Sono una mamma cattiva e al Flash Mob per l'allattamento al seno non ci posso andare

Dal 1° al 7 ottobre, come ogni anno, cade la Settimana per l’Allattamento Materno (SAM): in tutta Italia sono organizzati convegni sul tema e Flash Mob con lo scopo di promuovere l'allattamento al seno, evidenziandone i benefici come da Dichiarazione degli Innocenti e Strategia Globale per l’Alimentazione dei Neonati e dei Bambini dell’OMS e dell’UNICEF.

Preparate gli strali e mirate. So che questo non è il decennio buono per dire qualcosa sull’allattamento al seno senza rischiare di finire di fronte al tribunale delle Inquisizione ostetrica ma, aihmè, non appartengo alla schiera delle madri pro allattamento ad ogni costo. Di più, con grande disappunto di quelli che hanno bisogno di etichette, non appartengo neppure alle madri che “tetta no, formula sì”.

E allora dove stai? Altolà chi va là, farsi riconoscere!

Mi chiamo Ilaria, sono la mamma di Nicola, 8 mesi, ho 35 anni (giusto per rendervi difficile catalogarmi anche tra le madri giovani, non lo sono, o vecchie, è ancora presto per definirmi tale).

E allora perché non vieni al Flash Mob ad allattare Nicola? Perché a 8 mesi lo allatti ancora vero?

No, non lo allatto più da quando aveva 5 mesi non ancora compiuti e, prima, era in allattamento misto. Con buona pace della pediatra che ha vaccinato mio figlio al quinto mese e che, dopo aver cercato invano di convincermi a riprendere l’allattamento, se avesse potuto, mi avrebbe denunciato ai servizi sociali per maltrattamenti accertati su minore.

E quindi? Da che parte stai, non abbiamo capito?

Care mamme, sto dalla parte di quelle di noi che allattano al seno, a richiesta e ovunque; e di quelle che allattano al seno ma solo in privato perché lo ritengono un momento intimo. Sto dalla parte di quelle di noi che danno un’aggiunta, di quelle che non hanno mai allattato, per scelta o perché hanno conosciuto i loro bambini quando sono arrivati nelle loro case già grandicelli; di quelle che sono tornate al lavoro dopo una settimana o dopo un anno e hanno smesso di allattare, di quelle che lavorano e allattano e di quelle che al lavoro non ci torneranno più.

Sto dalla parte delle madri che amano i loro figli e fanno scelte diverse, perché siamo madri diverse, non migliori, peggiori, giuste o sbagliate, finché li amiamo e vogliamo crescerli donne e uomini di valore.

Mi sono letta i programmi dei convegni della settimana dell’allattamento al seno. Si dibatterà di temi interessanti, importanti, da un modello di sviluppo sostenibile anche per le fasce più povere alla banca del latte materno.
Ma abbiamo davvero bisogno di un Flash Mob per dirci quanto allattare al seno sia importante? E chi non lo fa? Per scelta, per necessità, per una storia personale che non conosciamo? È una madre peggiore?
(A proposito, ringrazio gli organizzatori degli eventi di Lecco per aver precisato che sono invitate anche le madri che “avrebbero voluto” allattare. Avrei aggiunto anche quelle che hanno scelto di interrompere o non iniziare, per un confronto sulle motivazioni, ma grazie).

Lo so che l’allattamento al seno ha mille benefici e non vado fiera di non aver allattato mio figlio di più. Ma ho finalmente smesso di sentirmi una madre cattiva per quella giunta. Ho smesso di star male perché non ce la facevo ma non mi permettevo di interrompere l’allattamento perché le mamme brave non lo fanno. Resistono. Meglio, devono essere felici di farlo. Non lo sei? Fatti curare da uno bravo, subito, possibilmente con qualche pastiglia naturale o qualcosa approvato dal Centro Antiveleni, così nel frattempo continui ad allattare e poi vedrai che soddisfazione.

Se poi Nicola si ammala per colpa mia? E se non si crea un legame profondo perché passa sì attaccato a me ore e ore, ma non alla mia tetta?

