Molto più che giocattoli per bambini: sono le bambole reborn, talmente iperrealistiche da sembrare bambini veri, in carne e ossa. Sul web si parla spesso di questi oggetti quasi con scherno, a proposito di mamme che le trattano davvero come figli (portandole a spasso, dal medico, al parco e nutrendole con pappe vere).

Ma le bambole reborn hanno anche usi terapeutici. Al di là del collezionismo e del fanatismo, infatti, esiste la cosiddetta doll therapy, molto diffusa soprattutto nei Paesi anglosassoni.

Bambole reborn: cosa sono?

Queste bambole vengono realizzate in modo da sembrare il più possibile a neonati veri. Gli artigiani ottengono questo effetto, a tratti impressionante, con processi di lavoro molto minuziosi. A cominciare dall’effetto “pelle umana” e dal colore dell’incarnato, ottenuto con una particolare verniciatura a strati con colori atossici specifici per il vinile.

E non è tutto: una volta pronta la base si passa ai dettagli e ai particolari, anche i più piccoli e apparentemente insignificanti, che però servono a rendere l’effetto sbalorditivo. Si aggiungono persino i capillari sotto la pelle, il rossore delle guance, le pieghe della bocca, i dettagli degli occhi e ovviamente i capelli.

Storia delle bambole reborn

bambole reborn
Fonte: iStock

Il fenomeno è nato negli Stati Uniti alla fine degli anni Novanta e poi si è diffuso in tutto il mondo, Italia compresa. Negli ultimi anni la fama delle bambole reborn è cresciuta in modo esponenziale, complice la rete e i social network. Sul web è un boom di foto e video realizzati da mamme che mostrano orgogliose le loro bambole reborn, mentre sono intente a cambiare loro il pannolino o a dargli il biberon. Fanatismo dunque? Follia?

Il fenomeno è nato nell’ambito del collezionismo, ma ora forse complice anche la solitudine, si è spostato su un settore diverso, che porta a trattare queste bambole come esseri umani. Tenere in braccio una bambola reborn provoca comunque emozioni e rilascio di endorfine, al pari di tenere in braccio un neonato in carne e ossa e questo migliora l’umore. Ma gli esperti raccomandano cautela: affezionarsi a un oggetto non è di per sé indice di un disturbo mentale, ma si rischia di perdere il contatto con la realtà e alienarsi. Le “mamme” di bambole reborn spesso sviluppano una vera e propria morbosità insana, con auto convincimento che si tratti di un figlio vero e proprio.

Si è poi sviluppato anche tutto un filone terapeutico, in merito. Vengono utilizzate negli asili nido (per abituare i bambini all’eventuale arrivo di fratellini o sorelline), nei corsi preparto (per fare esperienza e imparare a cambiare il neonato), in caso di patologie come autismo e Alzheimer, in presenza di deficit cognitivi, nei corsi di formazione sull’adozione o per terapie psicologiche seguenti un trauma (morte di un figlio, impossibilità di concepire).

La terapeuta svedese Britt-Marie Egedius-Jakobsson è stata la prima a dimostrare i benefici della doll therapy: l’utilizzo di bambole (più o meno realistiche) può essere utile nel migliorare il benessere delle persone affette da demenza senile. In caso di Alzheimer e disturbi del comportamento, per esempio, è un modo per il paziente di esternare le proprie emozioni e ricevere stimoli per la relazione interpersonale. Attraverso il rapporto con la bambola il paziente può far riaffiorare conflitti, sentirsi incoraggiato nella comunicazione con l’altro e stimolare la memoria.

Bambole reborn: dove si comprano e prezzi

Si sa, il lavoro si paga. E più si cerca un prodotto accurato e personalizzato, più il costo sale. Le bambole reborn si possono facilmente acquistare online su diversi e-shop (compresi i grandi eBay e Amazon), con spedizione in tutto il mondo. Il prezzo base è di circa 300 euro e può salire anche fino a diverse decine di migliaia di euro. Ciò dipende da quanto si è disposti a pagare per un effetto realistico al massimo. Dipende anche da eventuali richieste speciali in merito ad abbigliamento, accessori, etnia di riferimento a cui rifarsi.

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