"Niente scuola: io i miei 5 figli li educo a casa". Come funziona l'homeschooling

È in costante crescita anche nel nostro paese l'homeschooling, ovvero l'insegnamento casalingo per i ragazzi. Niente scuola e niente voti, tutto si apprende vivendo e viaggiando. Ma non c'è il rischio di isolarsi socialmente dalla realtà? Ecco cosa risponde Erika Di Martino, pioniera dell'homeschooling in Italia.

Non avere sveglie, programmi da seguire, compiti in classe, voti e pagelle è più o meno il sogno di ogni studente, che farebbe di tutto per evitare di andare a scuola; evidentemente, però, questa sembra un’ottima idea anche a molti genitori, dato che il numero di ragazzi homeschooler, ovvero coloro che imparano e studiano da casa, anche nel nostro paese è sorprendentemente in costante aumento. La “pioniera” dell’homeschooling in Italia è Erika Di Martino, italoamericana, 37 anni e 5 figli, Viola (l’ultima arrivata), Nicholas, Benjamin, Thomas e Olivia, tutti rigorosamente educati a casa, o, ancor meglio, in giro per il mondo. Il suo sito, controscuola.it, è ormai diventato un vero e proprio mantra per tutti i genitori che scelgono l’educazione parentale per i propri figli, e lei difende a spada tratta questa metodologia di insegnamento “casalingo” da chi lo reputa inferiore rispetto a quello promosso nelle scuole.

Negli Stati Uniti- spiega in un’intervista a La Repubblica– dove gli homeschooler sono oltre 2 milioni, le più prestigiose università, da Harvard a Princeton, ne ammettono a decine anche se non sono mai andati a scuola.

Insomma non vi è nessuna differenza di apprendimento, né dislivelli culturali tra un bambino che viene educato a casa, seppur non attraverso le materie e le metodologie “canoniche”, e quelli che invece frequentano gli istituti scolastici. Non a caso, come abbiamo detto, è in grande crescita il numero di famiglie che scelgono l’educazione casalinga.

1. Perché sempre più famiglie scelgono l’homeschooling

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A dispetto di quanto si possa pensare, dato che il dover seguire quotidianamente i figli nel corso delle “lezioni” toglie naturalmente tempo al lavoro, l’homeschooling può rappresentare un risparmio in senso economico: reperendo il materiale didattico online, oppure in una biblioteca, o sfruttando i contatti sul territorio si possono ottenere risultati eccellenti, come spiega Erika a Libero:

Noi utilizziamo molto i documentari, per esempio, oppure facciamo visite nei musei, usiamo delle applicazioni specifiche per insegnare.

Molti genitori inoltre desiderano accantonare l’idea che i propri figli debbano essere costantemente “valutati” e giudicati per misurare il proprio livello; come emerge dal sito controscuola.it, l’homeschooling predilige un tipo di insegnamento autodidatta non preconfezionato, che cerca piuttosto di seguire quello che è l’andamento reale della società, in modo da adattare e preparare meglio i figli rispetto al mondo esterno. Proprio per questa ragione si cerca di sviluppare la capacità inquisitiva, la curiosità e l’autonomia del bambino rispetto a quanto possa fare l’educazione prettamente nozionistica della scuola.

