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Figli unici: come non far sentire soli i nostri bambini
A cura di Rosalia Valli

Quanti sono i luoghi comuni riguardanti i figli unici? È vero che crescono sempre viziati? Vanno trattati in maniera particolare da parte dei genitori?
Figli unici: privilegio o sfortuna?
In Occidente sono sempre più numerose le famiglie con un solo figlio unico, per diverse ragioni che non intendiamo trattare in questa occasione.
E normalmente si ritiene che i figli unici siano più viziati degli altri e sviluppino caratteristiche negative come ad esempio egocentrismo, difficoltà a socializzare e fragilità emotiva.
Però, pur essendo vero che un figlio unico cresce in una posizione di centralità assoluta all’interno della famiglia e potrebbe ricevere maggiori attenzioni, cure, stimoli, apprezzamento e affetto, è altrettanto assodato che spesso proprio i genitori di figli unici siano molto impegnati e poco presenti.
Il figlio unico di genitori molto impegnati potrebbe infatti correre il rischio di vivere in un ambiente affettivo e sociale meno ricco, sviluppando così fragilità sul piano emotivo e nell’autostima; e potrebbe esternare spesso sentimenti di rabbia e risentimento.
In generale, quindi, per cercare di educare al meglio un figlio unico gli esperti consigliano di arricchire il contesto sociale del piccolo (gioco e scambio e incontri con i coetanei) e di favorire attività di gruppo o di squadra.
Gli errori da evitare
Inoltre i genitori devono ridimensionare le aspettative sui propri figli, al fine di ridurre la pressione che inconsapevolmente mettono sulle loro spalle per indurli a dare soddisfazioni, ad assumere responsabilità, ad essere bravi o ad eccellere (speranze che nelle famiglie più numerose possono essere suddivise tra più fratelli).
Ma anche l’aspetto affettivo è fondamentale, perché tendenzialmente i genitori di figli unici sono inclini a sviluppare un attaccamento eccessivo ed un’iperprotezione che possono tramutarsi in un grosso limite all’autonomia affettiva e sociale dei piccoli, un limite allo sviluppo equilibrato che potrebbe manifestarsi concretamente nella fase dell’adolescenza.
In sintesi, crescere un figlio unico è esattamente come crescere un figlio, punto. E addirittura il prof. Wasserman del Child Psychiatry “Babies&Children’s Hospital” di New York afferma che un figlio unico è simile in tutto e per tutto ad ogni altro bambino ed essere figli unici può tramutarsi in un vantaggio (maggior motivazione ad andare bene a scuola e a raggiungere qualche successo, educazione esemplare e di norma buona salute fisica).
Anche i figli unici devono imparare a camminare da soli, a scegliere quale percorso intraprendere; devono crescere indipendenti e capaci di idee e progetti propri. L’eccessivo spirito di protezione, la tendenza a giustificare oltremodo i figli e a prendere decisioni al loro posto sono fatti dipendenti esclusivamente dalla natura del genitore e non del figlio.
Un genitore di figlio unico non potrà mai sostituirsi ad un fratello o ad una sorella, e non è nemmeno necessario che lo faccia. A lui spetta piuttosto il compito di creare le occasioni giuste per favorire il rapporto del piccolo con amici, cugini, coetanei etc.
La situazione psicologica di un figlio unico
Concludendo, è bene tenere presente che essere figlio unico non è una “malattia” e nessuna indagine o ricerca ha mai messo in luce specifiche sintomatologie tanto ricorrenti da dover essere registrate. L’eventuale presenza di disturbi psicopatologici va valutata sempre singolarmente.
E ai genitori che avessero bisogno di “regole” da seguire per crescere un figlio unico e sulle quali meditare, consigliamo di incoraggiare la sua indipendenza, di non essergli “devoti”, di cercare il giusto equilibrio tra lo spronare senza pressare e l’incoraggiare senza obbligare; di non interferire con la sua vita relazionale, di non “iperinvestire” su di lui e di non delegargli la realizzazione dei loro sogni…

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