"Avrei voluto un figlio... Ma non lo voglio così", la storia di una nostra lettrice
Non è forse più egoista caricare un figlio della responsabilità di riempire i nostri vuoti e le nostre insoddisfazioni?
Non è forse più egoista caricare un figlio della responsabilità di riempire i nostri vuoti e le nostre insoddisfazioni?
Quelle che seguono sono le parole di Celeste, una nostra lettrice reale, a differenza del suo nome, che abbiamo scelto per tutelarne la privacy. Perché rappresenta una sfumatura di colore e, con essa, una delle tantissime gradazioni dell’essere donna.
Celeste è una delle molte lettrici che ci hanno scritto dopo la pubblicazione dell’articolo Donne senza figli: “Non sei mamma, non puoi capire” e quelle frasi di chi ha figli a chi non ne vuole.
Tantissimi sono stati i commenti pubblici, tanti i messaggi privati, a conferma, ancora una volta, che quello delle donne che non vogliono avere figli è un argomento che merita di essere sdoganato, facendo chiarezza anche su un punto fondamentale.
La questione non è “solo” che è indelicato dire determinate cose a una donna che, magari, a nostra insaputa vorrebbe tanto un figlio ma non può averne biologicamente parlando. Chiaro che lo è. È terribilmente indelicato, da parte di chi pronuncia certe frasi con leggerezza, ed estremamente doloroso, per chi è già ossessionata da una mancata maternità tanto agognata, che non arriva o non arriverà mai.
Ma la questione è che è stupido tormentare con i refrain “Quando lo fai un figlio?”, “Guarda che se non lo fai te ne penti” o “Se fossi mamma allora capiresti che…” anche una donna che un figlio non lo vuole, per scelta. Senza che questo la renda meno donna, senza che allora qualche madre sia così “arrogante” da pensare o dire “ti perdi l’esperienza più bella che una donna possa avere”.
Le parole contano e l’unica forma corretta possibile di questa frase è “per me è l’esperienza più bella che potessi mai vivere”. “Per me”, non come valore assoluto e imprescindibile per una donna.
Lasciando peraltro la totale libertà anche ad altre madri di non condividere il parere senza venire automaticamente etichettate come esseri contro natura.
Ma la questione è anche un’altra: quella che ci racconta, con poche semplici parole Celeste. Quella di chi un figlio lo vorrebbe o lo avrebbe voluto, ma non a costo di accettare qualsiasi compromesso in termini di relazioni, di realizzazione personale e di rinunciare al proprio essere donna per essere “solo” mamma.
Quando abbiamo chiesto a Celeste di poter condividere quanto ha scritto, ci ha detto:
Alcuni diranno che sono egoista e arida, ma sicuramente qualche commento mi aiuterà e magari potrò aiutare a mia volta qualcuno.
Ma davvero qualcuno direbbe a una persona, che esercita il suo diritto a realizzarsi come donna e il suo dovere – aggiungiamo noi – a non delegare a un figlio la propria realizzazione, che è egoista e arida?
Non è forse più egoista caricare un figlio della responsabilità di riempire i nostri vuoti e le nostre insoddisfazioni?
Non lo mette, suo malgrado, nella condizione di sentirsi all’altezza delle nostre (e non delle sue) aspettative?
No, noi non riusciamo a pensare a Celeste come a una persona egoista o arida. In queste parole c’è una donna che ha scelto ciò che ha potuto scegliere e ha accettato con consapevolezza e senza piangersi addosso quello che non ha potuto scegliere. E siamo sicure che ci sono tante tante Celeste:
Io ho scelto di non avere figli ora e forse mai viste le tempistiche.
Il punto è che ho conosciuto mio marito a 32 anni (e prima ho volutamente neutralizzato ogni desiderio per non finire con un uomo qualsiasi purché fertile), poi io e mio marito ci siamo amati e goduti il nostro amore.
Il matrimonio, 2 anni dopo, ha coinciso con una transizione professionale mia e mi serve tutta l’energia per risollevare la mia vita e portarla dove voglio.
Mio marito mi appoggia e non mi limita.
Avrei voluto un figlio. Mi immaginavo due genitori attivi e felici sul lavoro, compiti condivisi in casa, una mamma (io) che tornava al lavoro presto per non rischiare di diventare solo mamma.
Una mia amica ha fatto così. In questo momento rischierei di diventare alla fine solo mamma… e di non potermi permettere di condividere i compiti di cura in pari misura con mio marito perché lavora più di me.
Volevo un figlio, ma la mia vita non è decollata al punto da averlo senza perdere la mia vera essenza… Non voglio un figlio così. In ogni caso, penso, che nessuno debba dare consigli non richiesti a una madre, neppure un’altra madre perché ogni bimbo è un universo a se stante così come ogni madre. Con le amiche mamme ho imparato a parlare d’altro, delle “cose di prima” e loro hanno smesso di dirmi che forse mi pentirò dopo aver sentito le mie motivazioni.
Giornalista professionista e responsabile editoriale di Roba da Donne, scrive di questione di genere. Per Einaudi ha scritto il saggio "Libere. Di scegliere se e come avere figli" (2024). È autrice di "Rompere le uova", newsletter ...
Cosa ne pensi?