2. Homeschooling o scuola tradizionale: quale prepara meglio

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Proprio per le ragioni sopra indicate è difficile in realtà stabilire quale fra le due metodologie di insegnamento sia “migliore” rispetto all’altra: la scuola tradizionale è indubbiamente utile dal punto di vista della socializzazione, in quanto pone il bambino in un contesto in cui per forza di cose è obbligato a incontrarsi con una varietà di persone diverse da lui sotto molti aspetti, ma chi persegue la strada dell’homeschooling ritiene però che quest’ultima formazione svolga una funzione maggiormente “preparatoria” per il bambino rispetto al modo in cui confrontarsi con la realtà e con la società che gli sta intorno; l’homeschooling, si legge sempre sul sito, punta ad esempio a insegnare ai ragazzi come destreggiarsi in una situazione concreta, che può essere il dover racimolare soldi per comprare un oggetto o l’organizzazione di un viaggio, proponendo loro dei progetti che li mettano di fronte a realtà come il denaro, il tempo, le risorse tangibili, procedendo per tentativi, senza alcun giudizio ad attenderli. Insomma nell’educazione casalinga non viene dato totalmente spazio alle materie accademiche classiche, ma si preparano piuttosto i ragazzi al problem solving e al confronto con l’attualità che sta loro intorno.

3. Il rischio dell’isolamento sociale

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Esiste il rischio di isolamento sociale per i ragazzi autodidatti? Erika risponde così su Libero:

Sicuramente un po’ di solitudine si avverte, ma noi non viviamo in un bosco, chiusi fra quattro mura. Viviamo nel mondo, i nostri figli settimanalmente incontrano altri bambini homeschooler, c’ è una rete vera e propria, ci incontriamo almeno un paio di volte a settimana a Milano. E poi i bambini fanno molte attività come sport, musica. Inoltre ci tengo a dire che noi facciamo molto volontariato. Frequentiamo associazioni che aiutano anziani, portatori di handicap. Quindi i nostri figli vengono comunque a contatto con mondi diversi dal loro. Anzi, in una classe ci sono sempre i soliti bambini e si fanno sempre le stesse cose, i nostri invece continuano a conoscerne di nuovi perché vivono nella società. Ripeto, lo sottolineo, homeschooling non significa stare chiusi a casa. Le quattro mura di casa non sostituiscono le quattro mura della scuola. Questo tipo di educazione si basa sulla libertà, sull’esperienza.

Certo il tenerli lontani da una scuola li tiene anche lontani da problemi purtroppo molto attuali, come il bullismo.

Ricevo sempre più lettere di genitori di adolescenti che approdano all’homeschooling dopo essere stati rifiutati dal sistema tradizionale- spiega Erika a La Repubblica- magari soltanto perché dislessici. O vittime di bullismo. La mia seconda figlia, Olivia, ha imparato a leggere e a scrivere più tardi degli altri. Di certo a scuola l’avrebbero classificata, etichettata, o chissà. Invece è bastato soltanto darle tempo.

4. Genitori-professori: quali competenze

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A chi si chiede se sia necessario avere la qualifica di professore per poter insegnare ai propri figli da autodidatta, Erika spiega che in realtà non è così: è sufficiente avere, naturalmente, un po’ di passione, impegno e buona volontà. Naturalmente ogni famiglia è libera di ispirarsi al metodo didattico che preferisce, a quello di Maria Montessori o di Rudolf Steiner, altri invece scelgono di seguire i programmi ministeriali replicandoli a casa. Inoltre esiste un reciproco scambio di homeschooler, per cui i genitori possono insegnare ai figli di altri le discipline in cui sono più ferrati, oppure si può richiedere l’aiuto di insegnanti esterni ” I miei bambini ad esempio– dice Erika- studiano musica con musicisti e spagnolo con un tutor madrelingua“. Proprio perché, come detto, l’homeschooling si basa su un apprendimento basato soprattutto sulle esperienze dirette, i genitori puntano principalmente a far viaggiare i figli, a metterli in contatto con realtà diverse, organizzano gite di homeschooler, lasciano in un certo qual modo i figli “liberi” di sperimentare da soli.

Come programma di geologia l’anno scorso con altre famiglie di homeschooler siamo andati sull’Etna. E lì i ragazzi hanno mostrato i loro lavori. I ragazzi leggono molto, in italiano e in inglese, insieme creiamo materiali didattici, magari in forma di gioco. Ma ogni spunto è buono per approfondire lo studio: le piante del parco, la pioggia o la neve, un film. Mio figlio Thomas ha imparato la matematica controllando gli scontrini del supermercato.

