilità di scegliere una madre in affitto per far crescere il proprio figlio non dipende affatto da questioni di sessualità, è una scelta a cui si sono rivolte moltissime donne eterosessuali, tantissime celebrità, da Kim Kardashian (che ha avuto così la terza figlia) a Sarah Jessica Parker.

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L’utero in affitto è una cosa da ricchi, non è una cosa da gay. L’utero in affitto costa un boato, e sapete qual è uno dei motivi […]? Il motivo è che in Italia non è legale. Quindi di cosa stiamo parlando? Tu puoi stoppare qualcosa che sta avvenendo in Italia.

Ma la cosa che ferisce ancor più Scilla, e suscita la sua indignazione, sta proprio in quello slogan, quel “Due uomini non fanno una madre”.

Credo che sia un insulto non tanto ai genitori, ma ai figli. […] Che cosa vuoi dire, che un bambino che cresce senza madre o senza padre è un bambino incompleto? È un bambino di serie B? Due uomini non fanno una madre vuol dire che tu hai bisogno di un padre per poter crescere; due donne non fanno un padre vuol dire che hai bisogno di un padre per crescere. Beh lasciate che vi dica una cosa […] un sacco di persone non hanno un padre o una madre perché la vita è bastarda.

Proprio per questo persone come Doriana, che ha perso il papà quando aveva solo due anni ed è cresciuta con mamma e zia, e che noi abbiamo intervistato, ha voluto lasciare un commento sotto il post Instagram di Scilla, per raccontare la sua storia.

Esistono donne che rimangono da sole perché i padri dei loro figli si danno – continua Guglielmo – e in quel caso di cosa parliamo? Dobbiamo piangere l’uomo che ti ha dato la vita perché ti ha dato le spalle e quindi tu rimarrai per sempre un coglione senza una figura paterna?

Senza parlare dei figli di genitori divorziati che frequentano pochissimo i padri, che crescono “con due padri e una madre”, perché crescono con il compagno della mamma e vedono pochissimo il padre.

E i bambini in orfanotrofio? Bambini di serie Z? […] Dare la vita non significa prendersene cura.

Un ultimo pensiero Scilla lo rivolge proprio al bambino protagonista del cartellone, in un carrello, in lacrime, con un codice a barre stampato sul petto. Il messaggio? Chiarissimo. I bambini non si comprano. Peccato che…

Il bambino della pubblicità un giorno sarà un uomo, ed è stato scelto perché mandasse un messaggio nel quale, in un futuro, non crederà nemmeno. […] Messo in un carrello con un codice a barre sul petto per vendere una vostra idea. Beh, signori, quel codice a barre, su quel bambino, pur di vendere, ce l’avete messo voi.

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