Il dibattito sul diritto delle donne di scegliere se diventare madri o no è un argomento tutt’oggi ancora molto acceso. Se ad esso dobbiamo, poi, aggiungere anche il diritto della rispettiva controparte maschile, allora la discussione diventa davvero difficile da gestire.

Ma quali diritti hanno davvero gli uomini, di decidere se diventare genitori oppure no? Ma soprattutto, è giusto rispettare la loro volontà di non diventarlo?

A gravare su questa controversia è una dichiarazione shock arrivata attraverso la lettera anonima di una donna per il magazine New York Times.
La giovane spiega come si sia trovata accidentalmente incinta (dopo aver praticato da tempo sesso non protetto con il proprio partner) e di quanto l’uomo sia contrario nel tenere il bambino.

La donna, sostenitrice della libera scelta riguardo l’aborto, si chiede però se sia giusto tenerlo comunque, nonostante la decisione opposta del proprio uomo.
Le paure che la muovono sono numerose: il suo tempo si sta esaurendo, sente che ormai la sua fase di diventare madre la sta pian piano abbandonando e che questa potrà essere, molto probabilmente, la sua unica opportunità.
Congelare gli ovociti o tentare, in futuro, una fecondazione artificiale in vitro sono fuori portata per la donna dati i costi troppo elevati. Ma dall’altra parte, è davvero giusto che decida solo ed esclusivamente lei del futuro di un ipotetico bambino?

Ho 38 anni e sono rimasta incinta per sbaglio.
Parlandone, viene fuori che il mio fidanzato non vuole avere bambini, non importa se stiamo uscendo già da qualche mese.
Lui vuole che io abortisca.

Io sono pro-scelta e non sono davvero legata a ciò che sta cominciando a crescere dentro di me.
Ho sempre sperato di innamorarmi di un uomo e di avere un figlio con lui, ma sono ben consapevole di star cominciando ad esaurire il mio tempo a disposizione.

Nonostante adesso sia ancora abbastanza fertile, il tempo scorre e le possibilità di rimanere incinta diventano sempre più scarse; il congelamento degli ovociti e la fecondazione in vitro hanno costi troppo alti. Per questo motivo, vorrei tenere il bambino.

Il mio fidanzato è sconvolto all’idea che possa tenerlo “contro la sua volontà“. Il punto è che potrei avere un nuovo ragazzo o fare davvero l’inseminazione artificiale, perciò non è giusto che io abbia il bambino soltanto per delle preoccupazioni biologiche.

Gli ho detto che potrebbe, senza addossarsi alcuna colpa, non essere coinvolto (nella crescita del bambino), ma non è questo il problema per lui. Ci sono complicazioni etiche da soppesare, soprattutto perché tecnicamente è per metà suo -non è un donatore di sperma che ha permesso a qualcuno di partorire un bambino senza esserne coinvolto- e non sono contraria all’aborto (l’ho preso in considerazione).

Se può essere importante, pensava che mi stessi occupando io della contraccezione (ma non me l’ha mai chiesto e io gli avevo chiesto di usare il preservativo, una volta), perciò non pensava stessimo facendo sesso non protetto.

Una questione davvero travagliata che ha scosso non poco il filosofo e storico della cultura Kwame Anthony Appiah, il quale ha cercato di rispondere alla lettera della donna.
Per prima cosa l’uomo espone il suo totale stupore nel sapere che la donna ha praticato per diverso tempo del sesso non protetto, non curandosi delle possibili conseguenze (dove, la gravidanza, è solo uno dei possibili rischi). La colpa di non aver parlato di questo importante punto è da attribuire ad entrambe le parti, non solo all’uomo o a solo la donna.

In secondo luogo, il filosofo parla delle pratiche legali che i due dovranno affrontare nel caso in cui si decidesse di tenere il bambino. Un padre, per la legge, deve aiutare e sostenere il proprio figlio anche se egli non lo desidera. Ma, dall’altra parte, non può in nessun caso obbligare all’aborto. Avere un bambino comporta obblighi, sacrifici e imposizioni che non tutti sono interessati ad avere e non si può biasimare nessuno per tale scelta.

I bambini non sono una proprietà e dobbiamo riflettere bene sul loro futuro in base ai loro interessi, al nostro rapporto con loro e alle responsabilità che tutto ciò comporta.

Spiega Appiah attraverso la sua risposta. Ovviamente, parla anche delle varie possibilità che potrebbero aprirsi alla coppia: prima di prendere una decisione così sentita come l’aborto, potrebbero condividere preoccupazioni e ragioni anche dinnanzi a un consulente o a uno psicologo.

Secondo il filosofo le considerazioni da fare solo molte e la donna avrebbe tutto il diritto di abbandonare il proprio partner per crescere il figlio in sua completa libertà. Le donne corrono sicuramente più rischi legati alla gravidanza dando alla luce i bambini, ma così facendo sembra che la società abbia dato loro il tacito accordo di scegliere il divenire di una vita, soppesando solo ed esclusivamente i loro desideri senza tener quindi davvero conto di quelli degli uomini.

Ma non dovrebbe essere così.

Il fatto che i tuoi desideri in ultima analisi abbiano un peso maggiore non significa che i suoi non ne abbiano affatto.

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