La questione è sempre piuttosto spinosa e, benché si paventino continuamente notevoli elasticità e apertura mentale, è anche una di quelle che continua a sconvolgere più di molte altre. Ma com’è possibile che ancora oggi una donna che, molto serenamente e onestamente, affermi di non volere figli, sia vista in maniera così negativa e quasi come un “mostro” uscito da qualche antro misterioso?

Insomma, la faccenda si riassume in poche, semplici parole: è assolutamente naturale che una donna ambisca al matrimonio, inconcepibile pensare il contrario; ed è altrettanto vista come una conseguenza “normale”, dopo il grande passo all’altare, il concepimento e l’arrivo dei figli. Ma cosa accade quando quella che prima era vista come una prerogativa puramente “maschile”, tipica del playboy impenitente o del single incallito, ovvero il non avvertire necessariamente un desiderio di paternità, rovesciandosi diventa anche un diritto delle donne? È davvero così brutto, o inaccettabile, che una donna dichiari di non voler diventare madre, fermo restando che il non sentirsi di appartenere al mondo della maternità non implichi, ovviamente, il non desiderare però una stabile relazione di coppia? E cosa accade quando sono proprio gli uomini a guardarti con “sospetto” o perplessità se dici loro di non volere figli?

Vi vogliamo raccontare la storia di Starree Vartan, riportata su marieclaire.com, e della sua esperienza di donna che non intende diventare madre; non si tratta di una traduzione professionale delle sue parole, ma solo come un punto di vista, un proporvi una diversa prospettiva femminile su una faccenda ancora tanto delicata.

Dopo alcuni appuntamenti con un nuovo uomo, l’inevitabile avviene: ‘Sarai una grande mamma‘.
Sbalordita, dovrei rimanere a bocca aperta, e recitare la parte così come ci si aspetta. Quello è: tutte le donne vogliono i bambini – come mi ha detto un ginecologo: ‘È per questo che siamo qui‘.

Ma io non voglio.

Sono rimasta con il mio primo ragazzo serio per sette anni. Quando abbiamo rotto e sono entrata nel carosello degli incontri newyorchesi, avevo 30 anni e non avevo idea di cosa stessi facendo. Ma, contrariamente a tutte le storie horror che avevo sentito, mi sono divertita. Ho conosciuto uomini meravigliosi e interessanti, che mi hanno mostrato parti di New York che non avevo conosciuto – tutte molto allegre e gioiose.

Ma, proprio come in una trama cinematografica, tutti alla fine volevano bambini. E per tutti, voglio dire 13 su 14. Certo molto dipendeva anche dall’età: ero nei miei primi 30 anni. Questi uomini erano nella metà dei loro 30 anni e nei primi 40. Tuttavia, era chiaro che io non volessi bambini, anche sui miei profili di dating.
Oltre a controllare la casella ‘no bambini’ sui siti di incontri, avrei chiaramente mostrato la mia scelta di essere libera da bambini nei primi appuntamenti. Non ero così timida da non voler rendere nota la mia volontà. Ma nei miei appuntamenti la questione veniva sempre accantonata. Sembrava non avere importanza.

Fino a quando ho capito che non stavano ascoltando.

Ma più mostravo il mio disinteresse verso i bambini, più questi uomini alla fine mi dicevano quanto volessero dei bambini (più di uno mi ha detto quanto gli sarebbe piaciuto provare la sensazione di essere incinta). E avrei voluto dire loro che avevano incontrato la donna sbagliata, svicolarmi da quella situazione e andarmene.

Mi sono accusata. ‘Non sono stata abbastanza chiara con loro’, pensavo.
Così ho fatto un passo avanti e ho spiegato quanto fossi terrorizzata, fisicamente e mentalmente, dall’idea di essere incinta, di prendermi cura di piccoli esseri bisognosi. Due uomini diversi, che sarebbero stato meravigliosi, belli e brillanti, hanno detto di aver capito dopo che ho confidato loro le mie paure. Ma poi entrambi hanno volutamente ignorato e sabotato le precauzioni per evitare gravidanza, su cui ero molto rigida.

I preservativi mi hanno mantenuto per tutta la vita sessualmente attiva e senza figli (non sono molto brava a basarmi sugli ormoni per controllare i miei giorni fertili). Se utilizzati perfettamente, come ho sempre fatto, sono molto efficaci contro la gravidanza e le malattie sessualmente trasmissibili. Ma richiedono che l’uomo non li rimuova nel bel mezzo del sesso, e un paio hanno fatto proprio questo, non mi hanno fatto sapere che lo stavano facendo (e hanno fatto anche peggio, mentendo quando ho chiesto loro se il preservativo fosse ancora al loro posto). Hanno messo la mia salute e la loro a rischio, cercando di mettermi incinta contro la mia volontà, intenzionalmente.

In un primo momento poteva sembrare un incidente, o un qualche tipo di fraintendimento (come molte donne, mi sono incolpata per la confusione in primo luogo), ma poi mi sono resa conto, sulla strada per la farmacia per il piano B., che non lo era. I miei sospetti sono stati confermati quando mi hanno chiesto, più tardi, con occhi speranzosi, se potessi essere incinta.

Nel 1972, Gloria Steinem disse: ‘Stiamo solo parlando di un grembo’, una citazione che avevo sempre creduto iperbolica. A 33 l’ho sentita, fisicamente.
Ho rinunciato agli incontri online, che mi avevano affascinata solo perché credevo potessi esprimere chiaramente cosa volevi o non volevi e trovare una corrispondenza (tipo il non volere figli).

Ho smesso di accusarmi. Decisi che non ero io a sbagliare, erano loro.

E poi ho conosciuto un ragazzo alla festa di compleanno di un amico a Brooklyn. Bello come sono gli uomini attraenti per me – alti, sottili, brillanti e incredibilmente sensibili – era, anche al primo appuntamento, troppo bello per essere vero. Pieno di argomenti, proprio come me, incredibilmente compassionevole e fieramente leale, sembrava incredibile in tutto ciò che indossava- e ascoltava quando parlavo della mia avversione verso la gravidanza. Non era interessato ad avere bambini per molte delle stesse ragioni per cui non lo ero io. Era meticoloso per l’utilizzo delle precauzioni, perciò non mi sentivo paranoica nel sesso. Mi sentivo benissimo.

Non dimenticherò mai il giorno in cui si voltò verso di me, e, da sopra la stufa (circa sei mesi dopo l’inizio della nostra relazione di sei anni) mi disse: ‘Saresti una madre terribile’. La sensazione di sollievo – l’opposto di quello che gli altri avevano detto convinti di farmi un complimento- come bombe – era intensa.

Alla fine, un uomo che mi ha capita, che poteva vedere attraverso le qualità reali che superficialmente mi rendevano una ‘buona madre’ e mi ha inquadrata subito. E mi amava per questo.

E per la cronaca, sarebbe stato anche un padre terribile.

 

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