L'istinto materno non esiste (e ora smettete di chiederci "a quando un figlio?")
Esiste l'istinto materno? E soprattutto: è una colpa, per una donna, non volere figli? Ecco le conclusioni a cui è giunta la giornalista Jennifer Guerra.
Esiste l'istinto materno? E soprattutto: è una colpa, per una donna, non volere figli? Ecco le conclusioni a cui è giunta la giornalista Jennifer Guerra.
Su The Vision la giornalista Jennifer Guerra ha toccato un argomento per certi versi ancora scomodo nel nostro Paese: quello della maternità. O meglio, il tabù dell’istinto materno. Esiste davvero un impulso che, giunta una certa età, fa scattare nelle donne l’irrefrenabile desiderio di mettere al mondo un figlio? Da un punto di vista scientifico i pareri sono discordanti, così come le esperienze personali e le idee delle stesse protagoniste, le donne.
Capita spesso di sentirsi rivolgere domande indiscrete in merito alla maternità: “A quando un figlio?”, “Se non ora quando?”. Oppure di ascoltare frasi del tipo: “Poi sarà troppo tardi”, “L’istinto materno è più forte”. Frasi che danno per scontato che qualunque donna abbia come punto massimo della propria realizzazione personale l’essere madre.
Ma davvero tutte le donne provano tenerezza all’idea di stringere al petto un bambino? Davvero tutte sono disposte (per natura) a mettersi da parte per un figlio e a portare una creatura in grembo nove mesi? Le risposte a cui giunge Jennifer Guerra sono quelle a cui l’Italia, dove si sponsorizza il Fertility Day e si mette in discussione l’aborto, forse non è pronta.
Nell’edizione del 1971 del dizionario Larousse l’istinto materno viene definito:
una tendenza primordiale che crea, in ogni donna normale, un desiderio di maternità e, una volta soddisfatto questo desiderio, spinge la donna a badare alla protezione fisica e morale dei figli.
Di contro, per la sociologa Laura Kipnis l’istinto materno è solo un’invenzione sociale risalente alla Rivoluzione Industriale. All’epoca mettere al mondo molti figli significava avere più braccia per lavorare. Nelle famiglie più abbienti, invece, i bambini venivano cresciuti dalle balie e non dalle madri, con cui c’era un profondo distacco emotivo. Si parla, a tal proposito, di “mancanza di sentimento dell’infanzia”.
Con la maggiore disponibilità di lavoro e la ridefinizione dei ruoli (uomo in fabbrica e donna in cucina) si arrivò a una svalutazione del valore economico dei figli. Quest’ultimi si trasformarono da risorsa a peso per le madri, costrette a occuparsi di loro senza trarne alcun beneficio. Ed è a questo punto che si insinua la ‘romanticizzazione‘ della maternità: fare figli per vocazione e non per necessità. Arricchirsi grazie ai figli non era più possibile, l’unica spiegazione per metterli al mondo era identificarli come la ragion d’essere stessa della donna.
Questa romanticizzazione descritta da Guerra è poi progressivamente venuta meno, di pari passo con una nuova ridefinizione del ruolo della donna all’interno della società. La stessa Guerra fa parte di quelle donne che ammettono di non pensare alla maternità e che vivono con molta serenità questa scelta:
Quando dico di non volere figli, la maggior parte delle persone mi risponde che sono troppo giovane per saperlo e che fra una decina d’anni, quando raggiungerò i fatidici trenta, cambierò idea, perché prima o poi arriverà il fantomatico ‘istinto materno’. Non ho mai provato il desiderio di essere madre […] Diventare madre non fa per me.
Recenti scoperte relative all’ossitocina (un ormone prodotto dall’ipotalamo) ne hanno rivelato interessanti proprietà, che riguardano soprattutto un suo coinvolgimento nei comportamenti sessuali, sociali e materni. Sarebbe una sorta di regolatore delle emozioni, come lo definisce il prof. Santo Di Nuovo, che ne ha osservato gli effetti nell’indurre attaccamento tra persone, nel ridurre l’ansia da separazione e nel facilitare le relazioni. L’ossitocina è l’ormone che si attiva alla vista dei cuccioli: per questo neonati e gattini fanno tenerezza.
Alcuni hanno interpretato l’esistenza dell’ossitocina come una prova dell’esistenza dell’istinto materno, definendola “la colla ormonale che lega la madre e il bambino”. Dimostrazione piuttosto debole. Ma se non esiste desiderio innato di maternità, perché per miliardi di anni ci siamo riprodotti popolando il pianeta fino a quota sette miliardi? La risposta di Mark Elgar, professore di Biologia evolutiva all’Università di Melbourne fa scendere in campo il desiderio sessuale, vero motore di tutto.
Più che di istinto materno sarebbe forse più corretto parlare di desiderio di riprodursi e trasmettere il proprio patrimonio genetico, un bisogno primordiale che riguarda indistintamente uomini e donne. Infatti:
Il desiderio di fare un figlio certamente esiste ed è una sensazione profonda, vera e bellissima, ma non è un desiderio esclusivamente femminile e non è legato a chissà quale caratteristica biologica, tanto che sembra che sempre più spesso siano gli uomini a voler mettere al mondo un bambino.
Le madri sono oggi costantemente in competizione tra loro. Chi non ha potuto avere figli è preda di frustrazione per quel desiderio mai realizzato. Chi è non madre per scelta è vittima di una sorta di senso di colpa. Ma ogni donna dovrebbe sentirsi libera di scegliere e vivere serenamente la sua scelta, senza sentirsi in colpa se non può avere figli e senza sentirsi in dovere di dare spiegazioni se non ne vuole. Citando Jennifer Guerra:
Con buona pace del dizionario Larousse, madri o non madri, siamo tutte donne normali.
Giornalista e speaker radiofonica, scrivo tanto e chiacchiero ancora di più. Eterna indecisa e inguaribile romantica, vivo la vita in un precario equilibrio tra pessimismo cosmico e sincero entusiasmo.
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