Tutto Quello che c'è da Sapere sul Reflusso del Neonato

Reflusso e rigurgito sono spesso utilizzati come sinonimi, ma in realtà indicano due fenomeni diversi, che sono l'uno causa dell'altro. Scopriamo esattamente cos'è il reflusso gastroesofageo del neonato e quali sono i metodi migliori per rimediarvi senza ricorrere a terapie troppo invasive per i bambini così piccoli.

Recentemente la NICE (National Institute for health and care excellence) ha pubblicato le nuove linee guida sul reflusso gastroesofageo, stabilendo che la terapia con farmaci anti-acidità sia da riservare a pochi casi selezionati, e praticamente mai a pazienti sotto l’anno di vita, per cui è invece sufficiente una gestione del reflusso del neonato da parte del pediatra.

L’RGE (sigla con il quale è conosciuto il reflusso gastroesofageo) infatti è un fenomeno molto frequente in età infantile, che si manifesta, dopo l’assunzione dei pasti, come passaggio involontario di materiale gastrico nell’esofago. Tale passaggio può essere seguito (ma non è la regola) da rigurgito, il quale può presentarsi anche come vero e proprio vomito, oppure rimanere occulto.

Il reflusso del neonato non è che la conseguenza del rilassamento di un anello muscolare che normalmente dovrebbe chiudersi quando lo stomaco pieno di cibo si contrae. Qualora questa chiusura non avvenga si determina un ritorno all’indietro del materiale ingerito, perciò il reflusso. Tuttavia, come abbiamo accennato, si tratta di un fenomeno estremamente diffuso fra i lattanti, tanto che nel 5% dei casi si parla di una frequenza di 6 reflussi al giorno, ed interessa indicativamente il 40% dei divezzi, iniziando a manifestarsi attorno alle 8 settimane di vita. L’RGE scompare gradualmente, fino a regredire completamente entro il primo anno di vita, e non influisce in alcun modo sull’incremento di peso del bambino. Un arresto della crescita, unito ad altri fattori potrebbe essere tuttavia sintomatico di un disagio peggiore da segnalare immediatamente al pediatra.

Sintomi tipici del reflusso del neonato

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Fonte: Web

Molto spesso il reflusso del neonato è asintomatico, e uno dei sintomi più evidenti è naturalmente il rigurgito, che può manifestarsi come una piccola fuoriuscita di latte dalla bocca del bambino ma anche come vero e proprio vomito, in cui il neonato perde tutto il latte assunto durante la poppata. Altri sintomi di reflusso possono però essere individuati nel pianto inconsolabile, nella tendenza del bambino ad inarcare la schiena oppure nel rifiuto del cibo.

Ci sono anche casi specifici in cui è consigliabile richiedere l’intervento del pediatra, qualora il bambino presenti vomito molto forte, o con un colorito verde o giallo che può indicare presenza di bile o sangue, oppure quando il pianto peggiora notevolmente, si ha un arresto nella crescita, il rifiuto pressoché costante del cibo e, soprattutto, nel caso in cui il reflusso persista incessantemente anche dopo l’anno di vita.

Inoltre, i bambini che hanno familiarità con eczemi e problemi respiratori devono essere sottoposti ad un controllo specifico da parte del pediatra per escludere eventuali intolleranze alle proteine del latte come causa principale del reflusso.

I rimedi al reflusso del neonato

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Fonte: Web

Come abbiamo detto in apertura, anche le nuove linee guida della britannica NICE sconsigliano totalmente di intervenire farmacologicamente su bambini al di sotto dell’anno di età, proprio perché il reflusso è una condizione quasi naturale, che nel 95% dei casi scompare spontaneamente tra i 18 e i 24 mesi.

Oltre a regolari controlli dal pediatra, soprattutto per valutare che il reflusso del neonato abbia natura fisiologica e non patologica e che il bambino cresca normalmente nonostante il manifestarsi di rigurgiti, sono sufficienti perciò piccoli accorgimenti: ad esempio, è opportuno fare almeno un paio di pause durante la poppata, per dare il tempo al piccolo di assimilare il latte ed eventualmente fare il ruttino, senza ingurgitare troppo cibo tutto insieme. Allo stesso modo, è consigliabile tenere il bimbo in posizione verticale per almeno mezz’ora dopo la poppata, evitando di metterlo immediatamente sdraiato.

Anche una volta nel lettino, comunque, è buona abitudine tenere il bambino a pancia in su con la testa rialzata di circa 30° rispetto al resto del corpo; per questo, esistono cuscini e materassi antireflusso appositi, strutture a forma di piano inclinato che solitamente hanno un’altezza di 30 o 40 centimetri nella parte superiore proprio per permettere al bambino di stare comodamente sdraiato ma con la testa leggermente sollevata. Realizzare anche da sole una sorta di cuscino anti reflusso tuttavia è piuttosto semplice, basta ad esempio arrotolare un asciugamano sotto il materassino proprio all’altezza del capo, cosicché il bambino, in questa posizione leggermente inclinata, soffra meno il reflusso e l’eventuale rigurgito.

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