E se pensate che il rischio per il bambino sia quello di confondere il ruolo del genitore con quello dell’insegnante, Erika assicura che non è così: “Io sono madre e guida– dice a Libero- non esiste la figura del maestro.  Esiste la genitorialità che come tale pensa alla crescita e alla buona educazione dei propri figli. Questo è naturale e dovrebbe essere normale“.

5. La legge: è possibile non mandare i propri figli a scuola?

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Che cosa dice la legge a proposito dell’insegnamento casalingo?

L’educazione parentale- spiega Erika a Libero- è un diritto costituzionale. La nostra Costituzione dice che è un obbligo dei genitori fornire un’istruzione ai figli, non mandarli a scuola. Bisogna mandare una semplice dichiarazione alla propria scuola di riferimento, poi si può scegliere se sostenere esami di idoneità anno per anno, ma non è un obbligo. Noi per esempio non lo facciamo. E se si vuole il ‘pezzo di carta’ si può sempre sostenere un esame da privatista.

Come si evince dal sito, chi sceglie di educare a casa è soggetto solo alla Legislazione Statale, non a norme regionali né provinciali, e uno studente può coprire tutto il proprio percorso di studi, persino fino all’università, senza mai necessariamente dover frequentare una scuola. Fermo restando la possibilità, sempre esistente, di interrompere quando si voglia questo tipo di percorso per rivolgersi agli istituti scolastici “tradizionali”.

6. Come è organizzata una giornata tipo

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Nell’homeschooling non esistono orari, ma esistono comunque, com’è ovvio, delle regole ben precise da rispettare, ruoli e mansioni. Erika, parlando a proposito della sua famiglia e di come sia strutturata la loro giornata, dice:

Non mettiamo la sveglia tanto intorno alle 8 siamo tutti in piedi. La gran parte della giornata è dedicata alla preparazione completa dei pasti, dalla ricerca della ricetta alla pulizia delle verdure alla scelta degli utensili. Mentre cuciniamo diamo valore al pasto. Poi tutti i bambini puliscono, riordinano. Ogni giorno leggiamo molto, questa è una cosa a cui teniamo tantissimo. Leggo io ad alta voce, leggono loro, usiamo applicazioni per le letture guidate. Inoltre lasciamo molto spazio alla loro interazione, quindi se io sono impegnata con la più piccola, il fratello grande bada agli altri. Si aiutano molto, così imparano ad essere autonomi e si responsabilizzano. Il resto del tempo viene dedicato alla cura del corpo e alla spiritualità. E all’educazione civica. Materie forse poco accademiche, molto trascurate nelle scuole, eppure molto importanti perché ci insegnano a diventare cittadini consapevoli.

7. I numeri ufficiali e non dell’homeschooling

Fonte: web

Secondo controscuola,it, i dati relativi al 2012 parlavano di 2 milioni di ragazzi educati a casa negli Stati Uniti, circa 70 mila in Inghilterra, 60 mila in Canada, 3 mila in Francia e 2 mila in Spagna. In Italia invece il Miur non fornisce dati ufficiali, ma in generale, analizzando anche i dati provenienti dal sito, le famiglie che rifiutano la scuola tradizionale sono all’incirca mille. Come anticipato all’inizio, l’insegnamento domestico non preclude affatto la possibilità per i ragazzi di essere accettati da università anche molto prestigiose, anzi in molte nazioni i ragazzi educati a casa possono accedere ai corsi anche prima rispetto ai coetanei scolarizzati.

8. Informarsi sull’educazione parentale: i libri di Erika Di Martino

Fonte: amazon

Oltre che sul sito controscuola.it, chi fosse interessato a informarsi maggiormente sull’educazione parentale e l’homeschooling può farlo consultando i due manuali scritti da Erika, disponibili su Amazon a questo link.

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