Ho smesso di stare male per quei cartelli in ospedale che mi avvertivano che bisogna allattare e relativo elenco dei benefici che sottintende (in più di un caso li dichiarava pure) i rischi – fisici e psicologici – derivanti dal non farlo.
Ho smesso di stare male quando un’ostetrica, sconvolta quando ha saputo che davo a Nic una giunta, mi ha proposto l’incontro con una responsabile di un’associazione dedicata all’allattamento al seno – che non cito perché credo che al suo interno abbia persone migliori – e che è arrivata a casa mia con il tatto di un’elefante, a spremermi le tette e a dirmi che dovevo togliere quella giunta di latte artificiale assolutamente. Ho smesso di stare male per le varie ostetriche del servizio dimissione protetta post parto che ci hanno messo del loro. Negherebbero di aver detto qualcosa perché, ovviamente, silenzi eloquenti e smorfie scocciate non valgono come parole.

Sono stata sfortunata nei miei incontri? Lo spero. A giudicare dalle testimonianze raccolte dopo che ho smesso di vergognarmi di parlarne non credo.

Nel delicato percorso di un post parto che per me non è stato facilissimo, per fortuna e a onor del vero, ho incontrato anche tre donne splendide – due pediatre, tra cui quella di Nicola, e un’ostetrica – che, pur consapevoli dei benefici dell’allattamento al seno, che sostengono fortemente -, hanno avuto parole diverse.

L’allattamento al seno è molto importante. Ma la cosa più importante di cui ha bisogno Nicola sei tu. Lui ha bisogno di te, prima ancora che del tuo latte.

Boom! Lacrime!

Ditemi che c’è anche questo, nel programma sull’importanza dell’allattamento al seno di questi giorni.

Care mamme, abbiamo davvero bisogno di darci etichette, dividerci in fazioni, cedere anche nella maternità al cliché della competizione femminile? O abbiamo invece bisogno di sorriderci e dirci che stiamo facendo il meglio che possiamo, in un momento così delicato, potente, fragile, meraviglioso.

Non partecipo al Flash Mob sull’allattamento al seno perché avrei voluto un Flash Mob per l’allattamento, punto, in cui si parlasse dei benefici indiscussi e scientificamente provati di quello al seno, ma anche di quando – per necessità, scelta o mancanza di alternative – si arriva a scelte diverse senza essere madri peggiori.

E sono sicura che nei vari convegni che si terranno, ci sarà più di una persona di valore che saprà spendere parole anche su questo, ma io un invito esplicito alle mamme che non allattano ce l’avrei messo e, soprattutto, avrei messo in calendario in tutte le città un convegno per pediatri, ostetriche e operatori del settore che, se è giusto promuovano l’allattamento naturale come scelta migliore, è altrettanto fondamentale che, per la scelta professionale che hanno fatto e la responsabilità che ne consegue, siano educati anche all’empatia nei confronti delle neo mamme che prendono strade diverse e hanno bisogno, come le altre, di sostegno, non di giudizi.

Anzi, se decidete di fare un Flash Mob dedicato all’allattamento punto, battete un colpo: prendo Nic, biberon e polvere dosata e vengo anche io, magari con la mia collega di yoga che allatta il suo bambino di un anno e 3 mesi. E secondo me viene anche la mamma di Mabel o Alì o qualche altro bambino arrivato con un aereo dal Perù, dalla Syria o da altri luoghi del mondo già abbondantemente svezzato eppure legatissimo alla sua non-meno-mamma. E ci troviamo pure i papà con la moglie che è dovuta tornare presto al lavoro e che si occupa di dare lui il latte, naturale congelato o artificiale, alla figlia.

In ogni caso, visto che inizia la settimana dell’allattamento al seno, ecco le immagini di mamme che lavorano e allattano al seno e quelle commoventi, inizialmente censurate da Instagram proprio perché ritraevano donne che allattano al seno i loro cuccioli e poi riabilitate della fotografa Melissa Jean Willbraham, e poi giustamente riabilitate!

Per chiudere, auguro un buon Flash Mob alle mamme che allattano, ma non si sentono migliori di altre mamme per questo.

E a quelle pronte a giudicare chi ha chiuso il rubinetto della propria tetta…?Beh, auguro un buon Flash Mob anche a loro.

Sono una brava mamma, ora lo so, a prescindere dai vostri giudizi e non ho nessun motivo di augurarvi nulla che non sia crescere, felici, con i vostri bambini.

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