L’adozione degli embrioni consente alle persone che non possono o non vogliono avere figli naturali di diventare genitrici attraverso gli embrioni donati da altre persone.

Quando le coppie utilizzano la fecondazione in vitro per concepire, può capitare che a volte rimangano degli embrioni “inutilizzati” anche se correttamente fecondati. In questi casi, la coppia in questione può scegliere se donare gli embrioni rimasti alla ricerca o donarli ad altre coppie. Potrebbero anche scegliere di scongelarli, togliendo loro la possibilità di nascere.

Si tratta di una pratica che richiede, però, un lungo iter per essere portata a termine con successo. Come specificato dal sito NEDC, infatti, Le coppie devono essere sposate da almeno tre anni e la moglie deve avere 45 anni o, preferibilmente, meno. Il suo indice di massa corporea, inoltre, deve essere inferiore a 38.

Entrambi i coniugi devono essere liberi da dipendenza da alcol e droga e devono completare e superare uno screening antidroga sulle urine e un esame del sangue per le malattie sessualmente trasmissibili. Le coppie devono inoltre completare e superare una valutazione familiare completa (a domicilio) preparata da un’agenzia di adozione autorizzata nello stato. Solitamente, per ottenere il trasferimento degli embrioni congelati da una coppia all’altra sono necessari dagli 8 ai 9 mesi e il costo varia dai 10.000 ai 12.000 dollari.

Adozione degli embrioni: una valanga di critiche

Come è facilmente immaginabile, questa pratica di adozione degli embrioni è considerata da molti un vero insulto e una mancanza di rispetto verso gli embrioni che diventeranno esseri umani. Una manipolazione genetica che per molte persone dovrebbe essere considerata legale perché permette agli uomini di giocare con la vita umana.

Questo, almeno, è il pensiero esposto dal sito web The Christian Post, dove si legge: “Qualcuno può donare lo sperma o l’ovulo o persino un cuore o un fegato, ma nessuno può “donare” un “embrione”. Nessuno può “possedere” un “embrione”. Un “embrione” non è una cosa”. Dello stesso parere è Katy Faust, fondatrice di un’organizzazione no profit (Them Before Us) per i diritti dei bambini.

“Quando i bambini nascono nei laboratori, l’unica considerazione è ciò che vogliono gli adulti, non i diritti o le esigenze dei bambini”, si legge in un articolo di Faust sul sito The Federalist. “Quindi il “successo” viene misurato dal fatto che gli adulti siano felici o tristi, indipendentemente dal fatto che i bambini tornino a casa con i loro genitori biologici”.

La questione è, quindi, profondamente legata allo stesso concetto di fecondazione in vitro, da dove (secondo queste persone) si originerebbero tutti i dilemmi sulla effettiva correttezza della donazione di embrioni. Eliminare la fecondazione in vitro, quindi, è per queste persone l’unico modo per porre fine alla “triste” realtà della donazione degli embrioni.

Un’idea diametralmente opposta a quella del National Registry of Adoption, sul cui sito viene invece affermato che la donazione di embrioni “venera” la vita e non ne mina le fondamenta. “Lo scarto di embrioni è eticamente problematico per alcuni individui. Consentire l’utilizzo di questi embrioni per aiutare a creare una nuova vita è un’alternativa allo smaltimento o all’utilizzo nella ricerca”. Insomma, la questione è ancora aperta (e caldissima).

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