
5 insegnamenti di Paolo Crepet per crescere figli (e non piccoli Buddha)
Per educare ci vuole coraggio. Ecco cosa ne pensa lo psicologo Paolo Crepet riguardo l'educazione e il ruolo dei genitori

Per educare ci vuole coraggio. Ecco cosa ne pensa lo psicologo Paolo Crepet riguardo l'educazione e il ruolo dei genitori
Il rapporto tra genitori e figli e sempre stato un argomento abbastanza spinoso in tutte le generazioni, spesso gli adolescenti si lamentano del rapporto con i genitori ma con il tempo quest’ultimi hanno perso l’aura di autorità che qualche decennio fa invece dimostravano ampiamente e al giorno d’oggi (non tutti ovviamente) si assiste ad un ruolo genitoriale piuttosto fragile. In media i genitori preferiscono sostenere economicamente i figli fino all’età adulta, scegliendo così la via più facile, quella dei pochi “no” e che non responsabilizza perché garantisce un comodo nido in cui crogiolarsi.
Altro punto fondamentale è anche che con il cambiare dei tempi i genitori sono sempre meno presenti, vuoi per gli orari lunghissimi di lavoro e vuoi perché rispetto a prima anche la mamma (per fortuna) ha un ruolo professionale importante. Questo può provocare in alcuni genitori una sorta di senso di colpa per non essere troppo presenti con i figli (bisognerebbe però ricordarsi che conta la qualità e non la quantità, anche in questo caso) e i figli ovviamente ne approfittano e poi usano questo senso di colpa per rifiutare qualsiasi tipo di confronto e tentativo di educazione. Sempre più spesso infatti si assiste a scene in cui molti genitori vengono bacchettati dai figli e si lasciano usare come autisti, domestici e cuochi e sempre più spesso si sentono insulti e parole fuori luogo che scappano tra mamma, papà e figli (anche piccoli). Secondo Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo, si è sgretolato il confronto tra genitori e figli, non c’è più un confine ben marcato tra loro e quindi si incrina anche l’autorità genitoriale.
La responsabilità di tale degrado educativo – afferma Crepet – ricade indubbiamente sugli adulti che scelgono il ruolo più facile, quello di mantenere i figli a vita, ma anche i giovani fanno la loro parte. I genitori appaiono impauriti, forse per sentirsi più vicini ai figli. Per altri versi troppo accomodanti, accondiscendenti e protettivi nei loro confronti. Hanno perso quell’autorità che avevano un tempo.
Vediamo quali sono i consigli di Paolo Crepet per crescere i figli con autorevolezza.
Se i figli commettono un errore non si deve assolutamente cercare di mascherarlo e di scusarli. È compito dei genitori far capire al proprio figlio che ha sbagliato e riconoscere che lo ha fatto, facendogli comunque capire che nel bene e nel male avrà il sostegno di entrambi. Solo così il figlio sarà responsabilizzato e capirà che se in futuro commetterà altri sbagli dovrà assumersene la responsabilità e subirne eventuali conseguenze senza dare la colpa agli altri e aspettarsi di venire difeso a spada tratta dai genitori.
Certo non si tratta di un regime militare ma le regole ci devono essere e vanno rispettate. “I genitori non danno ai figli delle regole, oppure quando le danno, poi non le riescono a far rispettare. Oggi i genitori mostrano una grave mancanza di capacità di comando” dichiara Paolo Crepet.
Per educare si deve avere coraggio, capire le situazioni e anche se alcune scelte sono dolorose bisogna capire che non sono fatte per far del male al proprio figlio ma per spronarlo un domani ad essere un adulto forte, indipendente e che sappia contare su se stesso.
Sempre più spesso i genitori fanno passare il messaggio che “va tutto bene”, si lascia così intendere che i figli possano agire per il proprio tornaconto in qualunque situazione, senza dare peso alle proprie convinzioni, alle responsabilità e alle persone a cui si vuole bene. Fondare l’educazione su dei valori è fondamentale per sapersi comportare secondo coscienza qualunque cosa accada, anche nei momenti più difficili.
Educare è molto faticoso, farlo bene ancora di più. I “no” sono fondamentali per la crescita, per sapere che non tutto è fattibile e che se si decide di sgarrare se ne pagano le conseguenze. Lo spiega bene Crepet in un articolo pubblicato su IlGazzettino.it:
«Se tuo padre e tua madre non ti hanno mai detto un no da quando sei nato, il primo no che ti dice un esterno non lo accetti. L’educazione è una fatica che nessuno è più disposto a fare: coinvolge i genitori, i nonni, gli educatori, anche quelli fuori scuola a incominciare dall’ambito sportivo. Tutto questo ha una ricaduta drammatica: è una generazione che non conosce più i sogni perché non sono state insegnate le passioni. A forza di dire di sì tutto diventa grigio, si perdono i colori. Tutto è anticipato rispetto a ieri, oggi a 13 anni fai la vita che una volta si faceva a 18. La società anticipa i suoi riti: prima maturi, prima diventi consumista. Oggi un ragazzino di 13 anni al telefonino si compra quello che vuole e questo crea una sproporzione, è una maturazione fittizia: non sei maturo perché sei su Facebook, ma se hai una tua autonomia. Oggi giustifichiamo tutto, non conosciamo i nostri figli, siamo abituati a non negare loro mai niente, a 13 anni le figlie fanno l’amore e non ci sono molte mamme che svengono alla notizia. Si consuma tutto troppo in fretta, anche la vita».
Blogger, amante del fitness e degli animali, ho due gatti che vivono con me. Mi piace tutto quello che può essere "gestito" in modo naturale.
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