Dopo i "terribili due", ecco i threeager: chi sono i piccoli adolescenti
Dopo la temuta fase dei due anni, per i genitori ne inizia un'altra altrettanto difficile e delicata: quella dei tre anni. Ecco tutte le caratteristiche dei threeager.
Dopo la temuta fase dei due anni, per i genitori ne inizia un'altra altrettanto difficile e delicata: quella dei tre anni. Ecco tutte le caratteristiche dei threeager.
L’adolescenza non inizia solo all’ingresso delle scuole superiori. Dopo i “terribili due”, secondo alcuni esperti, c’è un’altra fase critica nel percorso di crescita di un bambino: i temuti tre anni. Conosciuti come threenager, questi piccoli di casa rappresentano una sfida unica per genitori e caregiver, che navigano tra esplosioni emotive, desiderio di indipendenza e un grande bisogno di affetto e sostegno.
Il termine “threenager” indica quel momento di transizione che si palesa quando il bambino non è più un neonato ma non è ancora un ragazzino. È un periodo di profondo cambiamento, sia per il bambino che per chi lo circonda.
Secondo il dottor Daniel Siegel e la dottoressa Tina Bryson, autori di The Whole-Brain Child, a tre anni il bambino esce ufficialmente dalla fase infantile per entrare nella fase prescolare. Inizia ad imitare gli adulti, esprimere affetto e emozioni, e mostrare una certa autonomia nelle azioni quotidiane.
A livello linguistico, il threenager inizia a formulare frasi brevi e a comprendere alcune regole grammaticali di base. Dal punto di vista cognitivo, ha acquisito conoscenze di base come i colori e il conteggio, dimostrando anche una crescente capacità di rispettare le regole, quando gli conviene.
Tuttavia, questa nuova consapevolezza di “saper fare” può portare a un desiderio di maggiore controllo e indipendenza, generando conflitti e sfide per i genitori. Le esplosioni emotive e i cambiamenti repentini di umore possono rendere la genitorialità un’impresa estenuante, ma è importante dimostrare pazienza, comprensione e coerenza.
La durata di questa fase della vita del bambino può variare da pochi mesi a un anno, ma l’empatia è fondamentale. È altrettanto importante comprendere che i metodi educativi devono essere adattati allo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino, rispettando i suoi tempi e le sue capacità.
Secondo gli esperti, fino all’età di quattro anni gli interventi educativi dei genitori dovrebbero essere il meno punitivi possibile. È solo intorno ai quattro anni che il bambino inizia a sviluppare un senso del tempo, dello spazio e dei rapporti causa/effetto, rendendolo più pronto a comprendere norme generali di comportamento.
La coerenza è un elemento fondamentale nell’educazione dei bambini. Gli adulti devono evitare l’errore di essere incoerenti nei loro comportamenti e nelle regole imposte. Cambiamenti improvvisi nel modo di affrontare il comportamento del bambino possono generare confusione e frustrazione nel piccolo, che non comprende perché lo stesso comportamento possa passare inosservato un giorno e meritare un castigo il giorno successivo.
È importante che i genitori impongano limiti chiari e coerenti, anche se ciò può far soffrire il bambino in quel momento. Questi limiti forniscono al bambino un senso di sicurezza e di struttura, aiutandolo a comprendere fino a che punto può spingere la sua volontà di avere tutto e subito.
Tuttavia, è altrettanto importante non essere eccessivamente punitivi nei confronti del bambino, poiché questo potrebbe danneggiare la sua autostima e la percezione di se stesso. Dare spazio alla parola e al dialogo, permettendo al bambino di esprimere le sue ragioni e i suoi sentimenti, è cruciale per una relazione sana e rispettosa.
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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