Si fa un gran parlare dello stigma sociale ancora fortemente presente rispetto ai genitori che decidono di affrontare un viaggio con i propri figli, alle donne che allattano in pubblico e, più in generale, rispetto alla genitorialità vissuta normalmente, senza rinunciare alla propria persona e a quello che si faceva prima di diventare padri o madri, ma piuttosto includendo anche i figli in tutte quelle attività a cui si era dediti prima del loro arrivo. Insomma, si fanno grandi battaglie per ricordare alle donne che quando diventano madri non smettono di essere donne, alle coppie che restano coppie anche quando diventano genitori, salvo poi demonizzare genitori e figli nelle più disparate occasioni, ostracizzandoli dalla vita sociale e ghettizzandoli come appestati in moderni lazzaretti ideologici.

Questo atteggiamento traspare, almeno, da alcune situazioni raccontate dai diretti interessati, come Clio Zammatteo, per tutto Clio MakeUp, che ha condiviso in un post Instagram un recente, spiacevole episodi di cui, con il marito Claudio e la figlia Grace, è stata protagonista durante uno dei tanti voli che da New York, dove la famiglia vive, li stava riportando in Italia.

Ecco cosa è successo alla famosa esperta di make up.

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Ieri a bordo del volo EK205 di @emirates partito da Milano verso New York City delle 16:17 Grace, Claudio ed io abbiamo vissuto una delle esperienze di viaggio più umilianti, avvilenti e disarmanti di sempre. Vi racconto cosa è successo perché penso possa essere utile a tante famiglie che dovranno, magari in futuro, viaggiare sui loro aerei coi loro bambini: Saliamo a bordo e veniamo accolti, come sempre, dal personale gentile e sorridente, ci accomodiamo ai nostri posti e dopo qualche decina di minuti di attesa l’aereo prende il volo verso casa. Abbiamo passato un mese intenso, pieno di progetti e di attività, siamo stanchissimi, ma davvero felici di poter tornare a casa dai nostri gattoni insieme alla piccola Grace. Dopo il decollo Claudio crolla e si addormenta per un’oretta, io cerco di intrattenere Grace al meglio, sperando che a poco a poco le venga voglia di farsi un sonnellino; Grace è vispa e attiva, gioca, prova a dire qualche parolina come ogni bimbo della sua età. Mi accorgo che i suoi occhietti diventano un po’ più “da sonno” e allora decido di tenerla stretta a me per farla addormentare e lei, per qualche minuto prima di lasciarsi andare, si fa scappare qualche gridolino e un po’ di pianto, che andava lentamente a scemare. A questo punto una hostess, a suo dire responsabile del servizio in cabina, si avvicina e gentilmente mi “invita” a spostarmi con Grace dal nostro posto al retro dell’aereo, ancora più in fondo, fuori dalla cabina passeggeri, nell’area bar/bagni, dato che qualche passeggero si era lamentato del pianto di Grace. Io rimango al momento basita, visto che Grace aveva davvero pianto per una manciata di minuti, prima di addormentarsi. Claudio mi chiede cosa mi avesse detto la hostess e gli racconto dell’ ”invito” che abbiamo ricevuto, lui a questo punto chiede spiegazioni alla hostess che conferma l’invito, a suo dire “volontario”, a spostarci, al pianto di Grace, nella zona bar/bagni nel retro dell’aereo, viste le lamentele di altri passeggeri per il rumore…CONTINUA NELLE IMMAGINI DELL’ALBUM… @emirates #emiratesairline

Un post condiviso da Clio (@cliomakeup_official) in data:

Ieri a bordo del volo EK205 di @emirates partito da Milano verso New York City delle 16:17 Grace, Claudio ed io abbiamo vissuto una delle esperienze di viaggio più umilianti, avvilenti e disarmanti di sempre – scrive Clio, mamma  nel luglio 2017 – Vi racconto cosa è successo perché penso possa essere utile a tante famiglie che dovranno, magari in futuro, viaggiare sui loro aerei coi loro bambini: saliamo a bordo e veniamo accolti, come sempre, dal personale gentile e sorridente, ci accomodiamo ai nostri posti e dopo qualche decina di minuti di attesa l’aereo prende il volo verso casa. Abbiamo passato un mese intenso, pieno di progetti e di attività, siamo stanchissimi, ma davvero felici di poter tornare a casa dai nostri gattoni insieme alla piccola Grace.

Dopo il decollo Claudio crolla e si addormenta per un’oretta, io cerco di intrattenere Grace al meglio, sperando che a poco a poco le venga voglia di farsi un sonnellino; Grace è vispa e attiva, gioca, prova a dire qualche parolina come ogni bimbo della sua età. Mi accorgo che i suoi occhietti diventano un po’ più ‘da sonno’ e allora decido di tenerla stretta a me per farla addormentare e lei, per qualche minuto prima di lasciarsi andare, si fa scappare qualche gridolino e un po’ di pianto, che andava lentamente a scemare.

A questo punto una hostess, a suo dire responsabile del servizio in cabina, si avvicina e gentilmente mi ‘invita’ a spostarmi con Grace dal nostro posto al retro dell’aereo, ancora più in fondo, fuori dalla cabina passeggeri, nell’area bar/bagni, dato che qualche passeggero si era lamentato del pianto di Grace.

Clio accetta la richiesta della hostess, ma non può non restare perplessa.

Io rimango al momento basita, visto che Grace aveva davvero pianto per una manciata di minuti, prima di addormentarsi. Claudio mi chiede cosa mi avesse detto la hostess e gli racconto dell”invito’ che abbiamo ricevuto, lui a questo punto chiede spiegazioni alla hostess che conferma l’invito, a suo dire’ volontario’ a spostarci, al pianto di Grace, nella zona bar/bagni nel retro dell’aereo, viste le lamentele di altri passeggeri per il rumore…

Il post, a questo punto, continua con due schermate.

Fonte: instagram @cliomakeup_official
Fonte: instagram @cliomakeup_official

Forse, la prossima volta, Clio e famiglia sceglieranno una compagnia più “a misura di bambino”. Anche se ormai dovremmo superare la fase del “a misura di bambino” per essere, semplicemente, a misura “di tutti”.

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