"Zackary Può Essere Chiunque Voglia" La Difesa Di Una Mamma Dalle Accuse Al Figlio

Cosa provereste se un'estranea dovesse fare commenti infelici su come è vestito il vostro bambino? È quello che è capitato a Haylee e a suo figlio di tre anni, che, a quanto pare, non può vestirsi da Elsa di Frozen o avere un debole per le principesse Dinsey, senza attirate giudizi negativi della gente. La risposta della madre non si è però fatta attendere ed è stata esemplare.

Haylee Bazen, una mamma di 30 anni originaria di Cambridge, si trovava una mattina in compagnia del proprio figlio di 3 anni Zackary, fermi alla fermata del bus, quando una donna li ha avvicinati e ha chiesto: “Sta punendo il suo bambino vestendolo in questo modo?”

Zackary indossava infatti un costume da Elsa, la regina del film animato Frozen che tutte le mamme conosceranno ormai alla perfezione, ma essendo lui un maschietto, il travestimento ha destato un qualche sconvolgimento interiore all’estranea, che si è sentita persino in dovere di interpellare Haylee sulla questione. Quest’ultima però non ha affatto gradito.

Come ormai spesso accade in queste situazioni, i social si sono resi cassa di risonanza per lo sdegno della donna, che ha così risposto a chiunque vedesse nel costume del proprio bambino qualcosa di strano:

“Alla signora della fermata del bus che si è sentita in dovere di interrompere la conversazione tra me e mio figlio. Non sono dispiaciuta del fatto che non ti piacesse come era vestito, né lo sono per l’argomento della nostra conversazione su chi fosse la sua principessa Disney preferita (Biancaneve ovviamente). Zackary è mio figlio di 3 anni e può essere chiunque voglia essere. Oggi era una principessa Disney e SÌ l’ho mandato a scuola vestito in questo modo. Perché??? Perché è quello che voleva indossare, perché voleva mostrare ai suoi insegnanti e ai suoi amici il suo vestito da Elsa, perché voleva cantare Let it go, perché non capisce gli stereotipi di genere ai quali TU vorresti si adeguasse, ma, cosa più importante, perché è bellissimo!! Lui gioca con macchinine e bambole, principesse e pirati. Lui guida il suo scooter e spinge il proprio passeggino. Indossa trucchi da zombie o rossetti e se decide di vestirsi in questo modo, lo può fare! La prossima volta che ci vedrai, vestiti da principesse o cowboy, e a meno che tu non voglia dirgli quanto stia bene con quel look, tieni le tue parole velenose per te. Tu dovresti essere quella imbarazzata a uscire di casa, non noi!”

 

Il post, come era prevedibile, ha ricevuto 199.000 condivisioni, perché, in effetti, prendersi il disturbo di porre domande inopportune a un estraneo, soprattutto se riguardanti il figlio, è una cosa che suscita particolare sdegno. Lo sottolinea anche la stessa Haylee, che ha affermato:

“Se vedo qualcuno per strada con un outfit che non mi piace o che penso non debba indossare, non lo fermerei mai per umiliarlo, perché rovinare la giornata di qualcuno in questo modo?”

In realtà non possiamo che trovarci in accordo con la giovane mamma inglese, perché la signora della fermata del bus avrebbe fatto meglio a starsene zitta, o quantomeno a ragionare qualche secondo prima di aprire la bocca e capire che le proprie parole rischiavano di fare molti più danni di qualsiasi costume da principessa. La tematica che ultimamente sta infiammando la società sulla questione del cosiddetto gender (parola usata soprattutto per spaventare e confondere, ma che in realtà si riferisce al fatto, scontato, che ognuno di noi possiede un genere sessuale, a volte in contrasto con il proprio sesso) non ha in realtà molto a che fare con la storia di Zackary.

Fonte: web
Fonte: web

Perché? Perché si tratta di un bambino che, come tale, ha solo voglia di giocare, sperimentare e scoprire il mondo, senza essere condizionato da tutti quei pregiudizi e limiti di cui noi siamo fin troppo colmi. Come ha sottolineato Haylee nel proprio post, il bambino non capisce gli stereotipi di genere, in quanto siamo noi che al massimo li imponiamo, vestendolo solo di azzurro, vietandogli bambole e trucchi, spingendolo verso sport come il calcio piuttosto che la danza. Tali differenziazioni sono sociali, ovvero artificiali e poco hanno a che fare con la tanto nominata (e abusata) natura.

Far vestire Zackary da Elsa non significa spingerlo verso l’omosessualità, come, al contrario, rispettare tutti questi canoni standard di genere non significa automaticamente crescere un figlio eterosessuale. In quanto genitori non possiamo agire direttamente nel determinare la sessualità dei nostri figli. Quello di cui però siamo responsabili, e che dovremmo tenere bene a mente nell’educazione di un figlio, è che possiamo avere un ruolo determinante nel far sì che in futuro sia una brava persona, onesta (con gli altri e con se stesso), libera e non repressa. Non sappiamo quali saranno gli usi e i gusti che Zackary avrà in futuro, ma, grazie alla madre che ha, possiamo dire che qualsiasi scelte prenderà saranno libere, ben ponderate e non condizionate da stupidi, quanto deleteri, commenti di donne pettegole alle fermate del bus.

 

 

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